Origini della bocca da selfie

Dopo una serata trascorsa a osservare profili Instagram di adolescenti, sono arrivato a un’ipotesi sulle espressioni da selfie. Mi auguro che non si offenda nessuno, anche io a 14 anni imitavo Jim Morrison. I ragazzi e le ragazze che ho visto – soprattutto le ragazze – erano quasi tutti imbronciati, lo sguardo serio, quasi assente, il naso in allerta, il labbro superiore leggermente proteso in avanti, quello inferiore impercettibilmente contratto. All’inizio ho pensato alla moda, al broncetto di Zoolander, il personaggio del top model scemo inventato da Ben Stiller, poi mi sono accorto che quegli sguardi erano meno intensi e i muscoli facciali più distesi. La fronte liscia, immobile, le sopracciglia non inarcate. Il modello non sono più le modelle. L’immagine pubblica che i ragazzi vogliono dare di non deriva più, come accadeva fino a qualche anno fa, dalla moda. L’ambito estetico-culturale di riferimento è cambiato. La variazione è minima, ma essenziale perché il modo in cui si decide di apparire è un sintomo dei modelli estetici dominanti.

Con l’aiuto di una tavola anatomica ho messo a confronto le faccette di Zoolander con quelle di Viola G., una delle adolescenti osservate, così come appare nei suoi selfie. L’espressione di Zoolander prevede la contrazione di un numero consistente di muscoli pellicciai – quelli preposti alla mimica facciale. Per atteggiare la bocca “a culo di gallina”, come volgarmente si dice, occorre il lavoro del muscolo orbicolare della bocca e dell’elevatore del labbro superiore, e che al contempo si contraggono i muscoli buccinatore, zigomatico superiore e inferiore per incavare le guance, intanto si muovono i muscoli orbicolari degli occhi e si sollevano i corrugatori del sopracciglio. In questo modo gli occhi si aprono, e lo sguardo risulta più ironico e e sicuro.

zoolander

I selfie degli adolescenti – almeno di tutti quelli che ho visto – richiedono un dispendio di energia espressiva infinitamente minore – o forse maggiore: controllo e misura costano più fatica della spontaneità. La faccia deve rimanere immobile, quasi paralizzata. A tendersi, ma lievemente e immagino lentamente, devono essere soltanto il muscolo elevatore del labbro superiore e, impercettibilmente, quelli trasversali del naso. L’influenza Zoolander è ancora attiva, ma sorpassata. L’espressione degli adolescenti è quasi la stilizzazione zen dell’espressione delle foto della moda: la transizione verso un altro modello.

Nel corso della sfilata mi sono imbattuto nel profilo di Emma U. ed è stata una rivelazione. Nei suoi selfie la ragazza cerca di riprodurre – nei limiti del possibile data la giovane età – l’espressione di sua madre. Una somiglianza chirurgica, non genetica. La chirurgia plastica enfatizza la prominenza del labbro e paralizza, o comunque rilassa, i muscoli circostanti. Perfino la contrazione dei muscoli nasali laterali – che nei selfie ricorre – può essere vista come un accorgimento anatomico per lisciare la faccia, e azzerare lo scompiglio portato dei muscoli, così da arrivare al controllo assoluto – o all’annullamento – dell’espressione. Il controllo della propria immagine pubblica – di cui i selfie sono la palestra – passa necessariamente dall’annullamento dell’espressione.

Le altre ragazze – e anche alcuni ragazzi – hanno la stessa espressione. Le signore vogliono apparire adolescenti. Le loro figlie le imitano%2

Giacomo Papi

Giacomo Papi è nato a Milano nel 1968. Il suo ultimo romanzo si intitola Happydemia, quello precedente Il censimento dei radical chic. Qui la lista dei suoi articoli sui libri e sull’editoria.