Tutto su Tremonti

Ovvero, Servizio Pubblico n° 13 parte seconda. Dopo il primo fact-checking dedicato alla puntata di giovedì scorso (che potete trovare qui), dedichiamo un secondo articolo soltanto alle informazioni sbagliate o imprecise date dall’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti nel corso della puntata di giovedì scorso.

Stiamo davvero finanziando le banche tedesche e quelle francesi?
Tremonti ha affermato che negli ultimi mesi il debito pubblico italiano è cresciuto di 7 punti percentuali a causa, sopratutto, di un trattato sottoscritto l’anno scorso dal governo Monti. Questo trattato ci porterebbe a finanziare le banche tedesche e francesi. Si tratta di un’affermazione sbagliata, imprecisa e fuorviante o, come dicono gli inglesi, wrong on so many levels. Per questo dobbiamo prendercela con calma e partire dall’inizio.

Il trattato a cui si riferisce Tremonti è quello che ha dato il via all’European Stability Mechanism (ESM), un trattato europeo firmato dal governo Monti nell’autunno scorso. L’ESM è una struttura permanente che nei prossimi anni avrà lo scopo di prestare denaro ai paesi europei in difficoltà. Il capitale dell’ESM sarà in parte versato – e in parte garantito – da tutti i paesi europei in proporzione al loro PIL (l’Italia verserà e garantirà intorno al 15% del totale della dotazione del fondo). Nelle intenzioni dei leader europei, l’ESM dovrà servire in futuro nel caso si ripresentassero situazioni come quelle della Grecia, dell’Irlanda o del Portogallo. Gli aiuti a questi paesi, in passato, sono stati erogati dal Fondo Monetario Internazionale, oppure da due strumenti temporanei e messi in piedi in tutta fretta come l’ESFM e l’ESFS. L’ESM non sarà temporaneo, sarà dotato di risorse molto superiori ai suoi predecessori e avrà un modo di procedere – cioè di intervenire – nel suo aiuto ai paesi più preciso e stabilito in anticipo. Qui potete trovare una spiegazione più dettagliata di cos’è l’ESM, di quali sono i suoi pregi e i suoi limiti.

L’attacco di Tremonti nei confronti di questo nuovo strumento è un suo cavallo di battaglia. Questa è la terza volta che lo ripete nel corso di trasmissioni di cui ci siamo occupati (lo avevamo chiamato “la storia della torta“) e la sua affermazione non hai mai trovato una vera smentita. La critica di Tremonti parte da questa osservazione: secondo lui, il sistema bancario italiano negli anni passati, possedeva il 5% del totale dei debiti dei paesi in difficoltà. I sistemi bancari francese e tedesco, invece, ne possedevano più del 15%. Salvare i paesi in difficoltà, è questo il ragionamento che Tremonti fa implicitamente, equivaleva a salvare le banche che a quei paesi hanno prestato soldi.

Il passo successivo del suo ragionamento, quindi, è: se il nostro sistema bancario è indebitato per il 5%, perché l’Italia deve versare più del 5% in quella struttura che andrà ad aiutare i paesi in difficoltà? E’ veramente difficile prendere questa affermazione per il verso giusto. La prima risposta che andrebbe data a Tremonti è che sta confondendo il passato con il futuro. Probabilmente è vero che all’inizio della crisi le banche italiane erano esposte nei confronti della Grecia e degli altri paesi in crisi meno delle banche francesi e tedesche (il sistema finanziario italiano non solo è più piccolo, ma è già pieno di titoli problematici: sono quelli italiani).

Nei primi anni della crisi, però, la Grecia non è stata aiutata dall’ESM, che non esisteva, ma da due altri fondi: l’ESFS e l’ESFM. Avrebbe avuto senso – anche se forse non sarebbe stato proprio moralmente corretto – dire all’epoca che l’Italia non voleva contribuire a quei fondi più di quanto il suo sistema bancario era indebitato nei confronti di quei paesi. Invece, l’Italia all’epoca contribuì in percentuale al suo PIL, senza batter ciglio. Al governo c’era l’onorevole Tremonti. L’ESM deve ancora essere creato, quindi non si sa chi dovrà aiutare in futuro. Come si può pensare che sia un’idea sensata stabilire la quantità di risorse da allocare in un fondo – che ancora non si sa se e chi dovrà aiutare – in percentuale all’esposizione che i vari sistemi bancari avevano 5 anni fa nei confronti di vari paesi in crisi e che nel frattempo sono già stata aiutati?

Un’altra osservazione è che i soldi degli aiuti ai paesi in difficoltà non vanno certo a salvare soltanto le banche: come dice il nome stesso, vanno a salvare gli stati, cioè gli stipendi, le pensioni, gli ospedali. Sono anni che la Grecia praticamente non emette più titoli di stato e le banche tedesche e francesi si sono svuotate dai titoli greci ancora all’inizio della crisi. Nel caso greco (ma questo Tremonti non lo sa) le banche hanno pagato – forse non abbastanza, sostiene qualcuno – i loro prestiti alla Grecia, dovendo accettare diversi haircut, cioè diminuzione del valore dei bond acquistati dalla Grecia. Tanto che la Grecia è stata dichiarata fallita, facendo scattare il meccanismo di rimborso dei CDS.

