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  • Martedì 22 ottobre 2013

Dieci domande alle Iene su Stamina

A inizio ottobre il ministero della Salute ha deciso di cancellare l’annunciata sperimentazione del cosiddetto “metodo” Stamina, il discusso trattamento a base di cellule staminali duramente criticato da esperti e ricercatori, e definito sostanzialmente una frode scientifica in un articolo di Nature sulle procedure che erano state avviate per brevettarlo. Il caso Stamina è diventato tale soprattutto in seguito ai numerosi servizi di Giulio Golia trasmessi in prima serata dalla trasmissione televisiva Le Iene. Per mesi Golia ha mostrato bambini affetti da gravi patologie, indugiando sulla loro sofferenza e raccontando gli sforzi dei loro familiari per ottenere la possibilità di avviare, o proseguire, il trattamento con il “metodo” Stamina. Nei numerosi servizi è stato dedicato pochissimo spazio alle obiezioni, alle perplessità e alle prove scientifiche contro il sistema Stamina, preferendo far leva su emozioni e sentimenti.

Molti degli spettatori che hanno visto i servizi delle Iene, e che basano buona parte della loro informazione sulle cose che vedono in televisione, probabilmente non si sono potuti fare un’idea completa di tutta la storia di Stamina. Per questo motivo, e per riportare un po’ di ordine, un gruppo di giornalisti scientifici ed esperti – che si sono occupati con articoli e commenti di Stamina – ha deciso di proporre dieci domande a Golia e alla redazione delle Iene.

Le domande sono state preparate da Silvia Bencivelli, Marco Cattaneo, Salvo Di Grazia, Alice Pace, Antonio Scalari e da me (la buona causa mi ha dato una mano a vincere la ritrosia a usare il format delle “dieci domande a”).

1. Perché voi delle Iene non spingete Davide Vannoni a rendere pubblico il metodo Stamina? Se è davvero così efficace, non pensa sia giusto dare la possibilità a tutti i medici e pazienti di adottarlo?

2. Nei suoi servizi per Le Iene ci ha mostrato alcuni piccoli pazienti in cura con il metodo Stamina. Dopo otto mesi e quasi 20 puntate, perché non ha mai coinvolto le altre persone che Vannoni dice di aver curato negli ultimi anni, invitandole a mostrare i benefici del metodo Stamina?

3. Perché non ha mai sentito la necessità di dare voce anche a quei genitori che, sebbene colpiti dalla stessa sofferenza, non richiedono il trattamento Stamina e anzi sono critici sulla sua adozione?

4. Nel primo servizio su Stamina lei dice che Vannoni prova a curare con le staminali casi disperati «con un metodo messo a punto dal suo gruppo di ricerca». Di quale gruppo di ricerca parla? Di quale metodo?

5. La Sma1 non sarebbe rientrata nella sperimentazione nemmeno se il Comitato l’avesse autorizzata, perché lo stesso Vannoni l’ha esclusa, ritenendola troppo difficile da valutare in un anno e mezzo di studi clinici. Come mai continua a utilizzare i bambini colpiti da questa patologia come bandiera per la conquista delle cure compassionevoli?

6. Perché non ha approfondito la notizia delle indagini condotte dalla procura di Torino su 12 persone, tra cui alcuni medici e lo stesso Vannoni, per ipotesi di reato di somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione a delinquere?

7. Perché non ha mai interpellato nemmeno uno dei pazienti elencati nelle indagini della procura di Torino?

8. Perché ha omesso ogni riferimento alle accuse di frode scientifica da parte della comunità scientifica a Vannoni, al dibattito attorno alle domande di brevetto e alle controversie che hanno portato a un ritardo nella consegna dei protocolli per la sperimentazione?

9. In trasmissione lei fa riferimento alle cure compassionevoli, regolamentate dal Decreto Turco-Fazio. Perché non ha spiegato che il decreto prevede l’applicazione purché «siano disponibili dati scientifici, che ne giustifichino l’uso, pubblicati su accreditate riviste internazionali»?

10. Se il metodo Stamina si dimostrasse inefficace, che cosa si sentirebbe di dire alle famiglie dei pazienti e all’opinione pubblica?