Pulizie di primavera a 360°

Pochi giorni fa non molto distante da Viale Buenos Aires una amica mi ha chiesto di raccontarle una storia, una breve storia. Solitamente, ed è per questo che sono così arrendevole nei suoi confronti, è lei che mi racconta del mondo e dei suoi viaggi come giornalista davanti ad una caipirinha -che è un succo non tanto esotico quanto divinatorio e di reminescenza senza eguali quando lo porta alla bocca e punta verso l’alto un ciuffo dei suoi capelli per attingere a non so bene cosa nell’aria- .

Il turno in questa occasione era mio e la storia era pronta. Era pronta perchè, anche se mi è stata raccontata diverse volte negli anni e l’ho scordata più che volentieri, è tornata una tripletta di settimane fa a bussare alla mia porta. Mai che le avessi dato molto peso o che mi fossi fermato a ragionare su cosa mi stesse proponendo questa storia. Eppure di recente mi sono trovato a decidere in via definitiva di riprendere in mano la mia vita senza sapere davvero da dove partire per superare i miei limiti personali (molto, decisamente molto limitati come limiti). E mi è stata raccontata di nuovo. Questa volta ero lì ed ero ricettivo e non mi è entrata solo in testa. Mi ha rianimato da un bel sonno profondo.

È semplice e breve, davvero. Ha anche a che fare con le pulizie di primavera, diciamo in un modo laterale. Fate come se foste in un baretto alle otto e mezza di sera con una caipirinha in mano. Già che ci siete, se state leggendo Il Post dal vostro taccuino tecnologico in un bar, ecco, fatevene portare una.

Allora inizio. C’è questa persona, uomo o donna davvero non ha importanza, impetuosa e forte di una natura inesplicabile a molti, con alle spalle ogni genere di esperienza, con gli occhi vivi, scintillanti anzi, perchè si dice abbiano visto ogni cosa del mondo. Parla delle lingue e ognuna è di un paese sconosciuto di cui porta su di sé, come di ritorno da prove ineguagliabili, medaglie sotto forma di ogni cosa. Bracciali, collane, anelli e vestiti di ogni fatta adornano il suo corpo. È regale in ogni manifestazione di se. È forte di tutto quello che la vita gli ha offerto. Avventura, morte, gioia, sconfitta, seduzione, lotta. Ogni cosa è stata una occasione per vivere con ancora più passione. Gli arriva però un giorno la voce che esiste un saggio in una terra remota, una persona descritta come fluttuante nelle otto direzioni, che può insegnare a chi è pronto l’ultimo cammino. Allora questo, animato dal desiderio di raggiungere anche quest’uomo inizia il viaggio. Attraversa le prime montagne seguendo il corso del fiume percorrendo chilometri e chilometri fino alla boscaglia e a nuove montagne brulle e arroventate per imbattersi nel deserto e subito dopo trovarsi davanti il mare. Arrivato al confine di tutto quello che è descritto nelle mappe sparisce tra la nebbia riemergendo giorni e giorni dopo in una vallata coperta di fiori. Il punto è quello. Da lontano vede un uomo seduto. Poco dopo, alla soglia della sua casa, ancora pieno di energie senza attendere un minuto di più dopo quest’ultima enorme impresa si rivolge al vecchio uomo e dice: “Dammi tutto ciò che hai. Voglio conoscere l’ultimo cammino, voglio il tuo insegnamento.” . Il vecchio fa un cenno e gli sorride amorevolmente invitandolo a sedersi. “Vuoi del te?”, gli chiede prendendo la teiera appesa sul fuoco. La tazza davanti a questo inizia a riempirsi. Il vapore si arriccia descrivendo nell’aria ogni genere di immagine mentre il colore intenso delle erbe usate per l’infuso copre il fondo fino a renderlo cupo ed inaccessibile. La tazza continua a riempirsi davanti a lui che si chiede sa mai il vecchio saggio non sia semplicemente un vecchio rincoglionito andato con gli anni, con la testa e senza denti. Ora trabocca. Il liquido che sembra non finire mai copre il tavolo fino a colare sulle gambe dell’ospite che si alza di scatto spazientito urlando “Ma cosa fa? Che cosa diavolo sta facendo! Si fermi!”. Il vecchio lo guarda amorevolmente e dice “Torna quando la tua tazza è vuota”.

Buone Pulizie Di Primavera. E se la tazza è piena come nel mio caso ecco, trovate il modo di tornare accoglienti. Un buon modo è di tirare lo sciacquone e osservare tutta, davvero tutta quella roba piroettare via. Possibilmente per sempre. Vi assicuro che vi sentirete più leggeri e vedrete con chiarezza molte delle cose che prima erano inesplicabili.

Post Scrittum Snippet: Blinded By Spring qui sopra è stato pubblicato su Link ed esposto alla DD 172 a Manhattan lo scorso anno prima di venire offerto per un evento di beneficenza per raccogliere fondi per la sindrome di Down a Miami ma venire perso nella spedizione, sembra. Nel caso lo troviate in un pacchetto di patatine contattatemi.


Emanuele Sferruzza Moszkowicz

Mi chiamo Emanuele Sferruzza Moszkowicz, preferisco Em, o Hu-Be. Questo è il mio archivio: www.hu-be.com e questo è un progetto che porto avanti che mi permette di conoscere molte persone: www.scribblitti.com