Non è solo la Festa della Repubblica

Succedono molte cose il 2 giugno del 1946: intanto gli italiani vanno a votare, che non è una cosa da poco, e dopo vent’anni di fascismo sono tutti un po’ meno avvezzi. Poi vanno a votare le italiane, emozione, perché per loro è la prima volta. Con una breve eccezione: siamo nel 1906 e dieci maestre marchigiane – nove sono di Senigallia e una di Montemarciano, ma hanno tutte la stessa fissa della parità tra i sessi – chiedono di essere iscritte nelle liste elettorali dei propri comuni. Ne abbiamo diritto, dicono, perché non è «espressamente negato in alcun documento legislativo e ufficiale dello Stato italiano». È solo una triste usanza. La Corte d’Appello di Ancona, presieduta da un giurista di quelli che pensano avanti, si chiama Ludovico Mortara e diventerà ministro della Giustizia, si riunisce il 25 luglio 1906 ed emette la sua sentenza: le maestre hanno ragione, iscrivetele in quei registri e la prossima volta dategli scheda e matita copiativa. Grande scandalo, dibattito sui giornali. Passano dieci mesi. Il procuratore del re presso il tribunale di Ancona ha fatto ricorso e la Corte d’appello di Roma lo accoglie: cancellatele dalle liste elettorali. In quei dieci mesi c’è il “lungo” governo Giolitti e non si va a votare. Ma Carola, Palmira, Giulia, Adele, Giuseppina, Iginia, Emilia, Enrica, Dina e Luigia – i loro nomi sono in una targa all’ingresso del Municipio di Senigallia – erano pronte a farlo 40 anni prima del 2 giugno 1946. Allora il 2 giugno è Festa della Repubblica e anche Giornata Mondiale di quelli, e di quelle, Pronti Prima.

Da leggere: Marco Severini Dieci donne. Storia delle prime dieci elettrici italiane, Liberilibri, 2012

Massimo Cirri

Da venticinque anni divide le giornate in tre: psicologo al mattino; conduttore radiofonico (Radio Popolare, poi a Radio2 Rai con Caterpillar) al pomeriggio. La sera, spesso, è impegnato come autore teatrale.