Poteri deboli

A margine della cosa sulla crisi dell’autorevolezza che avevo scritto qui, aggiungo una piccola riflessione minore.
I tre poteri maggiori vigenti nelle nostre democrazie – la politica (legislativa ed esecutiva), la giustizia, l’informazione – sono tutti stati messi in discussione negli ultimi due decenni come mai prima. Naturalmente ci sono mille differenze tra le questioni che riguardano ciascuno dei tre ambiti (ma anche diverse somiglianze): però è indiscutibile che in tutte e tre ci sia stato un concorso di tradimento delle aspettative e di contestazione esterna (sia qualunquista e strumentale che motivata) che ne hanno, appunto, messo molto in crisi l’autorità e l’autorevolezza.
Tra le differenze nei tre casi, ce n’è una facile, quantitativa: dalla contestazione la politica è uscita massacrata, l’informazione indebolita, la giustizia discussa. Quello che voglio dire è che i tre poteri hanno mostrato differenti vulnerabilità al fenomeno comune. I politici sono diventati figure più disprezzate che stimate, ogni giorno sotto attacchi estesi o singolari. I giornalisti ispirano diffidenza e risentimento, ma sono ancora in grado di difendersi e tenere il coltello dalla parte del manico. I magistrati non hanno perso quasi niente del loro potere.
Naturalmente ognuno può attribuire questa varietà a fattori diversi, a seconda delle proprie opinioni. Ma io credo che il fattore principale sia una questione di forza e potere di ritorsione. Pensate a cosa può fare a ciascuno di noi un politico. Pensate a cosa può fare a ciascuno di noi un giornalista. Pensate a cosa può fare a ciascuno di noi un magistrato.
Pensate a chi vi fa più paura.
Sono poteri diversi anche per quanto arbitrario è il potere dei singoli, per la loro diversa capacità punitiva individuale: i magistrati ce l’hanno fortissima, per definizione. I politici non ne hanno quasi nessuna: decidono di noi, non di me (se vogliono decidere di me hanno le mani molto più legate). Possiamo permetterci di sfogarci, in tempi difficili, e lo facciamo.
Quello che direi è che – comprensibilmente – la contestazione dei diversi poteri abbia diverse misure di coraggio. E che le autorità, purtroppo, si mantengono molto con la forza.

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).