I’m Gianluca Briguglia and I approve this message

Obama ha vinto e siamo tutti contenti – ma se uno come Romney ha preso tanti voti forse da qui, nel gioco delle semplificazioni, c’è sfuggito qualcosa. Ora ricomincerà la tiritera dell’Obama italiano, del perché non si trovi, del dove si nasconda, dell’impossibilità morale della sua esistenza. La tiritera dell’Hollande italiano è invece appena finita.

Guardiamo alle grandi personalità politiche degli altri paesi, confrontandole con le nostre, ma dimentichiamo sempre di confrontare i sistemi istituzionali, che sono esattamente ciò che filtra e struttura le caratteristiche e le ambizioni di chi si attrezza a far politica (escludendo chi non ha quelle caratteristiche).

Se gli USA avessero il nostro sistema oggi gli americani non avrebbero votato direttamente l’esecutivo (più o meno direttamente), ma solo il parlamento. Poi i partiti avrebbero deciso, con comodo, il nome del presidente del consiglio – di solito garante dell’equilibrio dei partiti e delle loro correnti interne (attraverso le regole del “Manuale Cencelli“) – da fare al presidente della repubblica, che avrebbe dato l’incarico, in base alle forze esistenti in parlamento. Poi i partiti potrebbero far cadere il governo in ogni momento o chiedere un “rimpasto” per garantire nuovi equilibri. Ecco, non ci sarebbe neppure un Obama americano, con questo sistema. Probabilmente non avrebbe neppure fatto politica.

Neppure l’Hollande italiano ha grandi speranze. Bufale in rete a parte, Hollande è un po’ in crisi presso i francesi. Con il sistema italiano i partiti starebbero pensando a come sbarazzarsene. In Francia non possono neppure pensarlo, e Hollande può continuare con il suo programma, perché il presidente è eletto direttamente, poi nomina l’esecutivo e al parlamento (e ai partiti) è restituita la sua funzione più propria. Un sistema che sarebbe utile comprendere e forse adottare (lo dicevo diffusamente qui).

Noi invece mettiamo la spilla di Obama e facciamo finta di temere i “leaderismi”, senza renderci conto che il leaderismo è possibile solo in sistemi in cui i partiti indeboliscono e rendono non chiara l’azione del governo predisponendoci sempre all’attesa di altro.

Invochiamo Hollande – e a dire il vero abbiamo invocato anche leader di altre forme di governo più simili alle nostre, come Zapatero – ma ci piace pensare che il semipresidenzialismo sia “non adatto” alla nostra cultura – dimenticandoci che le regioni italiane hanno un vero sistema presidenziale e funzionano – e dimenticando che Hollande è un ”politico di professione” (altro peccato mortale nella retorica italiana contemporanea), come la maggior parte dei politici francesi – che hanno studiato quasi tutti all’ENA per capire come funziona lo macchina statale e per essere pronti alle funzioni esecutive (perché alle funzioni esecutive e di amministrazione ci si dovrebbe preparare).

Insomma siamo tutti contenti che Obama sia presidente. Ma proviamo anche a portare nel dibattito pubblico non solo lo sbarramento del premio di maggioranza e le coalizioncine che si fanno e si disfano, ma anche un ridisegno del sistema politico, che possa migliorare la qualità delle nostre decisioni, della nostra convivenza, della nostra partecipazione.

I’m Gianluca Briguglia and I approve this message. (Il titolo è ovviamente uno scherzo. Ne approfitto perché i commenti de Il Post sono momentaneamente disattivati…)

Gianluca Briguglia

Gianluca Briguglia è professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Venezia Ca' Foscari. È stato direttore della Facoltà di Filosofia dell'Università di Strasburgo, dove ha insegnato Filosofia medievale e ha fatto ricerca e ha insegnato all'Università e all'Accademia delle Scienze di Vienna, all'EHESS di Parigi, alla LMU di Monaco. Il suo ultimo libro: Il pensiero politico medievale.