Un’ipotesi di scuola

Stamattina alle 6 e 50 circa ero alla stazione Termini: ho acquistato una copia di Repubblica e ho preso al volo il treno per Frosinone che stava partendo. Sulla prima, la seconda e la terza di Repubblica campeggiava un lungo pezzo con le prime linee guida, le anticipazioni come dire sulla “rivoluzione non una riforma” della scuola che il ministro Giannini e il premier presenteranno venerdì. «Renzi ha annunciato una sorpresa e non sono qui per rovinarla»: Concita De Gregorio era ieri a Rimini e ha raccolto le dichiarazioni del ministro dell’Istruzione alla platea di CL.

Il titolo di Repubblica non faceva la tara all’enfasi di governo: Rivoluzione scuola, ecco il piano. “Meritocrazia e apertura ai privati”. E anche nell’articolo di De Gregorio venivano prese per buone le parole del ministro: “L’abolizione del precariato, anzi «la cura definitiva della piaga del precariato» calcificato da decenni di alchimie burocratiche. Eliminare il ricorso alle supplenze «agente patogeno del sistema scolastico, batterio da estirpare»”. Leggevo questo lungo pezzo mentre guardavo dal finestrino scorrere Ferentino e Colleferro, diretto alla stazione di Frosinone, dove mi aspettava un mio amico in macchina che mi avrebbe dato un passaggio all’USR (Ufficio Scolastico Regionale, l’ex-provveditorato) di Frosinone.

Proprio oggi infatti alle 9 ci sarebbe stata l’assegnazione delle cattedre – l’immissione in ruolo – per i vincitori del concorso del 2012 per diverse classi (ossia materie): lingue, storia dell’arte, pedagogia e anche filosofia e storia per i licei – la A037. La mia.

Sia io che il mio amico abbiamo vinto il concorso l’anno scorso: concorso che bandiva per 780 candidati in filosofia e storia per i licei circa 26 posti in tutta la regione Lazio. Pochi, uno direbbe, tenuto conto che l’ultimo concorso c’era stato nel 1999 e ogni anno si assegnavano decine di cattedre con supplenze annuali.

Comunque io e lui ci siamo abilitati entrambi alla SSIS con il massimo dei voti, abbiamo passato con agio la preselezione, e l’anno scorso abbiamo preso entrambi 38 su 40 allo scritto e 40 su 40 all’orale dell’esame finale, al concorso. Io sono arrivato undicesimo in graduatoria, lui secondo (giustamente, perché ha un dottorato e varie pubblicazioni scientifiche più di me): vincitori. In realtà entrambi, quando l’anno scorso avevamo visto i risultati, ci eravamo chiamati perché volevamo festeggiare con una birra che fosse gemella a quella che ci prendemmo, da sconosciuti, un po’ più giovani ma mica tanto, nel settembre di qualche anno fa quando andammo a vedere i risultati dell’ammissione alla SSIS (lì la selezione era circa 20 su 350): eravamo convinti entrambi l’anno scorso che, saputo il risultato del concorso verso fine luglio, ci avrebbero assunto per l’anno scolastico 2013-2014.

In realtà non fu così: all’USR del Lazio dissero che per ritardi di lavoro, per pastoie burocratiche e altri guai simili, non riuscivano a incardinare nessuno dal concorso appena concluso e le cattedre disponibili vennero assegnate a chi era nelle graduatorie a esaurimento o ai supplenti annuali.

Ma quest’anno era diverso: il ministero dell’Istruzione aveva fatto sapere che quest’anno invece si recuperava – più assunzioni dal concorso a colmare anche le mancanze dell’anno scorso, questa era la voce sia ufficiosa che ufficiale. Certo doveva coordinarsi con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ma sembrava chiaro che per il 2014-2015 l’andazzo sarebbe stato diverso: Renzi aveva esplicitato messo tra le sue priorità la scuola, e anche i sindacati battagliavano perché ci fosse un reale cambio di passo rispetto ad assunzioni, selezione docenti, svecchiamento, etc…

Tra luglio e agosto sono arrivati i decreti. Molto difficili da spulciare, spesso in contraddizione tra loro; a leggerli e rileggerli però, quelli che ci riguardavano, a me e questo mio amico è venuta una sensazione di spaesamento prima e di disagio dopo. Detta semplice: le cattedre di filosofia e storia che il Ministero dell’Istruzione metteva a disposizione per i vincitori del concorso erano, in tutto il Lazio, dieci: nessuna a Roma, sette nella provincia di Roma (tra Anzio, Pomezia, Civitavecchia, Maccarese), una a Amatrice, due nella provincia di Viterbo (Civita Castellana e Nepi).

