Siamo sempre tutti d’accordo?

Quella di Tito Faraci è una domanda retorica, forse. Ma è invece probabilmente la domanda più esatta e prioritaria da fare nella estesa e complessa discussione di queste settimane intorno al tema delle molestie: occhio, non ho detto “la più importante”, ma la più prioritaria. Nel senso che tutto il resto che diciamo e pensiamo discende molto dalla risposta a questa domanda.

Pochi giorni prima del tweet di Faraci, discutendo con alcune giornaliste del Post, avevo fatto questa domanda.

La mia, di domanda, non era retorica: mi interessava la risposta. La conversazione era nata da un articolo di Le Monde in cui si citava la seguente formulazione di un gruppo di femministe rispetto alle accuse di molestie contro Tariq Ramadan.

Noi scegliamo di invertire l’onere della prova e di credere alla parola delle donne

E questo è quello che sta succedendo a tantissime persone altrimenti garantiste e altrimenti prudenti rispetto alle accuse non ancora provate. Persone che sanno che pensieri ingenui come “non ha ragioni per mentire” o “ha solo da perdere” sono storicamente dimostrati come fragili e fallaci, e sono stati alla base di grandi e piccoli condanne di innocenti nei secoli dei secoli. Persone che “scelgono” di invertire l’onere della prova (quindi non persone che ne siano abitualmente ignoranti, o addirittura lo contestino, come molte), e di stabilire che questo tema, appunto, debba conoscere una deroga: per ragioni di eccezionalità legate al tema della violenza storica degli uomini nei confronti delle donne (la violenza principale, la violenza del silenzio imposto e la violenza della ritorsione per chi parla). E una di queste persone mi ha appunto risposto:

Sì.

Allora, per non sottrarmi, dirò che la mia risposta è “no”. Però io sono maschio, intanto, e poi capisco gli argomenti eccezionali per la risposta “sì”, pur non ritenendoli sufficienti: e poi cosa rispondo io non è importante. È importante che ognuno abbia consapevolezza della risposta che vuole dare a questa domanda e di quale rapporto scelga di avere – quando si arriva a un tema grande come il mondo, quello dei rapporti tra uomini e donne – con i principi del garantismo e con l’idea che rispetto a certe regole e principi che riteniamo condivisi valga “nessuno tocchi Caino” (posso aggiungere di avere un radicato disprezzo per Tariq Ramadan, a questo proposito). E proprio perché sono maschio mi fermo prima di condannare la risposta “sì”, che pure mi sembra molto pericolosa, perché per annullare del tutto un principio ne basta una sola, di “deroga”, e perché penso che ogni atteggiamento “emergenziale” sia pericoloso.
Mi limito a suggerire che sia importante pensarci, a cosa significa la domanda e a cosa significa la risposta, qualunque sia.

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).