Chi ha sabotato lo ius soli

Prima degli auguri di Natale, lasciate che faccia solo un pensiero sulla vicenda ius soli, una legge la cui mancata approvazione fa male. Una legge di banale civiltà, di intelligenza, di buona volontà, di visione. Una legge di questo secolo.

Il paradosso in cui ci troviamo, a questo punto finale della legislatura più rivoluzionaria in termini di diritti civili degli ultimi 40 anni, è che la mancata approvazione dello ius soli sarebbe responsabilità, a leggere i social media e alcuni giornali, dei 29 senatori del PD assenti dall’aula.
Voglio ricordare che il PD (così come la coalizione “Italia Bene Comune”) da solo in Senato non ha i numeri per far nulla, nemmeno garantire il numero legale. Con o senza i nostri 29 senatori il numero legale non ci sarebbe stato.

Dove il PD ha i numeri invece, cioè alla Camera, lo ius soli è stato calendarizzato e votato. Leggere il labiale: nella solennità dell’aula di Montecitorio qualcuno ha prima portato in aula e poi votato a favore dello ius soli, qualcuno – come M5S – no.

A loro va chiesto conto di questo, non a noi. Ma della posizione politica, non delle assenza in parlamento, bisogna discutere. Qual è la ragione, qual è la linea di M5S su questo tema? È vero o è solo una scusa che non si possa legiferare in Italia su questo tema perché, come dice Di Maio, la questione dev’essere regolata a livello europeo? E’ una tesi politica accettabile o non è forse un modo per strizzare ancora una volta l’occhio a un elettorato di destra, come già fecero al momento di bloccare la legge sulle unioni civili? E c’è una differenza tra il PD che ha votato la legge a Montecitorio e M5S che non lo ha fatto? Chi rappresenta l’elettorato progressista tra i due?

Detto questo, fatta questa doverosa valutazione politica, allora si può passare a ricordare che al Senato, senza i voti di altre forze politiche, il PD non ha i seggi necessari per fare alcuna legge. Sul biotestamento sono arrivati voti di M5S, sulle unioni civili quelli di AP, sullo ius soli sia M5S che AP si sono detti contrari ed è a loro, ripeto, non a noi, che va chiesto conto del perché abbiano assunto questa posizione politica.

Chi dice “potevate mettere la fiducia” dimostra che oltre a essere 60 milioni di commissari tecnici, in Italia siamo anche 60 milioni di Ministri per i rapporti con il Parlamento.

Mi spiego: la fiducia si mette per 1. evitare l’ostruzionismo delle opposizioni e 2. per ricompattare la maggioranza: cioè per forzare i singoli parlamentari delle forze della coalizione che siano eventualmente riluttanti a votare un provvedimento e a sostenerlo in aula. Ma non si può mettere la fiducia se le forze della coalizione non sono tutte d’accordo. A meno che, ovviamente, non si voglia far cadere il governo. Se un partito di maggioranza non è d’accordo, infatti, poi la fiducia non la vota ufficialmente ed esce dalla maggioranza. In altri termini, la fiducia è frutto di un accordo politico che in questo caso – per la contrarietà di AP – non c’era.

Il PD ha fatto tutto quello che doveva. Sostenere la legge e calendarizzarla dove aveva la forza di portarla avanti e chiedere alle altre forze politiche di votarla dove non aveva i numeri.

Se M5S avesse risposto positivamente a questo appello e si fosse raggiunto un accordo politico per approvare la legge, in aula ci sarebbero stati tutti: loro e noi. Ma questo accordo era risaputo che non c’era, perché M5S è un partito di destra e lo ius soli non lo vuole, e dunque era chiaro che il numero legale non sarebbe stato raggiunto in qualsiasi caso.

I 29 avrebbero fatto meglio a essere in aula, certo. Io mi sarei anche evitato questo spiegone natalizio se fossero stati tutti in aula. Ma posso capire che alcuni siano andati via sapendo che il diniego di M5S rendeva del tutto inutile, ai fini pratici, la loro presenza.

Perché il PD, in Senato, come tutti sappiamo anche se qualcuno talvolta lo dimentica, da solo non ha i numeri. Non li ha mai avuti dall’inizio della legislatura: quelli sono stati i risultati delle elezioni del 2013 (quelle del giaguaro da smacchiare, nel caso avessimo dimenticato).

Avessimo vinto, come tutti pensavano nel 2013, le cose sarebbero andate diversamente. In questo caso e non solo. Ma quella volta sbagliammo un rigore a porta vuota, e queste sono alcune delle conseguenze.

Detto questo: buon Natale a tutti.

Ivan Scalfarotto

Deputato di Italia Viva e sottosegretario agli Esteri. È stato sottosegretario alle riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento e successivamente al commercio internazionale. Ha fondato Parks, associazione tra imprese per il Diversity Management.