«Le leonesse sono tutte zoccole»

Quante sono le specie monogame, gli stupri dei germani, la nascita recente della monogamia tra gli uomini, e la gelosia tra gli eskimesi: alcune delle cose che racconto ne “Il numero delle bestie”, l’ultimo capitolo del mio libro Uomini che amano troppo.

***

Noi lo invitavamo per questo, perché ci spiazzava e perché atterriva le donzelle che turnavano alle nostre cene. Lui era l’etologo, un professorino associato che in linea di massima con noi non c’entrava un cazzo: era un originaloide, un mezzo disadattato, guidava una Simca e andava solo in seconda, vestiva come un prete, non aveva un euro, nessuno aveva mai conosciuto la sua anziana moglie e però ogni tanto lo invitavano in tv, e allora poi passava da noi tutto galvanizzato. Ed eccolo. Dieci minuti ad abboffarsi orrendamente e poi lo mettevamo in mezzo, e addio, partiva, non ce n’era più per nessuno.

«Tutte zoccole.»
«Povere leonesse, ma perché?» «Perché al maschio, quando le signore vanno in calore, toccano quattro o cinque giorni di sesso ininterrotto: fino a cinquanta volte al giorno.»
«E allora?»
«A servire le femmine del branco è una piccola coalizione di poveri leoni che sono stremati dalle scopate, e peraltro sono messi continuamente alla prova da altri giovani estranei che non vedono l’ora di intrufolarsi. Infatti capita di continuo che le leonesse vadano quatte quatte a farsi una tresca illecita coi giovincelli.»
«Delle cougar.»
«I maschi del branco intanto se la tirano con la loro criniera, simbolo di virilità, ma per una leonessa significa solo che sono anzianotti e che, come macchina da sesso, hanno una zampa nella fossa. Morale: per colpa delle zoccole spesso scoppiano delle guerre mortali.» «Vabbè, è normale, la lotta per la femmina…» «Ah sì? Peccato che la prima cosa che fanno i nuovi arrivati è uccidere e divorare i cuccioli dei perdenti. E le zoccole lì a guardare.»
«Madonna.»

Tecnica psicologica sublime: dare addosso a femmine-zoccole schermandosi con l’amore per la prole.

