Come comunicare le informazioni scientifiche?

Senza avere le motivazioni della sentenza che ha condannato a sei anni di carcere per omicidio colposo plurimo i membri della Commissione Grandi Rischi in relazione al terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009 è difficile parlare con cognizione di causa. Da quanto ho capito, la condanna non è stata inflitta per non avere previsto il terremoto, ma per aver dato informazioni carenti o contraddittorie sul rischio sismico nella zona. Le mie scarse conoscenze in campo legale mi impediscono di comprendere se questo è effettivamente sufficiente per condannare in toto la commissione, e d’altra parte questo è un blog di matematica e non di diritto; mentre però scrivevo alcune considerazioni sul mio blog personale, ho
letto la memoria del pubblico ministero con i testi del verbale della commissione e delle interviste fatte ad alcuni membri, e non mi sembrava che fossero state pronunciate così tante affermazioni perentorie.

A questo punto mi sono fermato un attimo, e mi è venuto in mente che io, come del resto i membri della Commissione che sono tutti professoroni e immagino tutti voi che mi state leggendo, siamo abituati a un certo tipo di linguaggio scientifico che però non è poi così comune tra la gente, e quindi c’è stato un tragico errore di comunicazione. Il messaggio che doveva passare era qualcosa tipo “gli allarmi di Giuliani sono assolutamente ingiustificati: ma questa è una zona sismica, e un terremoto forte prima o poi arriverà. Non sappiamo però quando arriverà: non è che lo sciame sismico di questi mesi sia significativo nel bene o nel male”. Questo messaggio sicuramente non è arrivato alla gente. Non so se sarebbe cambiato qualcosa; forse sì, ma solo perché casualmente The Fairly Big One è arrivato solo una settimana dopo la riunione. Ma tornando alla matematica e alla scienza in generale, perché non proviamo una volta per tutte a capire la differenza tra il linguaggio scientifico e quanto viene in genere recepito?

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Maurizio Codogno

Matematto divagatore; beatlesiano e tuttologo at large. Scrivo libri (trovi l'elenco qui) per raccontare le cose che a scuola non vi vogliono dire, perché altrimenti potreste apprezzare la matematica.