Sarà il papa degli increduli

Un costante accento sulla misericordia (anche nel motto papale), il rispetto esplicito per i non credenti, con quella rinuncia alla benedizione solenne ai giornalisti in favore di una benedizione per tutti «rispettando la coscienza di ciascuno», l’invito a vigilare sui propri sentimenti e custodire se stessi come atto di responsabilità sociale: i primi discorsi di papa Bergoglio sono marcati dall’inclusività.

Sembra che il nuovo papa voglia includere e che si rivolga non solo ai fedeli – come sembrava fare papa Ratzinger, che sottolineava spesso il ruolo della “minoranza creativa” dei cattolici nella società e con una curvatura di forte conservazione –, ma anche e forse soprattutto a quel vastissimo campo di chi non frequenta le chiese e i sacramenti, ma preme inconsapevolmente ai margini esterni dell’esperienza religiosa, un po’ come fece Giovanni Paolo II.

In questo senso papa Bergoglio potrebbe essere il papa degli increduli. Cioè il papa che invita un mondo vastissimo a non temere la tenerezza, terreno comune e di possibile accesso al religioso e all’umano insieme, e che segue quel filo sottile per includere e per mettere in comune. Un papa degli increduli e degli agnostici? Mi viene in mente un dibattito di qualche anno fa, sulla differenza tra atei e agnostici, messo in moto da una frase di Ratzinger, secondo cui l’agnostico e l’ateo sarebbero assimilabili in quanto entrambi vivono come se Dio non esistesse.

Ruini, allora capo della Cei, chiosava la frase di Ratzinger, secondo cui «l’agnosticismo è un programma irrealizzabile», denunciando il fatto che l’atteggiamento più diffuso tra i non credenti non fosse l’ateismo, ma l’agnosticismo, «che sospende il giudizio riguardo a Dio in quanto razionalmente non conoscibile» e che quindi porta a vivere «come se Dio non esistesse». Era una visione esclusiva, basata a mio avviso su una definizione stretta e fuorviante di “razionale”, un’equiparazione che mostrava un sincero disinteresse nei confronti dell’incredulo e dell’agnostico.

Ma l’incredulo non è un ateo (e l’agnostico neppure), perché il dubbio su Dio non ne esclude l’invocazione. L’agnostico e l’incredulo hanno questo di differente, che si tengono aperta per tutta la vita la possibilità di invocare Dio, almeno una volta. Il che, a mio avviso, è vivere come se Dio esistesse. A questa sterminata moltitudine di persone che di fatto vive come se Dio esistesse, in questo senso molto particolare, Bergoglio sembra voler dire qualcosa.

Gianluca Briguglia

Gianluca Briguglia è professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Venezia Ca' Foscari. È stato direttore della Facoltà di Filosofia dell'Università di Strasburgo, dove ha insegnato Filosofia medievale e ha fatto ricerca e ha insegnato all'Università e all'Accademia delle Scienze di Vienna, all'EHESS di Parigi, alla LMU di Monaco. Il suo ultimo libro: Il pensiero politico medievale.