Dante a Strasburgo

Sull’entrata del bellissimo Palazzo universitario dell’università di Strasburgo – detto anche Palais U, per la smania francese di abbreviare le frasi – c’è la scritta “Alle lettere e alla patria”, a cui gli studenti non fanno minimamente caso. Quali siano le lettere, nelle intenzioni dei costruttori del Palazzo, è facile intuirlo: a pochi metri c’è una statua di Goethe. Quale sia la patria lo si capisce dalle due statue all’ingresso: a sinistra una donna con la scritta Argentina (il nome medievale di Strasburgo), a destra una donna con la scritta Germania (così, in latino).

Del resto il palazzo, come tutta l’area e il quartiere dell’università, è stato edificato (e inaugurato) dal Kaiser tedesco, dopo l’annessione dell’Alsazia all’impero germanico nel 1870. Bisognava fare di Strasburgo uno dei centri più importanti di irraggiamento della cultura tedesca in Europa, con un’università all’avanguardia in Europa.

A poche centinaia di metri fu costruita la monumentale Biblioteca Nazionale (oggi la seconda più importante di Francia), dopo che l’antica biblioteca di Strasburgo era stata accidentalmente (se si può dire così) distrutta dai colpi d’artiglieria delle truppe tedesche.

E che c’entra Dante in tutta questa storia? C’entra, perché dopo la costruzione della Biblioteca nazionale e dell’università, si lanciò un grande appello al mondo germanico a donazioni di fondi librari, di collezioni, di libri, di manoscritti, e il Kaiser stesso investì moltissimo nell’acquisizione di quanto più fosse possibile.

È così che la Biblioteca venne in possesso in un colpo solo di un impressionante fondo di opere dantesche, manoscritti, incunaboli, edizioni prestigiose, edizioni aldine, giuntine, prime edizioni, addirittura busti, serigrafia, illustrazioni, e centinaia di opere secondarie su Dante.

Si trattava del patrimonio di Karl Witte, che fu ceduto nel 1883. Witte era stato un enfant prodige vero. Si era laureato in filosofia a tredici anni e successivamente in diritto, ma ancora troppo giovane per poter avere un posto da professore. Grazie a un fondo speciale viaggiò in Italia per alcuni anni – sostanzialmente per invecchiare un po’ – dove si appassionò alle opere di Dante divenendone uno degli specialisti più importanti (fece l’edizione critica di varie opere dantesche). Nel suo viaggio a caccia di codici, intrecciò una rete di rapporti con specialisti e intellettuali italiani, ma anche con famiglie nobili, politici, chierici. Witte fu il fondatore della prima società dantesca del mondo, prima ancora di quella italiana, la Deutsche Dante-Gesellschaft, che esiste tuttora.

Anche le carte di Witte sono conservate in questo fondo, i suoi appunti, molte delle lettere e dei materiali che gli venivano inviati dall’Italia, alcuni molto curiosi. Mi è capitato di vedere varie lettere di apprezzamento dai segretari di vari ministri dell’educazione del Regno d’Italia (tra cui il ministro Coppino), ma anche un manifestino patriottico e antiaustriaco di Tommaseo, datato 1849, stampato proprio a Venezia durante la Repubblica di San Marco, o l’iscrizione di Witte alla Società Magnetica italiana (dalla lettera che ho visto, che gli invia il presidente della società, non si capisce però quanto l’iscrizione di Witte sia volontaria), che diffondeva le vecchie idee del mesmerismo.

Mi sono imbattuto in questo fondo – la cui esistenza è nota ma, direi quasi, dimenticata, anche perché non esiste una catalogazione del fondo in quanto tale – praticamente per caso, ma mi è sembrata una storia magnifica, questa di un pezzo di cultura italiana che lega Germania e Francia. Proprio perché mi sembra una bellissima storia da raccontare e da rilanciare, abbiamo deciso, con i colleghi italianisti Enrica Zanin, dell’università di Strasburgo, e Johannes Bartuschat, dell’università di Zurigo, di organizzare per l’anno prossimo a Strasburgo una giornata di studio su Witte e soprattutto un piccolo evento più ampio su questo straordinario Dante a Strasburgo, forse anche allestendo una mostra, con chi di competenza, per rendere visibili al pubblico gli splendidi incunaboli, i manoscritti e le edizione pregiate del nostro Dante.

Ma proprio per questo abbiamo pensato che ci piacerebbe che, oltre ai nostri dipartimenti universitari, qualche istituzione italiana collaborasse a questo progetto finanziandolo in parte, ci piacerebbe far cogliere quest’occasione anche a chi si occupa di Italia e ha voglia di partecipare al racconto di tre paesi riuniti, in un modo o nell’altro, nel cuore dell’Europa, con Dante.

Gianluca Briguglia

Gianluca Briguglia è professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Venezia Ca' Foscari. È stato direttore della Facoltà di Filosofia dell'Università di Strasburgo, dove ha insegnato Filosofia medievale e ha fatto ricerca e ha insegnato all'Università e all'Accademia delle Scienze di Vienna, all'EHESS di Parigi, alla LMU di Monaco. Il suo ultimo libro: Il pensiero politico medievale.