Buone feste agli italiani all’estero

Sì, lo so che non si fa, ma tutti fanno gli auguri a tutti e a me piacerebbe fare in particolare gli auguri di buone feste agli italiani e alle italiane all’estero, che siano italiani all’estero temporanei, avventizi, indecisi, intrappolati o di lungo corso, a quelli che per Natale rientrano in Italia e a quelli che per questa volta non ce la fanno.

Vorrei fare gli auguri a quegli italiani che all’estero hanno fatto figli – e ora che i figli vanno all’asilo sono preoccupati perché al pomeriggio tornano a casa canticchiando filastrocche incomprensibili – e a quegli italiani che sono andati all’estero proprio perché è nato loro un figlio.

Buone feste a quegli italiani che odiavano i luoghi comuni sull’Italia e ora piangono come vitelli alla prima strofa di Lacrime napulitane (sia nella versione di Murolo che in quella, incredibile a dirsi, di Mario Merola).

Buone feste a quegli italiani che quando tornano credono di avere i superpoteri e a quelli che dicono sempre “io in Italia non ci torno più” e hanno speso 600 euro per comprare un biglietto all’ultimo momento (moltiplicato per coniuge e figlio) per un volo di un’oretta per poter mangiare i passatelli con la bisnonna la sera del 24.

Auguri a quelli che ogni volta che tornano trovano il papà un po’ più piccolo e a quelli che non conoscono più i nipoti.

Auguri a quelli che mentalmente traducono i dollari in euro e gli euro in lire e alla fine non hanno capito quanto pagano d’affitto e a quelli che se la tirano tanto, ma tanto, di vivere da un’altra parte.

Buone feste a quelli che almeno una volta si sono sentiti dire “se sei così bravo perché non hai trovato lavoro a casa tua?” e a quelli a cui è stato detto almeno una volta “certo che voi italiani avete una marcia in più” (e spesso le due categorie coincidono).

Buone feste a quelle che all’estero hanno sposato un ingegnere della Siemens che parla solo inglese e finlandese e quando vengono per le feste la nonna si chiede se sia cristiano e a quelli che tornano con la moglie americana e la nonna vuole per forza insegnarle a cucinare gli struffoli.

Auguri a quelli che erano partiti per fare la storia e che hanno capito che già mettere su la bella famiglia che hanno messo su li salverà per sempre.

Buone feste a quelli che hanno scoperto di essere cervelli in fuga e un’intervista in un programma tv per farsi dare una bella pacca sulla spalla non gliela nega nessuno.

Buone feste a quelli che prima di iscriversi all’Aire c’hanno pensato 5 anni e varie sedute dallo psicologo e a quelli che dopo 10 anni sono ancora convinti che tanto tornano quando vogliono.

Buone feste a quelli che quando sono all’estero perdono il lume della ragione nel vedere quanti prodotti falsi si vendano come prodotti tipici italiani con tanto di tricolore e quando tornano si accorgono che il Moccaccino ora lo vendono anche in Italia.

Buone feste a chi rientra in Italia e a chi a questo giro non ce la fa, ma anche a quelli che vanno e vengono, a quelli che andrebbero, a quelli che in Italia ci vanno a lavorare e sono un po’ italiani anche loro. E insomma buone feste a tutti quelli che hanno a che fare con questa penisola che ci fa disperare, ma mamma mia quanto le vogliamo bene.

Gianluca Briguglia

Gianluca Briguglia è professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Venezia Ca' Foscari. È stato direttore della Facoltà di Filosofia dell'Università di Strasburgo, dove ha insegnato Filosofia medievale e ha fatto ricerca e ha insegnato all'Università e all'Accademia delle Scienze di Vienna, all'EHESS di Parigi, alla LMU di Monaco. Il suo ultimo libro: Il pensiero politico medievale.