A ricaricarlo provvide una donzella da ornamento: «Questo non succederebbe, se leoni e leonesse fossero monogami».
«Ma non lo sono. Quasi nessun animale lo è.» «Come no?» «Nella stragrande maggioranza, la monogamia non esiste. L’accoppiamento multiplo è la norma.»
«Ma come? E i famosi colombi… i pinguini…?»
«Cazzate. La ricerca genetica ha fatto piazza pulita di tutte le leggende: non sono monogami un sacco di animali che pensavamo lo fossero.»
«Per esempio?» «Per esempio i primati, cioè gli scimpanzé, i gorilla, i gibboni e questi qua. Prendete i bonobo.»
«Eh?»
«Sono degli scimpanzé, in assoluto gli animali più vicini all’uomo. Bene: fanno un’attività sessuale non stop aperta a tutti, praticamente un’orgia continua. Ce l’avrete presente Jane Goodall.»
«Una pornostar?»
«È una famosa etologa, ha vissuto quarant’anni coi bonobo.»
«A guardarli scopare?»
«Jane Goodall studiò una femmina di bonobo e verificò che in otto giorni aveva scopato ottantaquattro volte con sette maschi diversi.»
«Bonobo gang bang.»
«Non bastava un gorilla?»
«A parte che i gorilla ce l’hanno piccolissimo, i gorilla hanno l’harem.»
«La sapevo ’sta cosa, ma quelli che l’harem non ce l’hanno? Mica possono averlo tutti, le gorillesse non saranno mica infinite.»
«Infatti tra i gorilla è pieno di sfigati: ciondolano intorno agli harem e le femmine magari una scappatella la fanno. C’è molto più sesso extra coniugale di quanto gli studiosi avessero pensato, il dna della prole non lascia dubbi.»
«Zoccole anche le gorillesse.»
«I gorilla sono interessanti, in certe cose ci assomigliano. I maschi meno belli sono più gelosi, e controllano le femmine in modo più stretto. Pare che i brutti investano anche più in regali, inoltre sono più inclini a essere bravi padri.»
«E i fighi? I Brad Pitt dei gorilla?»
«Sono più grossi, spesso hanno il pelo più colorato, si accoppiano con più femmine, in genere le più feconde.»
«Vabbè, ci saranno pure gli animali monogami.» «Io ti parlo dei mammiferi, che è il mio campo: sono monogame dodici specie su circa quattromila, il tre per cento dei mammiferi. E il dieci, quindici per cento dei primati.»
«Per esempio?»
«Lucia.»
«Marzia.»
«Qualche scimmia americana, poi pipistrelli, coyote, volpi, alcuni ratti, alcune specie di lontre, un tipo di foca.» «La foca monaca.»
«Viva la foca.»
«Dài, state seri.»
«Ma la spiegazione biologica qual è? Perché devono scopare con tremila femmine?»
«Una ragione sola non c’è. Di certo la strategia maschile non è mai quella di avere più figli da una sola.» «E le femmine?»
«A loro va bene perché la competizione premia gli spermatozoi migliori. Poi è anche vero che in questo modo ottengono più benefici personali da soggetti diversi, tipo cibo, protezione.»
«Ma le oche? Non erano monogame anche loro?»
«Manco per idea. Te l’ho detto, sono cambiati gli studi, ora basta l’impronta genetica dei nascituri e scopri dei veri troiai. Nei nidi è difficile trovare due uova che appartengano allo stesso padre, allo stesso uccello.»
«Ehm…»
«Oche e anatre semmai hanno il primato degli stupri.»
«No, vabbè.»
«Il branco.»
«Lo stormo.»
«Ma che è uno stupro tra animali? Dài…»
«Se dei maschi piombano su una femmina e la costringono a copulare, accoppiata o meno che sia, con lei che lotta spasmodicamente e cerca di scacciarli, be’, è uno stupro.»
«Io ho letto che solo gli umani stuprano.»
«Ma non è vero.»
«E il maschio non difende la sua animala?»
«Sì, ma se vede che sta per soccombere, spesso si accoda agli altri. È orrendo, lo so. I vari tipi di anatra sono quelle che stuprano di più, il cinquanta per cento delle loro copule sono degli stupri. I peggiori sono i germani.»
«I tedeschi.»
Parte delle donzelle a quel punto era caricata a molla. A ripartire fu indubbiamente la più brutta: «Però noi non siamo bestie, la nostra superiorità si vede anche dalla monogamia, che evidentemente è un punto d’arrivo».
«A parte che siamo bestie, dico biologicamente, scusami: tu dove la vedi tutta questa monogamia? L’uomo mica è monogamo.»

Qui ci scambiavamo un’occhiata trionfante perché finalmente stava per scorrere il sangue. Un quarto d’ora di oche e gorilla, ma finalmente c’eravamo. E di qui in poi le obiezioni erano perlopiù femminili.

«Le prove che gli uomini non sono naturalmente monogami sono schiaccianti.»
«Ma che dici? Ma dove vivi, negli Emirati?»
«Vivo in una società che ha fatto una scelta culturale, non naturale. Ma è una cosa ovvia, non saprei neanche come cominciare a spiegare. Conoscete l’effetto Coolidge?»
«È uno che ha vissuto quarant’anni con le thailandesi?»
«Se metti un montone a copulare con un’agnella, questi vanno avanti un po’ di volte, ma pian piano l’intensità decresce, declina, col tempo si stufano, allora sostituisci l’agnella ed ecco che il montone si riaccende come all’inizio: la novità lo rimette a nuovo, e vale per tutti gli animali e anche per gli uomini.»
«E per le donne.»
«Probabile, ma è più difficile da misurare. Ci sono mariti che hanno tre o quattro mogli, in certe tribù, e vanno con una alla volta sinché ricomincia il giro.» «Appunto: ma succede nelle tribù dei selvaggi, gente che è rimasta alla preistoria.»
«Ma figurarsi, la preistoria. Mi portate la borsa, che piglio il quadernetto?»

Il quadernetto. Il suo mitico e scarabocchiato quadernetto, che gli porgevamo con l’osservanza di chi deterge la fronte al sovrano.

