Meno lotta e più classe

“Classe senza lotta”. Questa è la scritta che riempie la mia t-shirt, opera commerciale del marchio Obey, ovvero il nome d’arte di Frank Shepard Fairey, l’artista diventato famoso per l’icona in stile graffito pop di Obama, ormai simbolo della sua elezione a Presidente degli Stati Uniti.

Più che una provocazione il messaggio dell’artista hip hop oggi mi sembra un augurio del tipo: “Meno lotta e più classe”. Il riferimento è all’ennesimo episodio che vede protagonista la sinistra italiana ancora giustamente impegnata in quella che chiamiamo “lotta di classe”: la Fiom, che nel weekend appena passato ha celebrato i suoi 110 anni con una festa al Carroponte di Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado d’Italia. Alla fine della manifestazione il leader del sindacato Maurizio Landini sale sul palco per il suo discorso accompagnato dalla musica dei Modena City Ramblers, il gruppo emiliano dalla quasi ventennale carriera diventato famoso per una versione Irish folk di Bella Ciao.

La questione è: ancora loro? Sono quasi vent’anni che i MCR suonano a ogni manifestazione, dal Primo Maggio al Venticinque Aprile passando per feste di sindacato e partito, riproponendo il solito repertorio di quello che loro stessi amano definire combat rock. Non è accaduto nulla di nuovo in questi anni? Se la lotta di classe è ancora attuale, perché non riesce a esserlo la musica che l’accompagna e che dovrebbe darle il ritmo? Siamo sicuri che gli operai, i precari e gli studenti di cui la Fiom si fa portavoce si divertano ancora cantando per l’ennesima volta Bella Ciao? Forse è solo la pigrizia e miopia culturale che da anni condiziona le proposte della sinistra cosiddetta radicale, il che sarebbe comunque gravissimo. Ma c’è dell’altro: c’è una mancanza di classe, di coolness (termine odioso, ma come insegnano Obey e Obama, quantomai necessario).

Eppure basterebbe poco per farsi collettori delle energie artistiche e politiche che arrivano da studenti, precari e – perché no – operai. Bisognerebbe fare un giro sui ponteggi dei cantieri della nuova Milano per incrociare i giovani carpentieri bergamaschi con dreadlock alla Bob Marley, oppure gli studenti dell’Onda che fanno rap nei corridoi delle università occupate, e chiedergli cosa ne pensano, cosa vorrebbero. La rete, MySpace e Facebook sono un metodo semplice ed efficace per interagire con quello che è il nuovo mondo, anche della lotta di classe. È tardi per farlo, ma non troppo per salvare la situazione. Il rischio altrimenti è quello di ritrovare di fianco a Landini alla prossima festa della Fiom il coro delle mondine partigiane che canta sul palco . E sotto il palco il vuoto.

Giovanni Robertini

Vive a Milano. Come autore televisivo ha fatto parte del gruppo di brand:new e di Avere Ventanni per Mtv; de L'Infedele e di Invasioni Barbariche (dove si trova ora) per La7. Ha pubblicato il libro "Il Barbecue dei panda - L'ultimo party del lavoro culturale"