L’economia tedesca è davvero basata su un’unica banca pubblica?
Tremonti nel corso della trasmissione è tornato su alcuni suoi vecchi cavalli di battaglia. Una delle sue affermazioni più incredibili e ripetuta più spesso è che l’intera economia tedesca dipenderebbe da una gigantesca banca pubblica, la KfW: questa sua affermazione viene in genere accolta nel silenzio dei giornalisti e degli ospiti in studio. Anche la settimana scorsa Tremonti non è stato smentito. Ne avevamo già parlato qui, ma torneremo brevemente sull’argomento per smentirlo una volta per tutte.

La KfW, come dice Tremonti, è effettivamente un gruppo bancario pubblico, simile per certi versi all’italiana Cassa Depositi e Prestiti. La cosa che più interessa a Tremonti è che una branca della KfW si occupa direttamente di fornire prestiti alle piccole e medie imprese – una cosa che in modi tortuosi e complessi e sempre per pochi spiccioli, fa anche la CDP italiana. Anche in Germania, al contrario di quanto sostiene Tremonti, la KfW non è proprio dotata di risorse sterminate: nel 2011 aveva in essere circa 70 miliardi di euro in prestiti, di cui 22 alle piccole e medie imprese. Lo schema che vedete qui sotto rappresenta l’intero mercato tedesco dei prestiti alle imprese tedesche nel 2011.

Come vedete il totale del denaro in prestito alle imprese, nel 2011, era pari a di 1.356 miliardi di euro. Non solo la KfW non è la mano visibile dello stato che manda avanti l’intera economia tedesca: è poco più di una goccia nel grande Reno. Ma una cosa ancor più incredibile è che quando Tremonti dice che l’economia tedesca è basata su una gigantesca banca pubblica, in realtà ha quasi ragione. Nel sistema tedesco esistono alcune grandi e grandissime banche private (Deutsche Bank e Commerzbank, in sostanza), banche cooperative e banche pubbliche, alcune controllate dai vari governi regionali. Questo settore pubblico è composto da quelle che nello schema sono indicate come Saving Banks e Landesbanken. Tremonti o non sa, o si è ben guardato dal dire, che buona parte della mano pubblica nella finanza tedesca, le Landesbanken in particolare, non solo si trova in grave crisi, ma negli ultimi anni è stata colpita da numerosissimi scandali.

Tremonti ha poi sostenuto che Hollande vorrebbe costruire una banca simile in Francia. Testualmente Tremonti ha detto che «qualche giorno fa», il presidente francese avrebbe espresso questo suo desiderio. Probabilmente ha letto un lancio di agenzia piuttosto vecchio, perché la banca a cui si riferisce è già stata creata: si chiama Banque Pubblique d’Investissement e avrà lo scopo di prestare denaro alle piccole e medie imprese. Anche in questo caso la sua dotazione di fondi per i prestiti non sarà eccezionale: circa 20 miliardi, molto lontano dall’idea di super banca che muove da sola l’intera economia che sembra avere Tremonti.

Davvero il caso MPS è causa della mancanza di vigilanza di Bankitalia?
A stabilirlo, nel caso, dovrà essere la magistratura. Al momento non sembra che sia indagato personale di Banca d’Italia. Molti giornalisti, però, e lo stesso Tremonti in trasmissione, hanno comunque accusato la Banca d’Italia di non essere stata abbastanza severa. In particolare, l’accusa è che gli ispettori della banca centrale già negli anni scorsi avevano scoperto la traccia dei due famosi contratti Alexandria e Santorini che per il momento hanno causato alla banca perdite di alcune centinaia di milioni di euro – milioni, non miliardi come sostengono Grillo e Tremonti.

In un articolo su lavoce.info, spiegano perché questa ricostruzione sia fondamentalmente inesatta e come la Banca d’Italia abbia fatto in realtà tutto il possibile per controllare il Monte dei Paschi. Rimandiamo all’articolo se vi interessa la vicenda, qui ci limitiamo a ricordare che il contratto originale di Alexandria e Santorini, quello trovato dagli ispettori di Banca d’Italia, era stato modificato. Il contratto vero, con le modifiche, era chiuso in una cassaforte e non appariva sul bilancio della banca: era quindi irraggiungibile per gli ispettori che, stando alle informazioni che abbiamo a disposizione al momento, hanno fatto bene il proprio lavoro.

E’ vero che Tremonti ha disciplinato i derivati negli enti locali?
Tremonti ha sostenuto che nel 2002 disciplinò l’uso dei derivati da parte degli enti locali, per poi decidere di vietarli del tutto qualche anno dopo. Non è vero: Tremonti fu il primo ad autorizzare gli enti locali ad utilizzare i derivati salvo poi, nel 2008, cambiare idea e vietarli. Tremonti autorizzò l’utilizzo dei derivati con l’articolo 41 comma 2 della legge finanziaria 2002 (l. n. 448/01).

 

Davide De Luca

Giornalista. Ho scritto per l’Arena di Verona e per l’Agence Europe di Bruxelles. Ho collaborato ad alcuni libri d’inchiesta su CL e la finanza cattolica. Mi piacciono i numeri e l’economia e cerco di spiegarli in modo semplice. Su Twitter sono @DM_Deluca