La rete neutrale e gli avvoltoi

Per estremo paradosso la questione della neutralità della rete è una questione molto semplice. Anche se, a prima vista, semplice non sembrerebbe esserlo, specie se decidiamo di occuparci dei suoi molti particolari. Questioni spesso tecniche e certamente complicate, come gli accordi di peering, la deep packet inspection, la quality of service ecc ecc. Tutta roba per fregare la povera gente, direbbe mio nonno, il quale, probabilmente, nel caso specifico, avrebbe molte ragioni.

Del resto si sa, il diavolo è nei particolari e spesso, quelli che quei particolari vi stanno esaurientemente raccontando, del maligno potrebbero essere degni rappresentanti.

Così, se non sapete niente sulla neutralità e se non avete voglia di farvi avvolgere dalle spire verbose di certi avvoltoi (che in questi giorni sono molto attivi e si sfregano le mani) provate a pensarla per punti, nella maniera più chiara possibile.

1) La rete è neutrale o non lo è. Le numerose varianti proposte in questi anni (compresa quella poi fortunatamente rientrata del Commissario Europeo Neelie Kroes) che prevedono una rete neutrale con alcuni se e qualche ma, o sono peccati di ignoranza o, assai più spesso, sono i tentativi di circonvenzione dei soliti furbi. Internet non può essere un po’ neutrale e un po’ no, esattamente come una donna non può essere in gravidanza solo in parte. In questi anni, dalle parti della net neutrality di maschi alpha con la moglie incinta-solo-un-po’ ne abbiamo ascoltati molti.

2) Osservare la neutralità per comprenderne gli effetti è complicato per una ragione sopra le altre. Perché i soggetti che la premiano e la giustificano devono ancora nascere. Sono grandi future aziende che stanno crescendo nella testa di qualcuno, sono un’idea inattesa che oggi non conosciamo. Una delle ragioni per cui la neutralità è così fortemente osteggiata è che, quando ne parliamo, stiamo occupandoci di un concetto che tutela soggetti che oggi non hanno alcun potere di interdizione, stiamo difendendo la possibilità di grandi idee ancora di là da venire. Mentre lo facciamo difendiamo noi stessi ed il nostro futuro.

3) La rete Internet neutrale è stata la ragione per cui oggi esistono aziende come Google e Yahoo, come Netflix e Facebook ma nessuno di questi soggetti può esserne oggi efficace portabandiera per banali ragioni di fisiologica transizione. Quando Google e Facebook difendono la neutralità lo fanno certamente in buona fede, probabilmente per un debito di riconoscenza verso la rete stupida che li ha fatti grandi, ma lo fanno soprattutto per strategie difensive verso soggetti ancora più vecchi di loro nella catena alimentare dei grandi poteri. Questi vecchi attori non solo non hanno goduto dei benefici legati alla rete neutrale ma anzi la vedono come la principale causa dei propri dissesti. Così una delle grandi difficoltà della rete neutrale, forse la ragione principale per cui alla fine cadrà, è che nessuno la difende con convinzione. Gli unici che possono farlo sono i cittadini, testimoni oculari di quanto accaduto in rete negli ultimi 20 anni e di quanto valore ed intelligenza la rete neutrale abbia saputo creare. Il punto è che, per una ragione o per un’altra (in USA e in Europa i meccanismi sono assai differenti), i decisori tendono a preferire il punto di vista peloso dei lobbisti a quello dei cittadini, a meno che i cittadini non si incazzino. E che un tema come la neutralità scateni onde di indignazione popolare è davvero molto difficile da immaginare.

Gli scempi del passato (ma prima ancora la pochezza e la mediocrità di certi grandi soggetti pieni di denaro) sono di fronte ai nostri occhi; le rendite di posizione dei giganti di Internet lo sono altrettanto. Ogni persona normale sa che ciò di cui abbiamo bisogno non è il conservatorismo senile di Time Warner e nemmeno il monopolio digitale attuale di Amazon e Google. Quello che ci serve è aria fresca, finestre aperte e nuove idee. L’architettura di rete in questi vent’anni ha dimostrato con grande nettezza che di questa spinta innovativa dal basso ha saputo farsi carico. La Internet stupida è stata una interruzione della forza, una discontinuità inattesa dei grandi potentati. I quali già da tempo cercano di chiudere questo buco che lascia entrare tanti ospiti a loro sgraditi. Ci riusciranno, se glielo permetteremo.

Massimo Mantellini

Massimo Mantellini ha un blog molto seguito dal 2002, Manteblog. Vive a Forlì. Il suo ultimo libro è "Dieci splendidi oggetti morti", Einaudi, 2020