La lettera di Bondi sull’Ilva

Ieri il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo nel quale si accusa il commissario nominato dal governo per gestire il risanamento dell’Ilva di Taranto di aver imputato i tumori nell’area di Taranto alle sigarette invece che all’inquinamento dell’Ilva. Oggi la notizia è stata ripresa dai principali quotidiani cartacei e online con titoli simili. In molti hanno dichiarato di essere oltraggiati dalle parole di Bondi, mentre altri ne hanno chiesto le dimissioni. Bondi oggi ha smentito parte delle affermazioni fatte dai giornali in questi giorni.

Due considerazioni. La prima: nel suo articolo il Fatto Quotidiano ha commesso alcuni errori e ha compiuto almeno una vera e propria falsificazione – forse involontaria. La seconda: il modo superficiale con cui la stampa ha trattato la vicenda, concentrandosi su una polemica con poco fondamento e trascurando fatti, domande, critiche che erano presenti nei documenti inviati da Bondi alla regione Puglia.

Partiamo dall’inizio: secondo quanto scrive il Fatto Quotidiano, la redazione ha potuto esaminare una lettera inviata dal commissario Bondi al presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e al direttore dell’ARPA Giorgio Assennato. La lettera, secondo quanto scrive il Fatto, era composta di due elementi: una nota scritta da Bondi e un rapporto scritto da 4 esperti.

Ecco alcune frasi che il Fatto ha virgolettato, sostenendo che fossero contenute nella nota di Bondi: «È erroneo e fuorviante attribuire gli eccessi di patologie croniche oggi a Taranto a esposizioni occupazionali e ambientali occorse negli ultimi due decenni». Il Fatto scrive anche: «L’Ilva non ha colpe, i fattori responsabili per le malattie e i decessi per tumore a Taranto sarebbero altri [fuori dalle virgolette nell’originale]: “Fumo di tabacco e alcol, nonché difficoltà nell’accesso a cure mediche e programmi di screening”».

Non è vero. Nessuna di queste due frasi proviene dalla nota di Bondi, che è stata pubblicata qui in originale da Repubblica. Queste frasi si trovano nella relazione degli esperti che accompagna la nota. La seconda frase, inoltre è una pura e semplice falsificazione, spero dovuta alla fretta e non all’intento di voler creare polemica nella speranza che nessuno si prendesse la briga di leggersi tutte e 40 le pagine del documento originale.

Ecco l’originale:

L’importanza della condizione socioeconomica sfavorevole in larghi strati della popolazione del Comune di Taranto […] si evidenzia chiaramente nell’eccesso di incidenza e di mortalità per alcuni tumori come quelli di testa-collo, stomaco, fegato, colon-retto, mammella e collo dell’utero che riconoscono come fattori di rischio stili di vita e abitudini alimentari sfavorevoli come fumo di tabacco e alcol, nonché difficoltà nell’accesso a cure mediche e programmi di screening.

Come potete leggere, gli esperti non hanno scritto che «l’Ilva non ha colpe, i fattori responsabili per le malattie e i decessi per tumore a Taranto sarebbero altri». Si sta discutendo della condizione socioeconomica svantaggiata di Taranto, che procura una maggiore incidenza di mortalità in tutti i tipi di tumore compresi quelli che con l’inquinamento dell’aria non hanno nulla a che fare.

La seconda considerazione riguarda come è stata trattata la vicenda. Il primo articolo del Fatto Quotidiano conteneva molti elementi di critica ed opinione. Ad esempio il titolo: “Taranto, Enrico Bondi: «I tumori? Macché Ilva, la colpa è di tabacco e alcol»”, una frase che Bondi non ha mai detto – e infatti nell’articolo non viene riportata – ma che gli è stata messa in bocca, ricostruendo il suo pensiero, per sottolineare come i redattori ritenessero assurde le sue tesi. Aldilà di questi elementi, però, l’articolo sintetizzava in maniera piuttosto efficace anche i contenuti del rapporto degli esperti che Repubblica ha messo online oggi.

In sostanza, gli esperti consultati da Bondi non hanno affermato che l’incidenza di tumori a Taranto è causata soltanto dalle sigarette – o soltanto dalle sigarette di contrabbando, come hanno scritto alcuni. Gli esperti di Bondi hanno criticato la metodologia e i risultati ottenuti da due studi precedenti, quello dell’ARPA e il cosiddetto studio Serpieri. Le critiche sono di carattere scientifico e metodologico, supportate da numerose note e riferimenti e da una bibliografia discretamente corposa.

Ad esempio viene criticata la scelta dell’ARPA pugliese per avere escluso il PM10 dalla lista degli agenti inquinanti presi in esame. Oppure, viene sottolineato che la latenza del tumore ai polmoni sarebbe di 30-40 anni, quindi le ricerche che hanno preso in esame i casi di tumore tra il 2003 e il 2009 per dimostrare i danni dell’ILVA, avrebbero mostrato i danni dell’inquinamento che risalivano a diversi anni prima. Le critiche del rapporto non si limitano a questi due casi, ma sono numerose e, apparentemente, ben documentate.

Né chi scrive né gran parte dei colleghi che si sono occupati dell’argomento in questi due giorni hanno i titoli per stabilire se queste critiche siano fondate oppure no. Forse esistono ottime ragioni per escludere il PM10 dalla lista degli agenti inquinanti. Forse tra i medici non c’è accordo su quanto sia lungo il periodo di latenza del tumore ai polmoni, come invece sembrano sostenere gli esperti di Bondi.

A questi dubbi i giornali in questi giorni non hanno risposto. Nessuno, finora, ha interrogato esperti del campo o ha chiesto all’ARPA e agli altri autori di studi di difendersi dalle critiche degli esperti di Bondi. I dati, i fatti, i numeri e le statistiche di questa storia sono stati accantonati e la stampa ha preferito concentrarsi sulla polemica – secondo Bondi i tumori di Taranto sarebbero colpa delle sigarette. Una polemica che, come abbiamo visto, non ha fondamento nei documenti.

 Aggiornamento 23.15
Non tutta la stampa si è concentrata solo sulla polemica, ma qualcuno ha cercato di occuparsi del merito della notizia. Ad esempio, Edoardo Buffoni, caporedattore di Radio Capital, ci ha segnalato che Mario Caprara ha intervistato ieri il direttore dell’ARPA Puglia, Giorgio Assennato chiedendogli di rispondere alle critiche degli esperti di Bondi.

Davide De Luca

Giornalista. Ho scritto per l’Arena di Verona e per l’Agence Europe di Bruxelles. Ho collaborato ad alcuni libri d’inchiesta su CL e la finanza cattolica. Mi piacciono i numeri e l’economia e cerco di spiegarli in modo semplice. Su Twitter sono @DM_Deluca