Cosa ne penso di watchOS 2

02Ho iniziato a usare l’Apple Watch poche settimane dopo la sua uscita in Italia. Un modello tradizionale (non sport, non edition in oro) color argento con quadrante da 42 millimetri (quello grande) e vari bracciali e cinturini. Il primo è stato il bracciale a maglie e poi due cinturini sport in fluoroelastomero (uno bianco e uno rosso scuro). Devo dire che, per quanto mi piaccia molto il bracciale a maglie, quello in fluoroelastomero è più pratico. Soprattutto il tipo rosso scuro (quello bianco è un po’ vistoso, ma va bene d’estate).

Ho utilizzato ininterrottamente l’orologio accoppiandolo con un iPhone 6 Plus e poi con un iPhone 6s Plus. Sia la procedura di primo avvio che poi quella per cambiare il telefono con il quale è sincronizzato è abbastanza semplice ma bisogna sapere come fare. Nel primo caso si tratta di appaiare l’orologio al telefono facendo leggere a quest’ultimo un codice tipo QR, e poi aspettare che la procedura vada avanti.

Cambiare telefono tenendo l’orologio

Tutti gli iPhone hanno una app che si chiama “Watch” e che serve per le varie configurazioni dell’orologio e soprattutto del comportamento delle app del telefono. La vedremo dopo, per adesso basti sapere che è importante anche se si deve cambiare telefono perché da qui è possibile fare il backup del contenuto dell’orologio e sganciarlo (cancellando tutto) da quel telefono. Dopodiché bisogna fare backup del contenuto del telefono su computer o su cloud, e a quel punto fare la migrazione dal vecchio al nuovo telefono, ripristinare il contenuto del telefono vecchio su quello nuovo. Adesso, quando si associa l’orologio al nuovo telefono (e l’orologio è tornato alla modalità “nuovo di fabbrica”) basta farlo ripartire ripristinando il backup salvato nella app Watch e tutto – con tempi tuttavia piuttosto lunghetti – torna al posto di prima.

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È un meccanismo logico ma laborioso e particolarmente involuto: c’era da sperare che Apple potesse tirare fuori qualcosa di meglio (ad esempio un backup delle configurazioni e dei dati direttamente nel cloud) ma qui bisogna capire che l’azienda ha il suo vero elemento di difficoltà, perché iTunes e tutto l’insieme di meccanismi collegati a questa app sono un gigantesco blob che prima o poi andrà sciolto.

Come funziona l’app per la gestione dell’orologio

L’app su iPhone “Watch” non comincia bene. A parte la grafica, che non mi piace, ha il problema di mettere assieme veramente tante cose diverse. L’orologio ha fondamentalmente due tipi di interazione: sguardi e app vere e proprie. Nella versione 1.0 del sistema operativo watchOS le app erano in realtà residenti sul telefono e semplicemente proiettate sull’orologio via Bluetooth (da qui una certa lentezza all’avvio) mentre con la versione 2.0 vengono installate vere e proprie mini-app sul segnatempo (se il programmatore lo prevede, altrimenti può essere che l’app del telefono utilizzi ancora la vecchia modalità), in maniera tale che tutto si velocizzi e si renda più autonomo.

Nei menu della app di Apple Watch per iPhone compaiono però vari menu in maniera ripetitiva e dispersiva. Oltre al menu Apple Watch (per abbinare l’orologio) e quello per la disposizione delle app, ce n’è subito uno per le notifiche (che presenta al suo interno la lista di tutte le app presenti sul telefono capaci di fare notifiche, ripartite tra app residenti di Apple come calendario, messaggi etc, e poi la lista potenzialmente enorme delle app di terze parti), il menu per gli sguardi (cioè quali app sono presenti in una delle modalità di interazione con il telefono “semplificate”, anche qui con una lista di app ripartita tra quelle residenti e quelle di terze parti del telefono che siano però compatibili con watchOS) e poi una serie di funzionalità che prima sono di carattere generale (menu per le preferenze, la privacy, la luminosità e testo) e poi scendono nel “particolare” (allenamento, amici, attività, borsa, calendario, contatti) per poi presentare nuovamente la lista di tutte le app che sono installate sul telefono e che possono interagire con l’orologio, cioè essere mostrate su Apple Watch all’interno dell’area app.

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La spiegazione è lunga e complessa (l’ho comunque semplificata rispetto ad altre due o tre modalità possibili e alcuni menu particolari) ma rende l’idea di quanto sia complesso gestire le app del telefono e quelle di terze parti all’interno dell’orologio. Questo deriva sicuramente da due fattori, e cioè che da un lato il display dell’orologio è troppo piccolo per gestire autonomamente tutte le configurazioni e quindi si deve appoggiare sull’orologio, e poi perché waatchOS 2, per quanto renda autonome le app rispetto al telefono, non cambia la sostanza del rapporto dell’orologio che è sempre una estensione del telefono (non si può avere un Apple Watch senza avere un iPhone) e quindi non ha un suo store autonomo, con tutte le complicazioni che sono relative a usare app che sono in realtà moduli o estensioni di quelle del telefono.

Pulsanti ed ergonomia

Apple Watch ha sostanzialmente tre modalità di interazione: uno schermo touch (con due livelli di pressione ma senza gesture se non la possibilità di alzare, abbassare e scorrere il contenuto verso le quattro direzioni alto-basso-destra-sinistra), una “corona digitale” che può essere ruotata o premuta, un pulsante lungo accanto alla corona digitale.

