Strumentalizziamo quella foto

Parlare delle foto è diventata una moda. Il dibattito sul pubblicare o non pubblicare certe foto o certi video, che è utile e accettabile quando lo fanno i giornalisti e poi ne traggono le conseguenze (la pubblicazione di certe foto di dolore sono davvero impudiche e indegne e non spostano di una virgola l’opinione pubblica), quel dibattito, che non è neanche più un dibattito, è diventato un riflesso condizionato da aperitivo.

Siamo tutti tecnici, parliamo tutti dell’effetto che la tal cosa avrà sulla gente, del giornalismo, dell’”io non l’avrei fatto”, del “ma sai, non bisogna essere ipocriti”. Sarebbe bello se per una volta smettessimo di essere opinionisti e avessimo un’opinione: sui fatti, non sulle foto.

Ma noi ci pensiamo perché abbiamo visto le foto, si potrebbe dire, se non le avessimo viste non ci penseremmo. E allora cogliamo l’occasione: strumentalizziamo la foto, quella foto, quella foto che per me è giusto sia stata pubblicata, quella non altre (lo so, se strumentalizziamo questa foto finiremo strumentalizzati da altre foto. Ma è un problema che forse per ora possiamo lasciare di lato).

Approfittiamone per pensare alla cosa, non all’immagine, per parlare della cosa, non della liceità di vederla, così saremo in grado anche di filtrare le prossime inevitabili immagini, di darci una gerarchia di valutazione.

Siamo d’accordo con il fatto che ci sono centinaia di migliaia di sfollati che scappano da quella che considerano una morte certa a casa loro?

Siamo d’accordo che sia necessario metterli temporaneamente sotto la protezione di qualcuno, magari nostra? Che vanno spostati da dove si trovano? Come lo facciamo? Prepariamo dei posti per accoglierli? Dove li mettiamo? Cerchiamo di collaborare con paesi terzi per preparare accoglienza anche fuori dai nostri confini? Siamo d’accordo che se non lo facciamo creiamo anche danni a noi stessi come comunità politica? Se fosse addirittura una chance, una possibilità per rimetterci tutti in pista?

Pensiamo bene a quel che succede, attrezziamoci con opinioni su questo, parliamone, giudichiamo le decisioni dei governi sulle opinioni che ci possiamo fare, facciamo pressione pubblica con le nostre opinioni. Non c’è bisogno neppure di ideali, di particolare coraggio, di teorie, a volte possono bastare delle opinioni ben fondate per cambiare il volto di una situazione.

Parlare solo delle foto è una malattia, è un modo per non parlare di niente. Allora approfittiamo di quella foto, strumentalizziamola. Facciamone leva per pensare che cosa dobbiamo fare.

Gianluca Briguglia

Gianluca Briguglia è professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Venezia Ca' Foscari. È stato direttore della Facoltà di Filosofia dell'Università di Strasburgo, dove ha insegnato Filosofia medievale e ha fatto ricerca e ha insegnato all'Università e all'Accademia delle Scienze di Vienna, all'EHESS di Parigi, alla LMU di Monaco. Il suo ultimo libro: Il pensiero politico medievale.