A Spin Breaks A Loop #1

23 marzo – È la giornata mondiale della metereologia.

Mentre Wehrner Von Braun nasce minuto più minuto meno cento anni fa, i fratelli Wright un decennio prima registrano all’ufficio brevetti la loro “macchina volante” che atterrerà sotto forma di aereoplano diciannove anni più tardi nello stesso giorno su Washington.

A lui, il Von Braun, dobbiamo i primi razzovettori dell’aereonautica, la distruzione di mezza Europa con i suoi V-2 dopo i test balistici a Peenemunde sul Mar Baltico e il primo programma scientifico spaziale per andare e tornare da Marte il tutto in 520 giorni iva compresa.

Il giorno del suo ottantanovesimo compleanno, dall’oltretomba, Von Braun soffia le candeline all’annuncio di Reagan della più promettente scemenza senza confini dell’American Dream: lo Star Wars Missile Defense Plan. Una cosa che per ora è servita solo ad irritare la Russia, fare cinematografia allo sbaraglio e a mantenere la promessa di tenere lontani alieni e meteoriti. Voi ne avete visti? No? E allora funziona.

Credo sia al di là di ogni ragionevole dubbio l’innegabile legame tra il suo anniversario e la caduta della Stazione Spaziale Mir, fatta cadere ovviamente con un missile V-2 invisibile o delle salsiccette collocate nel tubo radiale.

Mentre nell’oggi del 1956 il Pakistan viene proclamato Repubblica Islamica mandando a quel paese migliaia di anni di ahimsa e iniziando una promettente guerra termonucleare con la vicina India, Patrick Henry sputa fuori il discorso memorabile “Give me liberty or give me death” cento ottantuno anni prima. E alla faccia dei positivisti e che le cose migliorano nello stesso istante sempre il 23 marzo, oggi ma cento quarantaquattro anni dopo dell’Henry, Mussolini pensa bene di fondare il movimento fascista e il Reichstag per rilanciare fa di Hitler dittatore della Germania quattordici anni dopo.

Nessuno comunque quel giorno a Berlino sarebbe stato anche solo capace di immaginare che Stanley Pons e Martin Fleischmann avrebbero annunciato cinquantasei anni più tardi la fusione fredda dall’Università dello Utah e che ben cento e più anni prima il Boston Morning Post avrebbe registrato il primo uso della parola “OK” che servirà per sempre a definire lo stato psico fisico dopo la visione di un film di Kurosawa, nato ben due anni prima del Von Braun.

Oggi, ma proprio oggi, dopo aver raggiunto il Pacifico accompagnati dalla guida indiana Sacajawea, gli esploratori Louis e Clark iniziano il loro ritorno dalle selvagge terre della wildeòr americana festeggiando con una birra la legalizzazione delle bevande alcoliche cento ventisette anni avanti nel tempo pronti per la premiere di Beat The Clock.

Post Scrittum Snippet: È stato. È. Sarà. È in relazione ad un evento che se ne definisce un altro.

Il desiderio di cambiare se stessi è difficile.

È difficile per la paura del fallimento perché si è legati al passato.

È difficile per la paura di ciò che è sconosciuto perchè non si riesce a vedere oltre al proprio naso.

È difficile perchè si ha paura di riuscire. Si. Anche. Ci avete mai pensato?

La maggior parte delle persone non sa quello che desidera. Peggio. C’è chi sa cosa vuole ma non fa azioni per cambiare e si ripete “un giorno lo farò”. “Un giorno” è oggi. E oggi è adesso. E se cercando di fare la cosa che sento giusta sbaglio completamente “adesso” diventa una promessa: “da ora in poi”.

La primavera porta sempre chiarezza e molti “da ora in poi”. Domenica ho passato otto ore all’ospedale. Dolore trafittivo intercostale. Sembravano coliche renali ma invece no. Ne sono uscito sulle mie gambe senza sapere cosa fosse anche se al mattino ho pensato che stavo tirando le cuoia. Misteri della fede. A volte mi chiedo a cosa servono gli ospedali. Comunque che si sappia: ho un sangue migliore di quello di un bambino, così mi è stato detto. Ho iniziato dei nuovi lavori molto grandi. Sto sistemando casa. Ho finalmente inscatolato l’albero di Natale. Sono coperto di vernice. Ieri mi sono seduto davanti alla prima piantina che ho comprato. Ho sempre trovato stupido mettere nei vasi delle piante tanto quanto mettere dei pappagalli in gabbia o avere un cane in un appartamento o un gatto castrato in un mondo di animali forniti di organi riproduttivi utilizzabili all’occorrenza. Però quella piantina è figa. È piccola, cresce ogni giorno e per me è l’Amazzonia.

 

Emanuele Sferruzza Moszkowicz

Mi chiamo Emanuele Sferruzza Moszkowicz, preferisco Em, o Hu-Be. Questo è il mio archivio: www.hu-be.com e questo è un progetto che porto avanti che mi permette di conoscere molte persone: www.scribblitti.com