Il noista che è in noi

Se è vero (ma sarà vero?) che la Internet commerciale si regge sul porno, allora la Internet dei social network si regge sul noismo. Filosofia per nulla orientale che rimanda al nostro desiderio irrefrenabile di alzare il dito, interporre un concetto (come direbbe Woody Allen) e lanciare, ai nostri contemporanei e perfino ai posteri, il nostro NO.

Il noista antiscientifico

La corrente più pericolosa dei noisti, diciamo la frangia extraparlamentare, è quella dei noisti antiscientifici. Non possedendone uno proprio sfruttano il web per linkare il pensiero altrui, organizzato in corposi lavori dall’aspetto scientifico. Gli autori di simili paper in genere sono individui un po’ stropicciati: provengono del resto dai luoghi in cui la selezione naturale della comunità scientifica ha lasciato i propri inevitabili frammenti. C’è una biblioteca di Alessandria di testi accademici o presunti tali nei quali ogni tesi può essere confutata. Così come il porno prevede ormai categorie vastissime e accurate, la produzione parascientifica rende disponibili ormai PDF in grado di smontare qualsiasi teoria. Da quelle date frettolosamente per scontate (come una certa rotondità del globo terrestre) ad altre più complesse ed esoteriche. Internet è il posto in cui qualsiasi ciarlatano troverà un suo pari che ha rivestito la propria ciarlataneria di un qualche alone accademico, meglio se scapigliato e ai margini, a testimoniare la bizzosa irrequietezza del grande talento. Einstein – come è noto – a scuola era scarso in matematica.

Il noista anticasta

Il noista antiscientifico appartiene al gruppo più ampio dei noisti anticasta. La Internet italiana ne è piena. Sono quelli che dicono NO non solo alla scienza di Big Pharma o alla teoria della relatività ristretta ma anche all’autorità del maestro elementare, alla preparazione del proprio medico di base, alla rettitudine dell’avvocato o del giudice. Secondo costoro la casta con la K ha ormai infiltrato tutto; è scesa come acqua di rubinetto nelle case di tutti e noi ce la siamo bevuta. Il noista, contro il calcare delle nostre tubature cerebrali, consiglia di mantenere la guardia alta e di non fidarsi di nessuno. Oltre agli scienziati, ai maestri elementari, ai medici di base, agli avvocati e ai giudici gli avvertimenti del noista anticasta potranno essere utile per salvarci da politici corrotti, giornalisti prezzolati e intellettuali girotondini, ma anche da romanzieri troppo complicati o da conduttori televisivi che maneggiano con eccesiva spregiudicatezza la consecutio. Il noista anticasta da un lato è favorito dal suicidio collettivo di vaste categorie professionali, dall’altro è confortato dalla vicinanza emotiva di molti altri noisti come lui, variamente associati nella chat dei genitori della 3°C, unita e irremovibile contro la prof. di matematica che interroga il sabato.

Il noista social

Il noista da social network si manifesta in natura in due sottogruppi principali. Il noista colto e quello generalista. Entrambi riuniti da Umberto Eco nella definizione di “imbecilli” mostrano ugualmente alcune differenze fondamentali. Il noista colto riafferma più volte al giorno il suo reciso NO basato su proprie competenze acquisite. Si tratta in genere di competenze professionali valide fino alla terza generazione: in un post in cui si discute di computer e reti vantare una parentela con Meucci fornirà al noista colto un’incontestabile patente di autorevolezza. Il noista colto presidia gli ambiti social nei quali si discute di temi di sua competenza e punisce gli astanti con precisione svizzera. Il formato più temibile del noista colto è quello iperspecializzato, quello le cui competenze sono posizionate laggiù nel fondo della coda lunga, in una nicchia minuscola difficilissima da smarcare. L’esperto planetario di filettature di bulloni rimarrà silenzioso anche per molte settimane ma appena troverà il thread giusto calerà implacabile senza fare prigionieri.
Il noista generalista invece, molto presente ma privo di qualsiasi competenza anche solo dinastica, predilige discussioni a tema libero, con particolare interesse per quelle che riguardano la politica e il calciomercato. I suoi commenti sono in genere molto lunghi e circostanziati, dicono NO a questo e a quello ma terminano quasi sempre con l’espressione #SAPEVATELO

Il noista da bar e quella della macchinetta del caffè.

Trattasi di vecchio modello di noista che è del tutto uscito dall’orizzonte della discussione pubblica. Oggi o il NO è digitale o non è.

Manualistica per il noista che è in noi scritta da uno che un po’ se ne intende.

Che noi si sia leone o gazzella le probabilità di appartenere a una dei variegati sottogruppi del noismo saranno comunque consistenti. Nessuno si senta escluso – come diceva quello. Eppure riempire la rete Internet di NO è un peccato capitale che in molti casi potremmo cercare di evitare.

La prima tecnica da utilizzare è nota ma non per questo meno difficile. Ed è il silenzio, il diritto-dovere di non replicare. Non siamo obbligati a rispondere a tutto quello che leggiamo, che non ci piace o ci fa arrabbiare. Anzi una buona regola sarebbe quella di iniziare a replicare in rete, estesamente, a cose che ci interessano e ci commuovono. Io, per esempio, cerco da un po’ di farlo su Twitter. Segnalo un link o retwitto qualcosa che mi è piaciuto, rubo lo spazio di quel tweet a un mio rimbrotto del quale fra cinque minuti mi sarei pentito o dimenticato.

La seconda tecnica è contare fino a dieci (sarebbe meglio fino a cento) poi rileggere. E poi, se non basta, essere gentili. Molte volte arrivati alla fine del conteggio la voglia di rispondere NO a qualcuno che ci ha deluso sarà passata. Nei restanti casi sostituire il “sei un cretino” con il “secondo me ti sbagli” potrà servire.

La terza tecnica è alzarsi e uscire. Lo dico da tempo. Se potete alzatevi e uscite, andate a camminare. Se non potete uscire preparatevi il tè e leggete un libro anche solo mezz’ora. Lasciate che la colonna di Twitter o il feed di Facebook si aggiornino per un po’ senza di voi. Perdetevi qualche notizia, anche se siete malati di notizie. Le cose importanti in ogni caso rimbalzeranno ancora verso di voi. E se ogni tanto non rimbalzeranno meglio ancora.

Molti NO ci aiutano a vivere. Alcuni fanno parte di una meritoria resistenza al peggio che ci circonda. Ma un numero rilevante dei NO che ripetiamo ogni giorno sono elementi tossici o ininfluenti. Liberarci di loro è una parte non banale della nostra educazione digitale. Un percorso accidentato e difficile dove i vaffanculo da schivare saranno prima di tutto quelli che noi stessi stiamo per pronunciare.

Massimo Mantellini

Massimo Mantellini ha un blog molto seguito dal 2002, Manteblog. Vive a Forlì. Il suo ultimo libro è "Dieci splendidi oggetti morti", Einaudi, 2020