Di queste dieci cattedre in realtà soltanto per quattro il Ministero dell’Economia e delle Finanze aveva stanziato dei fondi. E di queste quattro in realtà soltanto tre potevano essere assegnate (andando una di diritto a un riservista, non vincitore di concorso).

Insomma stamattina, in una stanzetta accaldata dell’USR di Frosinone (sede distaccata alla quale è stato dato incarico di gestire le immissioni in ruolo della A037), io e il mio amico abbiamo toccato con mano il risultato del concorso 2012, quello voluto fortemente dall’ex ministro Profumo al grido di “mai più graduatorie”.

Il concorsone – quasi ottocento candidati, tre fasi di selezione, centinaia di selezionatori reclutati per svolgere le procedure… – ha prodotto per la mia classe di concorso in tutto il Lazio tre posti: uno a Maccarese, uno a Pomezia, uno a Civitavecchia.

Tre posti, in due anni, in tutto il Lazio – lo riscrivo.

Il resto delle cattedre verrà assegnato come ogni anno: attraverso graduatorie d’istituto, supplenze provvisorie, il solito caos, i soliti precari che arrivano a essere ormai ultracinquantenni.

Mentre il funzionario dell’USR sbuffava ripetendo per l’ennesima volta frasi in codice del tipo che “solo chi matura Frosinone può scegliere la sede”, evitando qualunque risposta minimamente esaustiva alle domande che gli venivano poste (ci saranno altre convocazioni? perché non vengono messe a disposizione altre cattedre anche se sappiamo che ci sono molte vacanze? in caso di pensionamenti ci saranno chiamate ad hoc dopo settembre?…): “Io sono solo un esecutore”; io mi ricordavo le parole che avevo sentito alla radio qualche giorno fa da Renzi (“La scuola è un asset proritario”) e mi sfogliavo e risfogliavo le pagine di Repubblica dove la Giannini dichiarava che la rivoluzione avrà come criterio di selezione la meritocrazia e «Ci sarà entro l’anno prossimo un nuovo concorso». Altre centinaia di migliaia di candidati, altri mesi per svolgere tutte le pratiche, altre migliaia di persone che si prepareranno senza uno straccio di programma e senza capire quali sono i criteri di valutazione. Con il Ministero dell’Economia che elargirà qualche spiccio, mentre altre interviste di Renzi e Giannini sproloquieranno che non ci sono tagli, anzi.

E diciamo di più. Perché il concorsone 2012, pare, avesse validità triennale. E quindi, facciamo un’ipotesi come si dice di scuola: zero assunzioni nel 2013, tre assunzioni nel 2014, mettiamo altre tre nel 2015, e poi? Il concorso scade? I restanti venti vincitori di concorso si terranno la gloria di aver fatto 46 su 50 ai quiz preselettivi?

Ho aspettato il mio amico che scegliesse la sua cattedra: Civitavecchia, c’è un treno la mattina un po’ dopo le sei dove ci si può portare la bicicletta, un altro nostro amico c’ha insegnato per un paio d’anni. Gli ho fatto gli in bocca al lupo più sinceri. Se li merita tutti, sarà un bravissimo insegnante. Poi, visto che era nemmeno ora di pranzo ci siamo detti che per la birra comunque aspettiamo un’altra volta per prendercela.

Christian Raimo

Christian Raimo è nato (nel 1975) e cresciuto e vive a Roma. Ha studiato filosofia e ha pubblicato per Minimum Fax due raccolte di racconti: Latte (2001) e Dov'eri tu quando le stelle del mattino gioivano in coro? (2004). È un redattore di «minima&moralia». Nel 2012 ha pubblicato per Einaudi Il peso della grazia.