Fateci sapere cosa volete cambiare

Nel nostro paese ci si può vantare, dopo aver governato dieci anni, di aver scritto una manovra fondamentale in quattro giorni. Ci siamo abituati a questi paradossi, che hanno marcato il linguaggio pubblico di un lungo ciclo politico. Per il prossimo ciclo, vorremmo però sbarazzarci di questa insipienza sui tempi e sui modi dell’azione politica (per non parlare dei linguaggi).

E su questo le opposizioni devono cominciare a correre. Ci piacerebbe sapere quali riforme i partiti che ambiscono al governo hanno già pronte o avranno pronte prima di governare. E su quali settori intendono operare cambiamenti di lunga durata (e come, naturalmente). Non vorremmo poi trovarci a fare manovre e riforme finte in quattro giorni alla fine di un altro estenuante quinquennio.

Tutto questo parlare politologico su alleanze tra partiti e su squadre di governo appare, in questi mesi più che mai, come un confronto tra conservatorismi: il mio partito è più compatibile con un conservatorismo di centro, un conservatorismo di sinistra, o un conservatorismo di centro-sinistra? Qualcuno ha detto giustamente che il prossimo parlamento sarà in qualche modo “costituente”. Ci piacerebbe allora che in primo luogo già la preparazione alle elezioni del nuovo parlamento fosse all’altezza di quel compito.

I vari partiti di opposizione sono pronti? Con l’ultima (pessima) legge elettorale i partiti avrebbero avuto almeno l’enorme possibilità di rinnovare senza problemi, e in base alla loro visione del paese e del mondo, la classe dirigente. Non di stravolgerla, non di buttare a mare la vecchia, non di disperderne il know how esistente, ma di rinnovarla, di portarla a una fase successiva, di metterla in sintonia con l’Italia che spinge verso la propria riforma.
Non l’hanno fatto e hanno rinunciato così anche a quel ruolo critico e popolare che la nostra tradizione assegna loro. Una nuova operazione di casting sarebbe insopportabile e il referendum per l’abolizione di quella legge è un strumento a questo punto fondamentale (a proposito: è in corso ancora per pochi giorni la raccolta delle firme ed è il caso di firmare in fretta).

Ci piacerebbe sapere come i partiti intendono riformare i livelli istituzionali e amministrativi, per rendere lo stato più efficace ed efficiente. Efficacia ed efficienza dell’amministrazione sono straordinariamente connessi. C’è una riforma pronta? Tiratela fuori dal cassetto e spiegatecela.

Il mondo dell’università e della ricerca sono palesemente inadeguati, nel loro funzionamento medio. Quali sono i nodi? I colli di bottiglia? Ce lo spiegate adesso o negli ultimi 4 giorni delle prossime manovre?

Si può organizzare il paese secondo il merito e le capacità? E a quelli che hanno paura di queste parole, possiamo spiegare che ognuno di noi ha meriti e capacità. Davvero ognuno. Basta solo organizzarli al meglio. Proviamo a farlo diventare un criterio organizzativo per sprigionare l’energia di tutti?

La politica europea. Quali sono gli obiettivi italiani dentro l’Unione Europea? Certo siamo in un momento di debolezza, abbiamo necessariamente ridotto le nostre ambizioni. Ma è possibile stabilire degli obiettivi per contare di più? È possibile più Italia dentro l’Europa (il che implica in primo luogo il ridarsi dignità nei conti pubblici per poi rendere il governo dell’area più compatibile con le nostre esigenze)?

Nessuno parla più della politica estera. Con il quadro mediterraneo così cambiato, con una Turchia potenza regionale che cresce all’8,5 % e il nord Africa sul filo delicatissimo di un cambiamento che può aprire una stagione completamente nuova, non c’è un partito che ci spieghi il nostro ruolo.

Non ci interessano i conservatorismi, non ci interessano gli equilibri. Ci interessa vedere le carte che avete pronte, le riforme che farete dal primo giorno, come intendete smontare la macchina e rimontarla. Se ce lo spiegate credo che lo capiremmo. Se non siete pronti, fatevi aiutare. Una mano il paese ve la dà, ma voi date una mano al paese.

Gianluca Briguglia

Gianluca Briguglia è professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Venezia Ca' Foscari. È stato direttore della Facoltà di Filosofia dell'Università di Strasburgo, dove ha insegnato Filosofia medievale e ha fatto ricerca e ha insegnato all'Università e all'Accademia delle Scienze di Vienna, all'EHESS di Parigi, alla LMU di Monaco. Il suo ultimo libro: Il pensiero politico medievale.