Scorte, articolo 18 e gioco d’azzardo

Non è vero che la riforma Fornero ha cancellato l’articolo 18, non è vero che la spesa per gli italiani nel gioco d’azzardo è in costante crescita e non è vero che il governo ha deciso di aumentare le scorte ai politici. Sono alcuni degli errori e delle imprecisioni fatti ieri nella puntata di Servizio Pubblico.

Sergio Cofferati ha sostenuto che il fenomeno del gioco d’azzardo sta attraversando una crescita «esponenziale». Non è vero: la crescita non è esponenziale e non è nemmeno crescita. Una breve e precisa inchiesta di Giovanni Tizian e Fabio Tonacci ha chiarito alcune dinamiche sul mondo del gioco d’azzardo che vengono comunemente fraintese. Il fatturato del settore gioco d’azzardo è in crescita: è passato da 79,9 miliardi a 86 miliardi tra 2011 e 2012.

Non è una cifra che indica quanto gli italiani spendono in gioco d’azzardo, perché non conta le vincite – che in certi settori del gioco d’azzardo, come ad esempio il poker online, sono molto alte. Al netto delle vincite gli italiani hanno speso in gioco d’azzardo nel 2012 16,9 miliardi, un dato in calo rispetto all’anno precedente dell’8,8%. Questa situazione è possibile perché negli ultimi tempi una grossa fetta del gioco d’azzardo si è spostata da lotterie ai giochi online (poker e casinò).

Questo tipo di giochi vale un settimo dell’intero mercato ed è cresciuto del 100% tra 2011 e 2012. In questo tipo di giochi il pay out, cioè il guadagno per il giocatore, è molto elevato e quindi la “spesa” effettiva è bassa. Questo spostamento, da lotterie e scommesse a giochi online, spiega anche perché l’introito che arriva dalle tasse sul gioco d’azzardo sta diminuendo. I giochi online sono molto meno tassati rispetto alle lotterie come il Superenalotto. Nel 2011 le slot machine (il tipo di gioco più comunemente associato con la ludopatia) erano più della metà del mercato totale dei giochi d’azzardo. Non siamo riusciti a trovare dati sull’andamento di questo gioco nel 2012: come al solito, se li avete trovato, segnalatecelo su Twitter o nei commenti.

Per quanto riguarda la ludopatia e le altre “malattie da gioco d’azzardo”, bisogna cercare di restare con i piedi per terra. In Italia il gioco d’azzardo legalizzato è un fenomeno relativamente nuovo. Non esistono database, serie storiche o ricerche completa sul fenomeno e, soprattutto, sul suo andamento nel corso del tempo. In altre parole: al momento non possediamo dati sufficienti per sostenere che siamo di fronte a una piaga sociale in aumento esponenziale.

Cofferati ha anche sostenuto che la riforma Fornero ha “annullato l’articolo 18”. Si tratta di un articolo contenuto nello Statuto dei Lavoratori che disponeva il reintegro automatico del lavoratore licenziato nel suo posto di lavoro nel caso in cui un giudice avesse ritenuto illegittimo il suo licenziamento. Questo articolo non è scomparso dallo Statuto, ma è stato modificato.

Nei casi di licenziamenti per motivi economici e di quelli per motivi disciplinari il giudice non è più obbligato al reintegro (se dovesse ritenere che i motivi addotti per il licenziamento non siano sufficienti), ma può decidere se far reintegrare il lavoratore o se fargli assegnare un indennizzo. Non si tratta di modifiche estremamente sostanziose e, a quanto sembra dai primi dati, non hanno portato a un sensibile aumento dei licenziamenti – come scrive Tito Boeri – anche se ci sarà bisogno di altri dati per poterlo affermare con certezza.

Alessandro Sallusti ha sostenuto che nel settore delle concessionarie di auto sono stati persi nel 2012 30 mila posti di lavoro, tutti a causa del cosiddetto super bollo, una tassa introdotta dal governo Monti per le auto di lusso. Si tratta di un’affermazione wrong on so many levels: sbagliata su numerosi livelli differenti.

Il primo livello è il dato nudo e crudo: l’unico che abbiamo trovato è quello diffuso dalla UNRAE, l’associazione dei produttori di automobili esteri in Italia, che ha parlato di 10 mila posti di lavoro persi nel 2012. I livelli successivi sono di pura logica: è possibile che una tassa sulle auto di lusso crei un disincentivo all’acquisto che a sua volta spinga i concessionari a chiudere. Il dato però non riguarda tutte le concessionarie e non solo quelle che vendono auto di lusso, che per altro sono una minoranza del totale.

Sallusti inoltre dimentica, o trascura volontariamente, il fatto che il mercato dell’auto è in gravissima crisi da oramai quattro anni. Le immatricolazioni di nuove vetture sono scese soltanto nel 2012 del 20%. È possibile che la tassa del governo Monti abbia avuto un qualche effetto sul fenomeno, ma attribuirle tutta la colpa è semplicemente assurdo. Nessuno in studio ha fatto notare queste numerose contraddizioni.

Michele Santoro ha sostenuto che dopo la sparatoria davanti a Palazzo Chigi domenica scorsa, “i politici si sono aumentati la scorta”. Non è vero: al momento non è previsto alcun aumento delle scorte. La notizia, piuttosto diffusa, deriva da una cattiva interpretazione di alcune notizie filtrate dal primo Consiglio dei Ministri, il 28 aprile. Il ministro degli Interni Angelino Alfano, hanno scritto i giornali, ha invitato gli altri ministri a «non avere remore a utilizzare le macchine di servizio e farsi proteggere dalla scorta». Si tratta, naturalmente, delle scorte che i ministri hanno già a disposizione.

Per dare un’immagine di maggiore vicinanza ai cittadini diversi ministri avevano rinunciato negli ultimi mesi alle auto blu e alla scorta. Nello stesso consiglio, a quanto pare, si è parlato anche di una futura revisione a livello di comandi provinciali del servizio scorte, ma cosa questo significhi non è stato né comunicato dal governo, né ipotizzato dai giornali.

 

Davide De Luca

Giornalista. Ho scritto per l’Arena di Verona e per l’Agence Europe di Bruxelles. Ho collaborato ad alcuni libri d’inchiesta su CL e la finanza cattolica. Mi piacciono i numeri e l’economia e cerco di spiegarli in modo semplice. Su Twitter sono @DM_Deluca