Lanciati a bomba contro l’ingiustizia (non importa come)

Sto cercando in tutti i modi di trascurare il fatto che i due spot elettorali del PD, messi in circolazione oggi abbiano come colonna sonora la tragica e mortuaria canzone di Gianna Nannini di cui mi ero già lamentato da queste parti.
Non vorrei, infatti, che l’antipatia per quel brano cupo e per la voce della sua interprete influenzi il mio giudizio sui due spot. Ci provo.

Cosa si vede? In “Bacio” ci sono 30 secondi di tentennamenti di una futura coppia di fidanzati. È un giorno grigio e piovoso e i due, invece che starsene a casa in tutta comodità e privacy, sono su un lungo mare bruttino ed esitano a darsi il primo bacio.
No, non è un caso di insicurezza, ansia da prestazione, timidezza. I ragazzi sono preoccupati dal futuro ed elencano nei loro pensieri, ciascuno per sé, le ragioni di tanta preoccupazione: il mutuo che nessuno gli darà mai, il lavoro che non c’è, la difficoltà di farsi una famiglia. Poi, caso raro a sinistra, si trovano d’accordo: «meglio che non lo/la bacio!». E, cosa molto di sinistra, fanno subito l’esatto contrario. E si baciano.
Chiude tutto una voce fuori campo che dice «Il nostro sarebbe un paese più bello se fosse più giusto», mentre sullo sfondo passano due anziani (questo perché lo spot è tecnicamente inappuntabile, quindi fedele alla regola da manuale che prevede di raffigurare sempre il consumatore-tipo negli spot). In ultimo compare un quadro con logo del PD e scritta «Il 24 e il 25 febbraio vota per l’Italia giusta».

Il soggetto “Parto” ritrae una classica scena: lei in sala parto, lui (infame) fuori, preoccupato e con in mano un mazzo di fiori un po’ cheap. Il meccanismo è lo stesso, cioè sentiamo incrociarsi i pensieri dei protagonisti, ovviamente preoccupati: chissà quanto costano pannolini e pappe, chissà come farò a lavorare ora che ho un figlio, eccetera. Poi un vagito che annuncia il buon esito del parto interrompe il flusso di preoccupazioni e sulle immagini della neo-famiglia felice parte il finale, identico: stesso claim e stesso quadro.

C’ è poco da dire dal punto di vista tecnico: i creativi, il regista e la produzione hanno fatto un lavoro di qualità indiscutibile, immaginando i non eccelsi budget del PD.
Certo, più di una persona a cui ho sottoposto i due spot si è chiesta se fossero di rilevanza nazionale, visti i protagonisti.
È un tema spinosissimo e che mi imbarazza molto affrontare, perché coinvolge quella parte del mestiere di comunicare che confina con il politicamente scorretto, ma non è irragionevole pensare che qualche giovane elettore al nord non si senta così tanto rappresentato da un ragazzo un po’ scrauso, barbuto (insomma, ai miei occhi vendoliano) e che ha un marcato accento del Sud, al punto che dice “inzieme”. E le sorti di queste elezioni quest’anno si decidono prevalentemente in Lombardia e Veneto.

Ma sorvoliamo. E sorvoliamo sull’irrazionalità delle due storie (davvero esiste qualcuno nel ventunesimo secolo che si fa tutto quel film in testa prima di baciare una ragazza per la prima volta? davvero c’è una ragazza che si interroga sulle quote rosa mentre partorisce?) e sulle pennellatine retoriche.

Il problema più grande, come sempre, è politico.
La sostanza dei due spot è tutta qui: l’Italia è un paese ingiusto, che tarpa le ali ai giovani, gli rende difficile mettere su una famiglia. E di sponda, ma la cosa prevede che l’elettorato sia in grado di compiere dei sillogismi o associare audio e immagini, dice “Il PD lotta per un’Italia più giusta”.

Tutto bellissimo, ma non c’è un fotogramma che spieghi come il PD intenda compiere questa lotta. E in uno spot che di fatto è uno spiegone un po’ retorico è importante dirlo. Anche in modo succinto, anche con una sineddoche, con un assaggino, un teaser.

Va a finire che i due spot più che veicolare una proposta politica funzionano come analisi di scenario. E dicono su una cosa su cui concordano tutti, da Rivoluzione Civile a Fiamma Tricolore: l’Italia è ingiusta.
Sì, perché in queste sciagurate elezioni non c’è una sola forza politica che debba portare il peso di sostenere che va tutto bene.

Provate a fare un gioco stupido ma efficace: prendete lo spot e immaginate che al posto dell’ultimo quadro con il logo del PD compaia il suo omologo con il logo e il claim di un altro partito. Funziona, vero?

Il fatto è che su un’affermazione così generica tutti proiettano quello che vogliono. Va a finire che dopo 30 secondi di dubbi socio-economici di una futura coppia possa vivere benissimo il logo di Forza Nuova. Ecco che la mente riempie i vuoti: i due futuri limonanti sono preoccupati perché l’immigrazione mina le solide basi economiche della nostra società. Voilà.

Volete immaginare la versione PDL? I due tentennano a fidanzarsi perché in Italia ci sono troppe tasse, l’economia è depressa e meno male che Silvio c’è. E così via.
E non vi dico quanto viene facile la versione UDC dello spot. È perfetto per il partito di Casini e i valori che mette in primo piano. E questo forse avrebbe dovuto far alzare qualche sopracciglio dalle parti del PD.

Alla fine ci troviamo con due mezzi spot, che servono solo a presentare un problema universale e riconosciuto da tutti.
Insomma, ci fanno vedere il pavimento sporco e poi compaiono logo e claim del detersivo. Manca tutto il pezzo in cui il pavimento torna splendente e si spiegano o anche solo accennano le ragioni per cui il PD lava più bianco.
Per quanto ne so, spot così fanno vendere poco.

Enrico Sola

Dj prestato al mestiere della pubblicità e all’hobby della comunicazione online, dal 2003 cura con affezione variabile un blog che si chiama Suzukimaruti. Quello dei post chilometrici. Vive a Torino.