O dilatata o composta.

In una trasmissione della Rai di molti anni fa, alla richiesta del suo intervistatore di indicare tre chiavi, tre talismani per il 2000 – Italo Calvino suggerì come primo talismano, questo:

“…Imparare delle poesie a memoria. Molte poesie a memoria. Da bambini, da giovani, e anche da vecchi. Perché le poesie tengono compagnia, uno se le ripete, mentalmente. E poi perché lo sviluppo della memoria è importante”.

Potrebbe sembrare il consiglio noioso e pedante di una maestra elementare qualsiasi, e invece a me sembra un suggerimento fantastico, disarmante nella sua semplicità. Un antidoto perfetto contro quella cattiva abitudine che abbiamo oggi di delegare a telefonini, memory cards, chiavette USB e computer, il compito di memorizzare numeri, foto, lettere, documenti, articoli. Non facciamo altro che inserire le nostre memorie nelle loro. Ci pensano loro a ricordare, così noi siamo liberi di non farlo. Un atteggiamento da viziati, un esercizio di pigrizia intellettuale, un modo di fare (e di pensare) maleducato, come gettare in terra una cartaccia e pensare che tanto ci sarà qualcun altro a raccoglierla.

Accumuliamo terabytes di ricordi, il più delle volte per il gusto dell’accumulo, senza un vero progetto su come e quando utilizzare questi ricordi. Una raccolta indifferenziata di cose brutte e cose belle, di cose importanti e cose inutili, dove niente è più indimenticabile e quindi tutto diventa dimenticabile. Scarichiamo i nostri giorni passati in quelle discariche di memoria che sono i nostri external hard drives, lasciando vuoto quella specie di internal hard drives che sono quelle parti del nostro cervello chiamate amigdala e ippocampo, cioè quei luoghi dove si pensa, s’interpreta, si seleziona, si collega, si sviluppano emozioni e pulsioni. E dove s’immaginano e formano i giorni nuovi.

Perché, come diceva Giambattista Vico, la fantasia non è che memoria o dilatata o composta.

PS: Nel tentativo di assumermi di nuovo la responsabilità della mia memoria ho deciso di seguire il talismano calviniano. Questa è la prima poesia che ho scelto da imparare a memoria. E’ di Wislawa Szymborska e s’intitola “La fine e l’inizio”.

Dopo ogni guerra

c’è chi deve ripulire.

In fondo un po’ d’ordine

da solo non si fa.



C’è chi deve spingere le macerie

ai bordi delle strade

per far passare

i carri pieni di cadaveri.



C’è chi deve sprofondare

nella melma e nella cenere,

tra le molle dei divani letto,

le schegge di vetro

e gli stracci insanguinati.



C’è chi deve trascinare una trave

per puntellare il muro,

c’è chi deve mettere i vetri alla finestra

e montare la porta sui cardini.



Non è fotogenico

e ci vogliono anni.

Tutte le telecamere sono già partite

per un’altra guerra.



Bisogna ricostruire i ponti

e anche le stazioni.

Le maniche saranno a brandelli

a forza di rimboccarle.



C’è chi con la scopa in mano

ricorda ancora com’era.

C’è chi ascolta

annuendo con la testa non mozzata.

Ma presto

gli gireranno intorno altri

che ne saranno annoiati.



C’è chi talvolta

dissotterrerà da sotto un cespuglio

argomenti corrosi dalla ruggine

e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.



Chi sapeva

di che si trattava,

deve far posto a quelli

che ne sanno poco.

E meno di poco.

E infine assolutamente nulla.



Sull’erba che ha ricoperto

le cause e gli effetti,

c’è chi deve starsene disteso

con la spiga tra i denti,

perso a fissare le nuvole.

Ci ho messo un po’, ero un po’ arrugginito, però ora la so tutta a memoria. Aveva ragione Calvino: ripeterla mentalmente mi tiene compagnia e mi da’ coraggio in questi giorni che sto spendendo in Italia dove tutto fa fatica a finire e il nuovo fatica a iniziare. Provateci anche voi, imparate a memoria una poesia, dilatate e componete, caricate il vostro ippocampo di cose memorabili. Se ci proviamo tutti, magari facciamo meno fatica a fare iniziare il nuovo.

Lorenzo De Rita

Vive ad Amsterdam, dove dirige The Soon Institute - un collettivo di inventori che sperimentano e sviluppano prototipi per la società che verrà. Ha aperto recentemente una casa editrice che pubblica libri difficili ed è il co-fondatore di jointhepipe.org