Descrivere in un disegno la vulnerabilità dei rifugiati

Mesi fa sono partito per Riga in Lettonia. Invitato dall’Istituto di Cultura Francese, in collaborazione con l’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, ho realizzato un progetto durante le quattro giornate della Quadriennale di Scultura terminando durante la notte bianca della città, l’11 Settembre 2016. La chiusura della performance sarebbe dovuta essere dopo, verso Natale, con la cancellazione del lavoro svolto.

Le cose che faccio ho il ragionevole sospetto che non debbano necessariamente essere divulgate subito. Ho un certo bisogno di guardarle e capirle anche io lasciando passare del tempo e questo procedimento è difficile soprattutto quando si realizzano cose con cui il pubblico interagisce istantaneamente come in questo caso. Ragionare su un lavoro in studio è diverso che raccogliere dei dati e riportarli direttamente con un pennarello indelebile su una parete. Ci devo fare l’abitudine ancora.

Arrivato lí ho avuto la possibilità di essere accompagnato in un campo di rifugiati ed intervistare il padre di una famiglia di Aleppo e riportare la sua storia, quella dei suoi figli e di sua moglie lungo un muro che non poteva certamente essere quello di casa sua lasciata alle spalle migliaia di chilometri dietro e molto probabilmente in macerie oggi.

Ho chiamato il lavoro “Vulnerability Hiding In Plain Sight”, più o meno tradotto in “Vulnerabilità che si nasconde in bella vista”. Mentre ero lí tra una pausa ed un’altra ho scritto queste note, il titolo viene da lí:

vulnerability hiding in plain sight
while we all complain,
while we all efficiently hesitate
while we watch them suffer
while they die and we keep living
simple as that, both adrift, that’s all that matters
vulnerability hiding in plain sight
useless sense of care and protection swept under the rug
turning complaint in all that matters
as a firm boiled egg, as if we really care
even about ourselves at all

Traducendo a braccio: vulnerabilità nascosta in bella vista/ mentre noi tutti ci lamentiamo/ mentre tutti efficientemente esitiamo/ mentre li guardiamo soffrire/ mentre loro muoiono e noi continuiamo a vivere/ semplice così come è, entrambi alla deriva, questo è quello che conta/ vulnerabilità nascosta in bella vista/ inutile senso di cura e protezione nascosto sotto il tappeto/ trasformando la lamentela in tutto ciò che conta/ come un uovo bollito bello sodo/ come se ce ne fregasse qualcosa/ anche di noi stessi

Pochi giorni fa mi è stato detto che pur avendo firmato un documento per la cancellazione del progetto come chiusura della performance mentre ero a Riga questa testimonianza non è ancora stata coperta di vernice e cancellata come pensavo. Questa notizia in qualche modo chiude i miei tempi biblici e i miei “ragionevoli sospetti”. Spero di avere raccontato al massimo delle mie capacità ciò che ho potuto ascoltare.

Il video seguendo il link e le foto sono state realizzate da Jānis Ābele e Toms Zarāns, il brano “A Sort Of Apology” da The Amp Rive che mi hanno concesso di utilizzarlo.

Vulnerability Hiding In Plain Sight 2
Vulnerability Hiding In Plain Sight 6
Vulnerability Hiding In Plain Sight 4
Vulnerability Hiding In Plain Sight 7
Vulnerability Hiding In Plain Sight5
Vulnerability Hiding In Plain Sight
Vulnerability Hiding In Plain Sight 3

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Emanuele Sferruzza Moszkowicz

Mi chiamo Emanuele Sferruzza Moszkowicz, preferisco Em, o Hu-Be. Questo è il mio archivio: www.hu-be.com e questo è un progetto che porto avanti che mi permette di conoscere molte persone: www.scribblitti.com