«Lo studio più famoso ha esaminato 185 società umane e ne sono risultate monogame solo 29, meno del 16 per cento. Ma questo sulla carta: perché di fatto, nell’83 per cento dei casi, ai maschi era comunque concesso di avere relazioni multiple.»
«Ma va’. Ma dove?»
«Un altro studio, più recente, ha esaminato 238 diverse società umane e ha concluso che solo in 43 casi la monogamia era accettata come unica soluzione.»
«Non ho capito: e gli altri che fanno?»
«Di tutto. Prevale la poliginia, cioè un maschio con molte femmine, ma c’è anche la poliandria, cioè una femmina con tanti maschi.»
«Io ne conosco un paio, di policose.»
«Ma non dovete guardare ai tipi di matrimonio: il discrimine non è questo, sono i rapporti extraconiugali, in che misura sono permessi o tollerati.»
«C’è gente contenta di avere le corna?»
«È che ragionano in un altro modo. Nell’Himalaya c’è una tribù dove un marito ha diritto di incazzarsi solo se la moglie lo tradisce davanti a lui. Giuro. La poliginia è normale in tutte le tribù indiane delle due Americhe, oltreché, al solito, nei gruppi arabi e africani. Il quaranta per cento delle società umane consente i rapporti extraconiugali in condizioni particolari: durante certe festività, o con determinata gente, tipo i fratelli o le sorelle.»
«Si scopano tra fratelli e sorelle?»
«Ma no, fratelli e sorelle del coniuge.» «Non ci credo che se ne fottono dei tradimenti.»
«Metà del mondo punisce i tradimenti se sono fuori dal matrimonio, ma per il resto è un carnevale. Spesso è una cosa quasi da scambisti: è permesso scopare con la moglie dell’altro e viceversa.»
«Mi sposo.»
«In certe tribù indiane, se si vuol rendere onore all’ospite, puoi offrirgli di dormire con tua moglie, ma spesso si offre direttamente lei.»
«Non mi sposo più.»
«Cercavo una cosa… ecco qua: tra gli zorca del Venezuela, una moglie adultera non viene punita a patto che il marito ammazzi l’amante.»
«Un gentlemen’s agreement.»
«Gli eskimo…»
«Chi?»
«Gli eschimesi, o aleut: da loro, i cornuti sfidano gli amanti in una gara pubblica di canzoni.»
«Cioè? Uno mi scopa la moglie e io lo sfido a karaoke?»
«Senti, non ci credo.»
«Pazienza.»
«Ma scusa, non sono gelosi? Ecco, tu la gelosia come la spieghi?»
«Non la spiego: c’è. È un sentimento umano, perlopiù brutto.» «Mica solo umano. Pensa ai cani e gatti coi loro padroni, ai montoni, o caproni, quelli che si tirano cornate sulle Montagne rocciose.»
«Anche le libellule si menano.»
«E le balene.»
«È normale sentirsi affranti se gli affetti sono messi in dubbio: ma noi stiamo parlando di sesso, solo di quello, della maniera in cui viene gestito l’istinto di procreazione.»
«Eh?»
«Sarebbe la voglia di scopare.»
«Certo, esiste una relazione tra gelosia e intensità della passione, ma confondere passione e amore è da adolescenti.»
«Quando un uomo non è geloso, non è davvero innamorato.»
«Dimmi che stai scherzando.»
«Sto scherzando.»
«Però che rapporto è, senza passione?»
«E che rapporto è, se c’è solo passione? Una roba sfinente, spesso fuori dalla vita reale. La passione ha una durata limitata, e questo è chimicamente dimostrato: il matrimonio non è la tomba dell’amore, è la tomba della passione. Nessuno fa sogni erotici che riguardano la moglie.»
«Io sì, ma è la tua.» «La fissa della monogamia è una cosa relativamente recente. Persino nel Vecchio Testamento è pieno di uomini che avevano più di una moglie. Nell’antica India se un uomo sposato andava con una prostituta, o con una schiava, non era neanche considerato tradimento.»
«Anche nella Roma imperiale.»
«Non so. Però oggi è pieno di psicologi e analisti e terapeuti che vedono nella voglia di tradire solo delle nevrosi, dei disturbi della personalità, dei narcisismi, delle carenze affettive infantili. Ma secondo voi: è più normale uno che in quarant’anni ha tradito qualche volta la moglie o uno che non l’ha tradita mai?»
Al tavolo c’erano anche coppie sposate. E infatti una mogliettina saltò su: «Però sono i maschi che tendono ad avere tante mogli, non viceversa. E secondo me non c’entra solo la cosa dell’emancipazione, è proprio che gli uomini sono più maiali. Hanno bisogno di scopare in giro».
