Quante intercettazioni si fanno in Italia?

In Italia si fanno circa il doppio delle intercettazioni rispetto agli altri tre principali paesi europei messi insieme (ne abbiamo parlato con Pagella Politica ieri sera a Virus, su Rai Due). Secondo i dati del ministero della Giustizia, nel 2012 in Italia sono state autorizzate 124.713 intercettazioni telefoniche. Nello stesso anno in Francia ne sono state autorizzate 41.145, in Germania 23.678 e nel Regno Unito appena 3.372.

Se guardiamo alla popolazione, questo significa che in Italia, un paese di 60 milioni di abitanti, si intercettano più del doppio delle utenze telefoniche che in tre paesi dove abitano in tutto 212 milioni di persone. Attenzione: questi numeri non rappresentano il numero di persone intercettate. Si tratta di autorizzazioni, oppure di rinnovi di autorizzazioni scadute, per intercettare una singola utenza telefonica. Visto che spesso vengono intercettate più utenze telefoniche utilizzate da una stessa persona, il numero di persone intercettate è probabilmente molto inferiore.

Esistono diverse interpretazioni per questa disparità. Secondo molti il numero è giustificato dal fatto che l’Italia è il paese con la più alta delinquenza in Europa ed in particolare con la più alta delinquenza mafiosa e dei cosiddetti colletti bianchi (quella che più di altre giustificherebbe le intercettazioni telefoniche). Secondo altri si tratterebbe invece di un fenomeno dovuto alla “pigrizia” dei magistrati e al fatto che con le intercettazioni si possono ottenere elementi più “spettacolari” che garantirebbero una visibilità maggiore alle proprie inchieste.

Sono due spiegazioni che per il momento sembrano piuttosto insufficienti, anche se non si può escludere che abbiano un qualche fondo di verità. Il desiderio di visibilità dovrebbe tentare in egual misura tutti i magistrati europei mentre non si capisce perché quelli italiani dovrebbero essere più pigri dei loro colleghi europei. Per quanto riguarda la criminalità non ci sono prove che in Italia sia diffusa in maniera così drammaticamente superiore al resto d’Europa (comparare la criminalità tra stati è difficilissimo per tutta una serie di motivi. Chi vuole comunque cimentarsi nell’esercizio, può utilizzare i dati che Eurostat raccoglie sul numero di denunce nei vari paesi europei: dividendo il numero di denunce per gli abitanti dei quattro paesi di cui ci siamo occupati, viene fuori che l’Italia è il paese dove si denunciano meno reati).

Una spiegazione un po’ più elaborata di questo fenomeno l’ha data il procuratore di Venezia Carlo Nordio, secondo cui i motivi dell’ampio utilizzo di intercettazioni in Italia sono numerosi ed intrecciati. Uno dei principali sarebbe il taglio di risorse nei confronti delle forze di polizia. Intercettare un telefono è meno costoso per polizia e carabinieri rispetto ad utilizzare 4-5 agenti per compiere pedinamenti, verifiche o per sorvegliare di persona i vari sospettati. Qui potete ascoltare il suo discorso per intero.

Insomma: quello che sappiamo al momento non sembra sufficiente a spiegare come mai in Italia si fanno così tante intercettazioni rispetto al resto d’Europa. Si tratta di un fenomeno che merita di essere studiato in maniera più approfondita, senza pregiudizi di una parte o dell’altra. Probabilmente questa riflessione dovrebbe coinvolgere anche noi giornalisti che siamo i primi a raccontare e a diffondere le intercettazioni e che forse, in questo meccanismo, abbiamo una parte più importante di quella che immaginiamo.

Davide De Luca

Giornalista. Ho scritto per l’Arena di Verona e per l’Agence Europe di Bruxelles. Ho collaborato ad alcuni libri d’inchiesta su CL e la finanza cattolica. Mi piacciono i numeri e l’economia e cerco di spiegarli in modo semplice. Su Twitter sono @DM_Deluca