I quadranti dell’orologio possono essere personalizzati e questo avviene utilizzando la funzione di pressione forte, che mette lo schermo in modalità cambio/modifica: si possono scorrere i quadranti diversi (Apple ne presenta un certo numero adesso potenzialmente infinito per quelli che utilizzano una o più immagini della libreria delle foto del telefono come sfondo) e attivare, modificare o disattivare una serie di “complicazioni”, termine del gergo orologiaio per indicare tutte le funzioni che non siano quelle delle lancette delle ore e dei minuti (per i puristi: la sola funzione base sarebbe marcare l’ora, come accadeva nelle prime torri campanarie, mentre minuti, secondi, data, fuso orario, misura dei tempi, lunario, tourbillon e tutto il resto sono complicazioni rispetto a questa misura base).

Dalla modalità orologio se si muove il dito sullo schermo dal basso in alto si “tira su” la parte degli sguardi e si vedono le app che abbiamo selezionato per essere sempre disponibili oltre alle funzionalità come il misuratore di attività o quello del cardiofrequenzimetro. Invece la notifica dei messaggi (dagli sms fino alle notifiche di tutte le app possibili e immaginabili) si vede immediatamente a tutto schermo quando arriva la notifica stessa, sennò può essere rivista muovendo il dito dall’alto verso il basso. Tenendo premuto si può cancellare la notifica senza dover rispondere alle varie domande “Cancella, ignora etc”.

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Praticamente, l’orologio ha la modalità orario sempre in evidenza, e si può modificarla andando “dietro” su questo piano orizzontale e scorrendo verso destra. Andando al piano orizzontale superiore si accede al flusso delle notifiche (che però sono organizzate verticalmente) e andando al piano orizzontale sotto quello della modalità orario si accede alle app degli sguardi, anche qui però in modalità orizzontale.

La corona digitale serve per accedere alle app (premendo) o per dare conferma a seconda del modo nel quale si trova l’orologio, oppure per tornare al quadrante ruotando la corona indietro, mentre andando in avanti si ingrandiscono le app sino a beccare quella centrale. Nella modalità orologio, se ci sono gli appuntamenti del calendario in uno degli spazi riservati alle complicazioni, la corona digitale ruotando consente di andare avanti (e indietro) nel tempo per vedere prossimi impegni. Premendo si torna rapidamente alla data e all’orario attuali.

Infine il pulsante accanto alla corona apre lo spazio delle “ruote”, circoli di amici (nella versione 1 di watchOS era solo una schermata con dodici amici, adesso se ne possono creare di più) che, quando selezionati, possono essere chiamati per telefono, messaggiati via sms oppure via tap aptico: si possono inviare disegni, battiti o addirittura la frequenza delle pulsazioni cardiache.

Ovviamente non è previsto un browser (come non è previsto per tvOS, per esempio) e il fatto che i due nuovi sistemi operativi di Apple non abbiano previsto la possibilità di navigare la rete in maniera tradizionale (i creatori di app devono trovare la loro strada, senza WebKit) è sicuramente interessante.

Mettiamo tutto assieme

Apple Watch (e la sua anima, il sistema operativo watchOS) sono strane creature. L’orologio, che tante perplessità ma tanto successo ha raccolto, è fatto davvero bene da un punto di vista materiale. La cura dei particolari, la forma, i materiali, le lavorazioni: è tutto assolutamente a livello alla migliore oreficeria svizzera.

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La parte software, che storicamente è sempre una cosa molto curata e importante per i prodotti Apple, è elegante ma non completamente risolta. Ci sono parti che sono ancora piuttosto complesse e laboriose e sembra che l’orologio, che nasce per fare tre cose (secondo Tim Cook al lancio: dire l’ora, essere strumento di comunicazione personale ed essere strumento di moderato fitness) in realtà ne fa ancora un po’ troppe.

La parte di fitness innova grazie ai sensori ma anche alla rappresentazione dei dati, che è carina perché dice di alzarci o crea una forma di gamification rispetto al proprio benessere fisco ed esercizio che ci sta. Meglio “gamificare” la salute per perdere la pancia e ridurre i rischi di malattie da vita sedentaria che per altri motivi commerciali.

A mio avviso Apple Watch non è certamente un prodotto immaturo ma è ancora molto complicato. Forse più del necessario. Ha bisogno ancora di elaborazione e di riflessione, affinamento, ripulitura. Ha bisogno di una forte sintesi. Invece, non voglio entrare nella logica del discorso relativo all’utilità di Apple Watch e del suo “scopo”, perché secondo me è una impostazione sbagliata. Per gli amanti dell’orologio tradizionale, per gli appassionati di fitness o per i fobici di qualsiasi cosa al polso, l’Apple Watch è molto semplice. Se non interessa, basta non metterlo: usare il proprio meccanico oppure niente. Se invece interessa, bisogna essere sinceri e devo dire che l’esperienza di utilizzo è piacevole, completa e ricca.

Ci sono margini di miglioramento, come dicevo, ma il prodotto è tutt’altro che immaturo. Ed essendo una versione 1.0 l’unica ragionevole perplessità al suo acquisto è casomai il bisogno di ricaricarlo tutte le sere: la batteria dura un giorno e mezzo (con un utilizzo normale) e questo sinceramente non basta. Ed è veramente fastidiosa la ricarica quotidiana (non a caso Apple ha creato anche un altro modello di caricabatterie da viaggio più leggero e portatile, che sfrutta l’ottima modalità “notturna” da comodino di Apple Watch). Però siamo sinceri: se almeno non ci fosse bisogno di ricaricare anche l’orologio sarebbe meglio, no?

Antonio Dini

Giornalista e saggista, è nato a Firenze e ora vive a Milano. Scrive di tecnologia e ama volare, se deve anche in economica. Ha un blog dal 2002: Il Posto di Antonio