L’Italia dei Valori

Ho visto che il Post è rimasto colpito dall’articolo della Stampa secondo il quale sarebbero finite le «crociate sui valori». Capisco bene. Quell’articolo di Fabio Martini a mio dire si presta a più di un equivoco, forse per via dei titoli: «Si è conclusa la stagione delle crociate dei valori», «Nell’Italia che cambia lo scontro sui temi etici passa in secondo piano». In pratica si parte dall’apparente riserbo della Chiesa sulla fecondazione eterologa (dopo che la Consulta ha tolto il divieto) e si presume che ci sia stata una «rottamazione delle ideologie» e che la Chiesa abbia taciuto, dunque, perché è cambiato il mondo: «La crisi economica ha scombussolato la gerarchia dei valori e delle priorità, e le questioni etiche appaiono meno urgenti di quelle legate alla sopravvivenza, al lavoro, al futuro» dice il sociologo Domenico De Masi, mentre secondo il piddino Giorgio Tonini «Papa Bergoglio a sua volta ha favorito il primato delle questioni economiche e sociali, ha relativizzato le questioni eticamente sensibili, ha riproposto l’autonomia della politica».

Insomma: la gente è senza lavoro, il Papa è meno ideologico e poi c’è Renzi, il ritorno della politica: questa la mia sintesi brutale. Peccato che, secondo me, non stia in piedi.

La gente è ancor meno disponibile a discutere di principi come aveva fatto dopo l’11 settembre, senz’altro; ma l’articolo della Stampa parla di «sordina ai crociati dei valori» e di un loro «declino» come se si stessero ritirando di buon grado, come se fossero dei perdenti ormai fuori dal tempo: il dettaglio che sfugge, però, è che non solo restano vincenti, ma potrebbero anche tranquillamente riposarsi sugli allori. E’ vero, il discorso parte dalla sconfitta della Chiesa (eccetera) sulla fecondazione eterologa: ma viene dopo dieci anni di una legge unica al mondo e che non è stata sconfitta dall’autonomia della politica, ma, ancora una volta, dalla supplenza della magistratura. La Stampa, in un riquadro affianco all’articolo, affianca altre tre «battaglie» tra quelle che sarebbero passate «in secondo piano»: vediamole una per una, dunque.

Prima battaglia, le unioni civili: non ci sono. Manca una legge, ci sono solo degli statuti regionali dal valore simbolico. In compenso le unioni ci sono, e da un pezzo, in Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovenia, Spagna, Svezia, Grecia, Ungheria, Islanda, Norvegia, Svizzera, Andorra e Liechtenstein. In molti paesi c’è anche il matrimonio gay. Tra i paesi che non regolamentano le unioni civili, invece, spiccano l’Italia, il Vaticano e i paesi musulmani o ex comunisti. Nota: ogni volta che se n’è parlato, in Italia, anche di recente, la Chiesa ha fatto un baccano d’inferno.

Seconda battaglia, testamento biologico ed eutanasia: non ci sono né uno né l’altro. Il centrodestra stava per varare una legge peggiorativa che per fortuna è annegata nell’inefficienza parlamentare e nelle crisi di governo. In Italia il fine-vita è risolto di nascosto o, se diviene fatto pubblico, da sentenze della magistratura. Nota: ogni volta che se n’è parlato, in Italia, anche di recente, la Chiesa ha fatto un baccano d’inferno.

Terza battaglia: l’aborto. Quello c’è, ma solo grazie a una battaglia referendaria promossa negli Anni settanta. La legge è intoccabile perché funziona (nel senso: gli aborti calano ogni anno) ma è sottoposta a veri e propri sabotaggi. L’Italia è uno degli ultimi paesi occidentali in cui è stata introdotta la pillola Ru486 (22 anni dopo la Francia, dopo di noi solo Lituania e Polonia) la quale pillola resta di complicata reperibilità. Le campagne di contraccezione da noi non esistono, la Chiesa non gradisce, e a farne le spese sono le categorie che abortiscono in maggioranza: le ignoranti e le immigrate. Impossibile poi tacere su quell’autentica truffa da codice penale che è l’obiezione di coscienza, esercitata da circa l’80 per cento dei ginecologi (soprattutto in Campania, Basilicata e Sicilia) nonostante l’85 per cento degli italiani sia favorevole alla Legge 194. Naturalmente ogni volta che se ne riparla, in Italia, anche di recente, la Chiesa ha fatto un baccano d’inferno.

Sul fatto che sia cambiata la sensibilità degli italiani, infine, è pure lecito dubitare. Chi non ha mai perso di vista i sondaggi, nel decennio passato, sa bene che le opinioni della Chiesa e quelle della maggioranza degli italiani non si sono mai davvero incrociate. Testamento biologico, Legge 194, aborto, coppie di fatto, divorzio breve, laicità dello Stato: su questi temi la maggioranza degli italiani (anche di centrodestra, con differenze minime) la vedeva in maniera diametralmente opposta alle opinioni ecclesiastiche, che pure erano piuttosto rumorose e sponsorizzate, come detto. Un’altra opinione purtroppo condivisa, a destra come a sinistra, era che i temi etici non spostassero un voto che fosse uno. Allora come oggi. E oggi, appunto, la situazione concreta resta quella descritta: sicché dovete dirmi in che termini «si è conclusa la stagione delle crociate dei valori» e in che modo «lo scontro sui temi etici passa in secondo piano». Forse nei termini che, sparite le crociate sui valori, sono rimasti i valori: ma – non so i vostri – non sono i miei.

(Da Libero)

Filippo Facci

Giornalista e scrittore, lavora a Libero, ha collaborato con il Foglio, il Riformista e Grazia. È autore di Di Pietro, La storia vera