Tutta la verità sull’emergenza gioco d’azzardo

La spesa degli italiani nel gioco d’azzardo sta diminuendo e il fenomeno della “ludopatia”, il disturbo psicologico che porta a giocare in maniera compulsiva, sembra che sia rimasto costante negli ultimi anni – anche se di certo andrebbe misurato con più attenzione. La campagna che è stata portata avanti da numerosi telegiornali, dalla trasmissione Le Iene e da numerosi altri giornali e programmi televisivi è in buona parte basata su dati sbagliati o male interpretati.

Di questo argomento ne avevamo parlato già qui, segnalando un’inchiesta di Giovanni Tizian e Fabio Tonacci. La campagna contro il gioco d’azzardo però, è continuata e vale la pena tornare sull’argomento e trattarlo per bene. Le critiche al gioco d’azzardo si possono riassumere in quattro punti: è un settore in crescita continua, che porta gli italiani a spendere sempre più soldi; è causa di un aumento di malattie psicologiche che portano le persone a rovinarsi; è un fenomeno sfruttato dalla criminalità; è fonte del più grande caso di evasione fiscale nella storia d’Italia: 98 miliardi secondo alcuni.

La conclusione a cui si arriva dopo aver esposto questi “fatti” è che il gioco d’azzardo vada abolito o fortemente limitato. Noi non sappiamo se il gioco d’azzardo vada vietato, ma c’è parecchio da dire sui numeri e i dati che usa chi lo pensa.

Gli italiani spendono meno nel gioco d’azzardo
Quasi tutti i giornali hanno riportato che il “fatturato” (tra poco vedremo perché tra virgolette) del settore gioco d’azzardo negli ultimi anni è raddoppiato – passando da 35 a più di ottanta miliardi. Secondo questa tesi la crisi non ha scalfito il settore anzi, più c’è crisi più la gente spende denaro nel gioco d’azzardo: nel 2011 il settore “fatturava” 79,9 miliardi che sono diventati 86 nel 2012.

Questo numero così diffuso però è fuorviante: non è il dato del “fatturato”, ma della “raccolta lorda”. Una cifra che non tiene conto delle vincite che sono tornate indietro a chi ha giocato. Non si tratta di pochi soldi: in alcuni giochi sono pari addirittura al 97 per cento di quanto viene giocato. Il dato che rivela quanto gli italiani spendono nel gioco d’azzardo si chiama “spesa netta” o, dal punto di vista delle società, raccolta netta. ed il risultato della raccolta lorda meno le vincite (il cosiddetto payout). La spesa netta degli italiani è passata da 18,5 miliardi nel 2011 a 16,9 nel 2012: un calo del 8,8%, il più grave nella storia del gioco d’azzardo in Italia.

Non si può realmente parlare di “boom” nemmeno per gli anni precedenti. È vero che dal 2006 al 2013 la raccolta lorda è quasi raddoppiata, passando da 35 a quasi 70 miliardi, ma la raccolta netta è aumentata – anche considerevolmente – ma in maniera molto più graduale. Nel 2006 era di 12,1 miliardi, mentre nel 2012, come abbiamo visto, era di 16,9 miliardi. La sua crescita ha seguito più o meno l’andamento della crisi. Il 2006 e il 2008 sono stati anni di grossa crescita, nel 2009 e nel 2010 la crescita è rallentata e nel 2012, per la prima volta, è diminuita. In altre parole, mentre tutta l’Italia si preoccupa del “boom” del gioco d’azzardo, il settore ha affrontato il peggiore calo nella sua storia.

Abbiamo pochi dati sulla ludopatia e ci dicono che non sta aumentando
La ludopatia non è un fenomeno con cui scherzare: si tratta di un disturbo psichico riconosciuto dal ministero della Sanità. Come ha fatto notare in un’intervista qualche settimana fa Massimo Passamento, presidente di Sistema Gioco Italia – la federazione di Confindustria che rappresenta le società del gioco d’azzardo – non esiste un osservatorio sul gioco che si occupi di certificare ufficialmente il fenomeno. Per sapere quanto questa malattia sia diffusa nel nostro paese dobbiamo basarci su poche ricerche, alcune, per stessa ammissione dei loro ricercatori, insufficienti e incomplete.

