La malattia di Steve Jobs

Avevo deciso di non scrivere nulla sulla morte di Steve Jobs prima ancora che prendesse forma l’impazzimento mediatico di questi giorni. Non ne ho scritto qui, né sul mio blog né su Punto Informatico né altrove. Però da un paio di giorni leggo un sacco di sciocchezze sulla questione della sua malattia ed alcune precisazioni mediche che forse sono utili mi va di appuntarle.

1) Jobs non aveva un “normale ” tumore al pancreas. Quello che gli è stato diagnosticato nel 2003 non era un adenocarcinoma ma un tumore (assai più raro) delle cellule neuroendocrine pancreatiche. Nel pancreas su 100 tumori 95 sono tumori molto maligni (adenocarcinomi) nel 5% dei casi sono tumori di questo tipo (insulinomi, vipomi, gastrinomi ecc).

2) Questo spiega l’euforia del comunicato ufficiale rilasciato dopo l’intervento chirurgico nel 2005. Gli adenocarcinomi pancreatici hanno modestissime sopravvivenze a due anni dalla diagnosi, i tumori neuroendocrini sono invece, nella grande maggioranza dei casi (e qui sta l’inghippo), tumori quasi benigni e scarsamente invasivi.

3) Che Jobs sia morto perché, una volta diagnosticata la neoplasia con una TC di routine, ha scelto di non operarsi subito, curandosi per 9 mesi con curiose diete vegane, capisco che possa colpire la curiosità del lettore e anche raccontarci qualcosa dell’uomo, ma è una evenienza del tutto improbabile. Capita che simili neoplasie siano seguite nel tempo proprio in virtù della loro modesta aggressività e posso capire che Jobs abbia scelto di non operarsi subito. A quanto sembra ad una successiva TC di controllo la massa era cresciuta e il paziente, vegano o no, è andato “correttamente” all’intervento chirurgico. Altrettanto correttamente una volta operato di duodenocefalopancreasectomia (il tipo di intervento non dipende tanto dalla estensione della malattia come scrive The Daily Beast ma dalla sede del tumore), non c’è stata alcuna indicazione a chemio o radioterapia. Correttamente.

4) Poi dopo qualche tempo qualcosa è andato storto. Qui le cose si complicano perché Jobs ha smesso di dare informazioni sul proprio stato di salute (tranne una cosa improbabile che Apple ha raccontato inizialmente sul dimagrimento legato ad una terapia antibiotica). La cosa più probabile è che, come capita in certi rari casi, il raro tumore neuroendocrino di Jobs fosse uno di quelli più maligni, capaci di metastatizzare a distanza (tipicamente al fegato). Qui, nella fortuna di non aver avuto un adenocarcinoma, Jobs è stato molto sfortunato. Probabilmente le metastasi epatiche, quando diagnosticate, erano troppe o troppo diffuse per poter essere asportate una ad una dal chirurgo, probabilmente a quel punto l’unica alternativa rimasta era quella della chemioterapia. Che in genere su questi tumori funziona poco ed ecco spiegato il graduale lento scadimento delle sue condizioni fisiche. Probabilmente.

5) L’ultimo passo del doloroso percorso è stato, sempre probabilmente, una pazzia. Il trapianto di fegato in genere non è una delle opzioni possibili per i pazienti neoplastici con metastasi epatiche, per la semplice ragione che è un intervento molto importante (e con molte implicazioni etiche sulla scarsità degli organi dei donatori) e generalmente del tutto inutile. Però Steve Jobs non era un paziente normale ed è possibile che quell’intervento gli abbia regalato qualche mese di vita in più (oltre che un fegato in meno per un altro paziente che invece sarebbe potuto guarire dalla sua malattia).

Spesso le malattie sono mostri misteriosi, il loro decorso è allergico al senno di poi, sono in grado di generare reazioni e comportamenti inaspettati. Andrebbero lasciate stare. In certi casi, come questo, con un minimo di pudore residuo e per amore di verità, è molto difficile farlo.

Massimo Mantellini

Massimo Mantellini ha un blog molto seguito dal 2002, Manteblog. Vive a Forlì. Il suo ultimo libro è "Dieci splendidi oggetti morti", Einaudi, 2020