«Ma non è vero neanche questo. Il luogo comune dice che gli uomini sono meno selettivi e le donne più caute, ed è verissima una cosa: è vero, cioè, che gli uomini si vantano di scopare molto più di quanto facciano le donne. Ma lo capite anche voi che logicamente non sta in piedi: sarebbe possibile solo se nel mondo esistesse una minoranza di donne che scopasse tantissimo con una grande maggioranza di uomini. Non è così, e lo sapete.»
«Be’, qualcuna…»
«Perché mi guardi?»
«Siamo monogami per modo di dire. Avevo qui un dato… ecco, il dodici per cento delle donne è già infedele durante il primo anno di matrimonio, e dopo dieci anni la percentuale sale al trentotto.»
«Così poco?»
«Una ricerca inglese ha dimostrato che colui che era considerato il padre genico, nelle famiglie, lo era il novantaquattro per cento delle volte.»
«Non ho capito.»
«Significa che sei bambini su cento, in realtà, erano figli di un padre diverso da quello che li aveva cresciuti. E, mediamente, manco lo sapevano.» «Ho un dubbio terribile.»
«Tu, però, è da tutta la sera che proponi il parallelo con gli animali. Ma noi, perdona se insisto, non siamo animali. Me ne sbatto della classificazione biologica, noi non siamo animali e basta, perché noi non siamo solo interessati a riprodurci. Non voglio farti discorsi sulla spiritualità e sull’arte e queste cose, però un po’ oltre, be’, lo siamo, abbiamo altri interessi, non puoi dirmi che il cervello di un gorilla è come il nostro.» «E il fidanzato di Claudia?» «E sta’ zitto.»
«I gorilla non usano il tostapane, e non sono andati sulla luna, è vero: ma io mi sto limitando a parlare di sesso, e solo in minor parte di sfera affettiva. Non è colpa mia se la gente fa una fatica del diavolo a separare le due cose. Ebbene sì, gli animali monogami ci sono, ma sapete qual è la cosa più interessante? È che il sesso, nella loro vita, ha una posizione nettamente inferiore rispetto alla sopravvivenza quotidiana, alla cura e pulizia reciproca, al dormire insieme, in generale allo stare insieme. Solo per noi il sesso è così ossessivamente centrale: agli animali, quando non sono in periodo fertile, del sesso non gliene frega niente. Per noi invece è una specie di malattia.» «Io sono tanto malato.»
«Io ho bisogno di un’infermiera.»
Stanchezza, battute meno leste, commenti che si fanno più sentenziosi.
«Quindi, secondo te, dovremmo scatenarci in una specie di orgia generalizzata, socialmente accettata, sennò resteremo tutti degli ipocriti infelici.»
«Non l’ho detto. Non lo penso. Certo, ciascuno dovrebbe cercare di modellare la sua vita senza fare a cazzotti con le sue inclinazioni.»
«Cioè? Dài che è tardi.»
«Se sei un geloso cronico, è masochistico sposare un certo tipo di donna.»
«Una troia, tipo.»
«Se sei un puttaniere, è inutile che ti metti con una gelosa che t’aspetta a casa col mattarello. Per il resto io non ho mica la ricetta per la felicità. Anche perché le hanno provate tutte: coppie aperte, coppie bianche, bigamie, poligamie, poliginie, poliandrie, addirittura matrimoni di gruppo: ma non è spuntata nessuna prova che una determinata soluzione rendesse più felici della monogamia.»
«Devi trovare quella giusta, sta’ a vedere che a fine serata arriviamo a questo.»
«Forse neanche. Quello è il discorso di Platone: che da qualche parte nel mondo, cioè, esiste il partner perfetto, la controparte ideale. Ma se anche ci fosse: come fai a trovarla in un carnaio di miliardi di persone? La verità è ancora più banale: devi lavorarci, il buon matrimonio si crea, in natura non esiste.» «Io avevo una frase bellissima, ma adesso me la sono scordata. È di un francese…»
«Chi?»
«Quello della Traviata…»
«Ma non è Verdi?»
«Ho capito, tu dici La signora delle camelie
«Alexandre Dumas.»
«Quello lì.»
«Ho capito anche la frase. Dovrebbe essere: le catene del matrimonio sono così pesanti che ci vogliono due persone per portarle, qualche volta tre.»
«Ecco.»

Filippo Facci

Giornalista e scrittore, lavora a Libero, ha collaborato con il Foglio, il Riformista e Grazia. È autore di Di Pietro, La storia vera