Molti giornali e telegiornali hanno cavalcato con titoli a nove colonne la notizia che 3 milioni di persone sarebbero “a rischio” ludopatia. Si tratta di un dato che ci lascia scettici. Fortunatamente quelle stesse ricerche riportano anche i numeri delle persone effettivamente affette dal disturbo. Secondo le stime riportate in una ricerca del CONNAGA (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo) in Italia potrebbero esserci – la prudenza è degli stessi autori della ricerca – circa 700 mila giocatori patologici. Nel 2006, quando il fatturato dell’intero settore era la metà di oggi e la spesa netta degli italiani nel gioco era di circa 6 miliardi inferiore al 2011, il CENSIS stimava che i giocatori patologici fossero esattamente lo stesso numero: 700 mila.

Come abbiamo scritto tante volte, la prudenza non vuole essere un modo per sminuire il fenomeno. Soluzioni corrette a problemi reali possono essere prese soltanto partendo dai dati giusti, mentre le risposte emotive spesso producono risultati opposti a quelli sperati. La ludopatia è certamente una malattia terribile, ma dai pochi dati che abbiamo sembra (sottolineiamo sembra: i dati che abbiamo sono pochi e ne servirebbero di più) che la sua diffusione non dipenda dal numero di slot machine in circolazione.

Il gioco d’azzardo e la criminalità
La criminalità può avere a che fare con il gioco d’azzardo in due modi. Il primo è anche il più semplice: si possono organizzare partite di poker clandestine (come nella serie I Soprano), staccare le slot machine dalla rete di sorveglianza od organizzare giri di scommesse illegali. Si calcola che questo tipo di attività, in tutto, causi un mancato introito fiscale allo stato per 1 miliardo e 600 milioni.

Si tratta di attività già di fatto illegali, che esistono già adesso dove lo stato non guarda e quindi non scomparirebbero se venisse vietato il gioco d’azzardo legale. È facile immaginare che vietando il gioco d’azzardo legale, il comparto illegale crescerebbe notevolmente.

Il secondo modo è più complesso e prevede investire nel gioco d’azzardo per riciclare denaro sporco. Un membro di un clan camorristico, ad esempio, potrebbe spendere nelle slot machine di sua proprietà 100 mila euro ottenuti dal traffico di droga. In questo modo il guadagno in nero verrebbe “ripulito” e apparirebbe come guadagno legittimo del suo locale di slot machine.

Vietando o limitando il gioco d’azzardo la criminalità non potrebbe più sfruttare questo canale per riciclare il denaro sporco. Bisogna però ricordare che il gioco d’azzardo è soltanto una delle molte attività con cui la criminalità può riciclare il denaro. Per farlo basta un bar, un ristorante o una discoteca, che registra vendite e incassi che non sono mai avvenuti (molte inchieste della magistratura hanno dimostrato che la Camorra utilizza proprio locali, ristoranti e discoteche per questo scopo, ad esempio nella riviera romagnola – per non parlare delle finanziarie che hanno sede a San Marino).

Una balla da 100 miliardi
Secondo molti giornali le società concessionarie di slot machine hanno evaso 98 miliardi al fisco italiano e – grazie ad un’accurata azione di lobby – sono riuscite a ottenere un enorme sconto e a restituire al governo soltanto una frazione del dovuto.

Non è vero ed è una delle più gigantesche balle che inspiegabilmente sopravvivono nel mondo dell’informazione italiane, dove le balle sono già di norma piuttosto notevoli. Qui potete trovare tutta la ricostruzione del caso. Facendola breve: non si tratta di evasione fiscale, ma di una multa calcolata dalla procura presso la Corte dei conti e respinta dal giudice, che ha ridotto l’importo da pagare ad alcuni miliardi.

Tra i motivi (oltre al fatto che non sarebbe possibile pagare una cifra simile, nemmeno fallendo in massa e vendendo tutto, anche i fermaporte) c’era anche che una parte della responsabilità nella faccenda è stata dei controllori che hanno gestito male il sistema.

Davide De Luca

Giornalista. Ho scritto per l’Arena di Verona e per l’Agence Europe di Bruxelles. Ho collaborato ad alcuni libri d’inchiesta su CL e la finanza cattolica. Mi piacciono i numeri e l’economia e cerco di spiegarli in modo semplice. Su Twitter sono @DM_Deluca