Spread e fondi europei

Non è vero che ogni anno l’Italia deve restituire 7 miliardi di fondi europei non spesi e non è vero che lo spread durante il governo Monti ha superato il livello raggiunto con Berlusconi, come ha sostenuto Daniela Santanchè. Sono alcuni degli errori e delle imprecisioni fatti ieri nella puntata di Servizio Pubblico.

Sotto il governo Berlusconi, il 9 novembre 2011, lo spread toccò il suo massimo storico alla chiusura di 552 punti base. Durante la giornata era arrivato a toccare persino quota 574. Sotto il governo Monti non raggiunse né superò mai quella cifra. Il record venne toccato il 24 luglio 2012, quando raggiunse i 537 punti base.

Si tratta però di una questione più che altro di puntiglio: le grandi variazioni che ha subito lo spread nel corso del 2012 non possono essere imputate soltanto al governo Monti. Nelle variazioni dello spread era compresa la percezione del rischio di implosione dell’eurozona e soprattutto le politiche della BCE. Il Fondo monetario internazionale, proprio nel luglio 2012, parlò di 200 punti di spread non giustificati dalla situazione economica italiana, quindi indipendenti dall’azione di qualunque governo fosse in carica.

Un indicatore forse più interessante per misurare il diverso impatto degli ultimi due governi sulla percezione di rischio per l’Italia è lo spread tra il rendimento dei titoli di stato spagnoli e quelli italiani. Dal luglio 2011 – governo Berlusconi – i titoli italiani hanno reso più di quelli spagnoli – cioè l’Italia era percepita come più a rischio della Spagna. Da quando è salito in carica il governo Monti i titoli spagnoli sono tornati a rendere più di quelli italiani – situazione che dura ancora oggi.

Ieri, su Twitter, il ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca ha fatto un fact-checking in diretta. Non è la prima volta che il ministro bacchetta un uso disinvolto dei dati durante un talk-show televisivo. Era già successo il 14 gennaio scorso, durante una puntata di Piazza Pulita nella quale Maurizio Belpietro aveva definito “ceto medio” le famiglie con un reddito di 100 mila euro. Il ministro aveva ricordato che soltanto il 10-15% dei contribuenti dichiara un redditto superiore ai 100 mila euro.

Questa volta il ministro ha smentito l’affermazione di Alfio Marchini che durante la puntata aveva sostenuto che ogni anno l’Italia è costretta a restituire 7 miliardi di fondi europei non spesi. Non è vero: l’ultimo anno soltanto uno dei 52 programmi di spesa non ha raggiunto gli obbiettivi e quindi soltanto 33,3 milioni di euro (su un totale di 60 miliardi) sono stati restituiti alla Commissione Europea.

Quella dei fondi europei è una questione molto complessa e spinosa. Semplificando: i Fondi strutturali sono  dei progetti settennali che occupano un terzo del bilancio dell’Unione Europea – più di 300 miliardi nell’ultimo ciclo 2007-2013. Con questi fondi l’Unione Europea partecipa, insieme agli stati membri, a finanziare e sviluppare iniziative di vario genere in particolari nei territori delle regioni più povere e meno sviluppate dell’Unione.

Per ottenere i fondi è necessario far approvare un progetto e dimostrare da un lato che il denaro viene effettivamente speso e dall’altro che il progetto viene realizzato e utilizzato. I fondi che non raggiungono gli obbiettivi di spesa per due anni vanno restituiti alla Commissione. In Italia e in particolare nelle regioni del sud spesso creare progetti e portarli avanti spendendo il denaro stanziato è molto difficile.

Diverse regioni italiane si sono trovate in passato nella condizione di dover restituire il denaro all’Europa. Nell’estate 2011 una lettera della Commissione Europea aveva avvertito Calabria, Sicilia, Campania, Puglia e Sardegna del rischio che correvano di perdere i fondi messi a disposizione.

Negli ultimi mesi del governo Berlusconi, con il ministro alla coesione territoriale Raffaele Fitto e poi con il suo successore nel governo Monti, Fabrizio Barca, la spesa di questi fondi ha subito una forte accelerazione. Nei 14 mesi dalla fine del 2011 al gennaio 2013, è scritto nella relazione del Ministero per la coesione territoriale, è stata certificata la spesa di 9,3 miliardi di euro: una cifra superiore a quella spesa nei 58 mesi precedenti. Grazie a questa accelerazione soltanto 33,3 milioni sono stati persi quest’anno. Questo non significa che la questione dei fondi sia finita per questo ciclo: entro il 2015 ci sono altri 31 e poco più miliardi da spendere.

Davide De Luca

Giornalista. Ho scritto per l’Arena di Verona e per l’Agence Europe di Bruxelles. Ho collaborato ad alcuni libri d’inchiesta su CL e la finanza cattolica. Mi piacciono i numeri e l’economia e cerco di spiegarli in modo semplice. Su Twitter sono @DM_Deluca