Libri e design

A cinque anni fui sorpreso dai miei genitori mentre mi arrampicavo su una scaletta fatta di grossi libri, nel tentativo di raggiungere quelli sugli scaffali più alti della libreria di mio padre. Del resto, nella nostra casa, dove c’erano libri ovunque, se ne faceva sovente un “uso improprio”. Se, durante i pranzi, non si trovava un cuscino, venivo rialzato al livello del tavolo mettendo sulla seggiola un robusto vocabolario, o, peggio ancora, per insegnarci a mangiare educatamente, con le braccia vicine al corpo, la mamma spesso ci costringeva a stringere sotto le ascelle due smilzi volumi.

Il libro è uno strumento per comunicare storie e idee. Solo a un certo punto del cammino umano ha assunto la forma cartacea che conosciamo e, nel giro di qualche anno, avrà sempre più la forma immateriale del digitale e verrà letto su uno schermo. La sparizione dei libri di carta non significherà affatto la fine dei libri. Ma ci priverà, purtroppo, dei mille usi che si possono fare dei volumi cartacei. Perché i libri hanno anche il pregio di servire sempre a qualcosa. Al di là del loro, spesso prezioso, contenuto stampato, assomigliano molto a dei mattoncini per costruzioni e sono una straordinaria fonte per la fantasia progettuale e per un sano esercizio di ironia.

Nelle sale del singolare e ben tenuto Museo Poldi Pezzoli di Milano è possibile visitare (dal 5 aprile al 6 maggio) la bella mostra Intorno al libro. Tra Arte e Design, curata da Beppe Finessi. Gli oggetti inventati utilizzando volumi cartacei o marchingegni per interagire in modo fantasioso con essi, sono esposti al piano terra e anche sparsi tra le sale del museo al primo piano (al quale si accede con una suggestiva scala ovale caratterizzata da un corrimano ricoperto di un vellutino che procura, al palmo della mano che vi si sostiene, brividi e sensazioni rare). Tra dipinti antichi (nelle cui sale si possono ammirare, tra l’altro, opere Botticelli, Piero della Francesca, Giovanni Bellini, Bernardino Luini) e vetrine contenenti le più preziose varietà di stravaganze che si possa concedere un collezionista, spuntano di tanto in tanto, in questi giorni, come colorati funghi, oggetti moderni.

Si rimane colpiti, ad esempio, dalle pile di enciclopedie, con le illustrazioni ricalcate con sottili trafori, dell’istallazione di Stefano Arienti; o dalla semplicità della casetta costruita con quatttro colorati tomi (Giulio Iachetti, Casa editrice, 2009); o dalla leggerissima lampada che si sostiene grazie a una base d’appoggio che pare l’escrescenza di un segnalibro infilato tra le pagine di un volume (Leonard Kadid, Bookmark Lamp, 2011); o dalla colorata poltrona alla Mondrian, con la seduta circondata da scomparti-libreria (Nobody&co, Bibliochaise, 2006); o dai segnalibi composti da un filo colorato e un anello penzolante che permettono di tirar giù dallo scaffale, comodamente con un dito, un volume (Sonja Marzoner, Bookmark, Fucina, 2007); per arrivare a incantasi dinanzi al poetico spettacolo di sagome di animali neri che spuntano dalle pagine di un libro, come se stessero scappando da una foresta (Hiroshi Sasagawa, Animal Index, h concept, 2008).

Una mostra intelligente e divertente che tenta un, per ovvie ragioni, provvisorio inventario della fantasia creativa legata ai volumi cartacei.

Francesco Cataluccio

Ha studiato filosofia e letteratura a Firenze e Varsavia. Ha curato le opere di Witold Gombrowicz e Bruno Schulz. Dal 1989 ha lavorato nell’editoria e oggi si occupa della Fondazione GARIWO-Foresta dei Giusti. Tra le sue pubblicazioni: Immaturità. La malattia del nostro tempo (Einaudi 2004; nuova ed. ampliata: 2014); Vado a vedere se di là è meglio (Sellerio 2010); Che fine faranno i libri? (Nottetempo 2010); Chernobyl (Sellerio 2011); L’ambaradan delle quisquiglie (Sellerio 2012); La memoria degli Uffizi (Sellerio 2013); In occasione dell’epidemia (Edizioni Casagrande 2020); Non c’è nessuna Itaca. Viaggio in Lituania (Humboldt Books 2022).