Nomi e cognomi

Notizia di venerdì: il secondogenito di Andrea Agnelli è stato chiamato «Giacomo Dai». Sì, Giacomo Dai. La primogenita l’avevano chiamata Baia; in famiglia già spiccavano Lupo, Lapo, Delfina e qualcuno temeva Tonno, invece hanno scelto Giacomo Dai. Che fortuna. La moglie di Totti, tempo fa, ironizzava sui nomi degli Agnelli: lei è madre di Chanel, non avrebbe mai scelto Giacomo Dai. Al limite Daje. Ma di un Agnelli, tanto, badi solo al cognome, e comunque gli eccentrici si frequentano tra loro.

Il problema è la gente normale, quella che debba ripetere il nome al telefono o in coda alle Poste, gente i cui genitori andrebbero arrestati: perché non puoi chiamare tuo figlio Felice, se di cognome fai Mastronzo; devi immaginare una vita passata a dire «piacere, Urino Birra» oppure «Ciao, sono Tranquilla Dalle Palle». Tutti nomi veri: Pino Silvestre, Luce Scala, Gustavo Lapasta, Massimo Orgasmo. Esistono. Sono tra noi. La signora Vera Vacca, milanese, fece una fatica d’inferno per riuscire a cambiar nome, e il signor Felice Mastronzo alla fine diventò Mastranzo dopo mille scartoffie. Migliaia di disperati dai nomi assurdi, rovinati dalla creatività dei genitori, possono rifarsi alla Corte di Cassazione, anche se i signori Strato Insidioso e Tremendo Porcile, o le signore Perla Madonna o Benedetta Topa, prima dell’età adulta avranno fatto in tempo a rovinarsi l’infanzia. Una coppia ligure aveva deciso di chiamare il primogenito «Venerdì», come lo schiavetto di Robinson Crusoe, ma l’ufficiale dell’anagrafe si era rifiutato. Allora la Cassazione ha sancito che il bambino si sarebbe chiamato – chissà perché – Gregorio. Il presidente dei matrimonialisti italiani ha plaudito alla sentenza: «Anche a Napoli, chi si chiama Zoccola sceglie sempre di cambiare».

Alcuni genitori però andrebbero internati: perché la scelta è loro. Non sono come quei poveretti che hanno cognomi doppi e immutabili: tipo Evacuo Bisognin, Cazzin Mozzato e Sasso Pirla. (Per quanto riguarda gli Agnelli, facciano come vogliono: noi siamo garantisti. Non bisogna prendersela coi genitori. Non prima di un regolare processo).
Il problema non è che i figli di Ignazio La Russa si chiamino Geronimo e Lorenzo-Chochis; come detto, non stiamo parlando di italiani medi, di gente che il nome debba ripeterlo continuamente al telefono, in coda alle Poste, nei luoghi della gente normale; perché è chiaro che il problema, appunto, è la gente normale. Maria Laura Rodotà, del Corriere della Sera, scrisse che secondo lei Christian è un nome assurdo: ma la figlia della Rodotà si chiama Zoe, sicuri che vada meglio? Poi c’è tutto un discorso su Bob Geldof che ha chiamato la figlia Peaches (in italiano: Pesche) e poi un’altra figlia Fifi Trixiebelle, questo mentre Gwyneth Paltrow ha chiamato la figlia Apple (Mela) e però insomma: sono artisti, sono creativi, il nome eccentrico o da perfetto idiota è un marchio di fabbrica. E poi sapete come sono gli anglosassoni. Un tizio del Michigan ha chiamato il suo secondo figlio 2.0, il terzo ovviamente 3.0 e via così, roba da riavviare la famiglia.

Negli Usa molti bambini sono stati chiamati Armani, Timberland e Canon. Una ricerca della Nebraska’s Bellevue University ha evidenziato che negli anni Ottanta andavano forte nomi di personaggi delle serie televisive (J. R. e Sue Ellen, per dire) mentre adesso si contano per esempio 353 Lexus (auto della Toyota) e 5 Celica (altra auto della Toyota) per non contare i nomi da passerella: 298 piccole Armani, 164 Nautica, 6 Timberland, 6 Cashmere, 7 Denim, 5 Cotton, 21 L’Oreal, 49 Canon e addirittura 7 Del Monte.

Ma torniamo dalle nostre parti: non ci sono problemi per quei nobilastri romani che torturano la prole chiamandola Aimone, Sigieri, Artico, Cosmo, Moroello, Emerenziana e Diamante. Loro sono contenti così. Però, ecco, un tizio napoletano ha chiamato suo figlio Varenne, come il cavallo. Oddio, è anche vero che negli anni Cinquanta alcuni neonati francesi furono battezzati Ribot: però in Italia, tra le classi poco agiate, circola gente che è stata chiamata Canzonissima. Pensate ai seguenti nomi pronunciati tipo appello scolastico, mettendo prima il cognome: Ave Maria, Maddio Santo, Pasta Agnese, Culetto Rosa, Recupero Domenica. Non ci credete? È tutto documentato. Pacifico Settembre è marito dell’ex soubrette Miriana Trevisan, Leon Cino partecipava ad «Amici» di Maria De Filippi. Ci sono i casi particolari, i nomi storici e commemorativi: risultano un Cristoforo Colombo che vive a Genova, un Giuseppe Mazzini che abita in Piazza Risorgimento e un Giuseppe Garibaldi che abita in via Unità d’Italia: questi vanno bene come i vari Guglielmo Sanzio, Scipione Africano e Lucrezia Borgia. Sono voluti, un qualche senso c’è. Già il discorso cambia per i non casuali Bianco Natale, Sabato Malinconico, Domenica D’Agosto, e cambia moltissimo (e c’è da invocare la galera, i lavori forzati, la tortura in carceri irachene) per quei genitori che facendo di cognome Chiappa chiamano la figlia Rosa, i signori Silvestre che scelgono Pino, i coniugi Voltaggio che battezzano Massimo. Perché questo è dolo, cattiveria umana, e allora è giusto che le angosce dei figli ricadano sui genitori: si ribellino, dunque , i citati Luce Scala, Tranquilla Piscia, Guido Collauto, Massimo Orgasmo, Gustavo La Pasta. Ci scrivano, noi li aiuteremo. Le cose possono cambiare, devono sapere che altri stanno peggio e che però non potranno mai farci niente: perché peggio di un nome imbarazzante c’è un cognome imprescindibile. Fatevelo raccontare da Lourdes Porco Pesce, da Amorino Maniaco Topa, da Benedetta Spaccamela. È una tragedia autentica e voi magari lì a non crederci, a pensare che stiamo facendo i brillanti, che stiamo ridendo come voi pure: smettete subito. Non ve lo chiediamo noi. Ve lo chiede Narciso Culetto Flocco. Ve lo chiede Felice Evacuo Bisognin. Ve lo chiede Vito Maiale Brontolone.

Filippo Facci

Giornalista e scrittore, lavora a Libero, ha collaborato con il Foglio, il Riformista e Grazia. È autore di Di Pietro, La storia vera