L’appiattimento della risata

Quando si tratta di risate meglio andare sul classico, sul moderato, sul rassicurante. È ciò che comunicano i risultati degli Emmy, gli Oscar della tv assegnati domenica sera, per quanto riguarda tutte le categorie Comedy: premiato Modern Family su tutti, che si porta a casa miglior serie comica, migliori attori non protagonisti, miglior sceneggiatura e migliore regia.

Modern Family è un mockumentary, cioè un prodotto di fiction girato come se fosse un documentario, piuttosto all’acqua di rose: l’unico momento in cui è evidente che i personaggi sono filmati da una troupe è durante gli intermezzi con le finte interviste, che fanno da commento diretto a ciò che succede, da racconto o talvolta da semplice approfondimento di alcuni lati caratteriali. Insomma: uno spiegone esplicito e dichiarato a intervalli regolari.

Di uso brillante del genere mockumentary ci sono tantissimi esempi, da The Office a Parks and Recreation. Modern Family è un buon prodotto, ma non va oltre questo: lo spunto originale si è esaurito dopo i primi episodi, l’idea dei tre nuclei familiari tutti diversi eppure tutti uniti in una famiglia allargata non racconta nulla di nuovo. Sarà pure la famiglia moderna, ma non fa davvero nulla di coraggioso da un punto di vista narrativo, o anche solo nell’uso della comicità. A meno che non vengano viste come coraggiose le vicende familiari di un gruppo di persone benestanti costrette dai loro legami a una più o meno stretta convivenza.

Insomma: poche invenzioni tanto registiche quanto narrative, un cast tra il molto buono e l’eccellente (ma dovendone premiare due non avrei scelto Julie Bowen e Ty Burrell), e di sicuro non la migliore serie comica in circolazione.

D’altra parte a vincere l’Emmy come migliore attrice protagonista in una serie comica è stata Melissa McCarthy, brava attrice ma pur sempre incastrata nel ruolo femminile in una sit-com, Mike & Molly, su due ciccioni innamorati, tra risate registrate e gag meritevoli dei peggiori anni ’80. Il premio da attore protagonista è invece andato a Jim Parsons, lo Sheldon del sopravvalutatissimo The Big Bang Theory, serie che si nasconde dietro la “cultura nerd” ma che è oggettivamente datata.

Resta da chiedersi perché di fronte a prodotti come i già citati The Office e Parks & Recreation, ma anche Community, Louie, It’s Always Sunny in Philadelphia, Eastbound and Down, tanto il pubblico quanto gli stessi addetti ai lavori (sono loro che assegnano gli Emmy) ricadano sulle solite scelte preconfezionate, semplici, prevedibili.

Questo a fronte di un’edizione degli Emmy che, per quanto riguarda le categorie Drama, è stata fenomenale: Friday Night Lights, Boardwalk Empire, Downton Abbey, The Good Wife, Game of Thrones sono tra le serie migliori che abbiamo visto quest’anno.

Se avete letto questo post per trovare una risposta al perché la gente ami ridere sempre delle stesse cose, purtroppo non la troverete. Ma considerato quanto è importante la satira, l’ironia, la comicità per far fronte a tante situazioni della vita privata e pubblica, diventa subito una perdita veder liquidato il genere con tanto pressapochismo.

p.s.: quest’estate, su Serialmente, un gruppo di volenterosi organizzato una guida alle comedy attualmente in onda, per far fronte all’indifferenza verso questo genere dimostrata da molti lettori. Perché poi sembra sempre che siano gli altri, a non capire: la verità è che molti di noi, per strani motivi, preferiscono il dramma alla risata.

Chiara Lino

Giornalista del Post. Scrive recensioni di serie tv su Serialmente e ha lavorato come grafica e interaction designer.