Cosa ne penso di tvOS (e già che ci siamo, della nuova Apple Tv)

TV OSAlla fine della mia breve recensione di iOS 9, il sistema operativo utilizzato dai telefoni e tablet di Apple, facevo menzione dell’App Thinning, dicendo che ci sarebbe stata occasione di parlarne più avanti “quando vedremo nel dettaglio la nuova Apple Tv”. Questa occasione arriva adesso: è il momento di parlare del nuovo set-top-box di Apple e del suo sistema operativo, tvOS. Anzi, cominciamo proprio da questo, e tra breve vi spiego anche come funziona l’App Thinning.

Con l’arrivo del set-top-box edizione 2015 (esteticamente molto simile alle due precedenti generazioni) Apple ha dato dignità autonoma e anche un nome al sistema operativo che gira dentro lo scatolino nero chiamato Apple Tv. È qualcosa di più che una semplice evoluzione del precedente firmware utilizzato sulla prima Apple Tv del 9 gennaio 2007 (ben otto anni fa, aveva la forma simile a quella di un Mac mini e un disco rigido interno), sulla seconda generazione del primo settembre 2010 (la prima fatta a scatolina nera, con memoria flash da 8 GB), sulla terza generazione del 7 marzo 2012 e infine sulla Rev.A del 28 gennaio 2013 (che supportava il full HD). Invece, con l’arrivo dell’attuale quarta generazione di Apple Tv è giunto anche tvOS, un sistema operativo vero e proprio, che ha tantissime cose in comune con iOS (iPhone e iPad) in quasi tutti i dipartimenti tranne forse che in quello dell’interfaccia.È proprio l’interfaccia dell’Apple Tv a trarre in inganno: sempre gli stessi rettangoloni da scorrere con un telecomando super-minimalista, la possibilità di accedere alla musica e ai telefilm, un po’ di app qua e là per vedere questo o quel programma televisivo (Hulu, YouTube, Netflix, le anteprime del cinema). All’apparenza, una rinfrescata a quel che c’era prima. In realtà, una cosa completamente diversa grazie anche al nuovo telecomando, l’Apple Siri Remote che cambia le carte in tavola nel modo con il quale si interagisce con il grande schermo casalingo. Qui di seguito vediamo in breve quali sono le logiche di Apple e le mie impressioni d’uso per questo apparecchio, per il suo sistema operativo e per i contenuti fruibili attraverso internet. Prima però devo fare alcune premesse.

Apple Tv vecchia e nuova

 

Le premesse

La prima è che ho utilizzato tutti i modelli di Apple Tv finora prodotti. Dalla prima (che avevo anche jailbreakkato per caricarci sopra i film di famiglia salvati in formato avi-divx) alla seconda, alla terza, alla terza bis (la famigerata Rev.A) sino all’attuale Apple Tv di quarta generazione. La seconda premessa è che quando ho iniziato a usare questi servizi (così come quelli delle prime versioni di iPhone OS poi diventato iOS) ero per lavoro negli Stati Uniti e non in Italia: per questo motivo ho utilizzato un account statunitense (che è tutt’ora il mio account per iTunes). Questo mi fa accedere a funzionalità (come ad esempio quella della ricerca vocale con Siri) che non sono ancora presenti nella versione italiana.

La terza è che il mio televisore “flat screen” non ha il decoder per il digitale terrestre né altri box aggiuntivi se non una occasionale console per videogiochi: insomma niente Sky o altro. Sono connessi al televisore solo l’Apple Tv di turno (oppure, per un certo tempo, il mio Mac mini) e basta, per di più con un collegamento a internet senza fili grazie alla mia Time Capsule di prima generazione (un access point venduto da Apple che tengo connesso al modem internet di casa). Questo per dire che il mio consumo di televisione e l’uso della stessa Apple Tv non sono tipici rispetto all’utente medio, ma anche che un’idea a questo punto credo di essermela fatta.

Fatte queste necessarie premesse, scendiamo più in profondità.

 

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La trasparenza di tvOS

La prima è che il nuovo tvOS è un vero sistema operativo pensato per essere usato con le app. È una evoluzione ulteriore rispetto a iOS, di cui è parente strettissimo (un fratello, praticamente) perché mentre il sistema operativo per tablet e smartphone di Apple non espone il file system ma comunque lascia capire abbastanza chiaramente quale utilizzo si sta facendo della memoria dell’apparecchio (quanto prendono le app, quanto la musica, quanto i dati per Keynote Pages e Numbers ad esempio), invece tvOS nasconde tutto. La nuova Apple Tv che ho in casa ha 64 GB di memoria (ne esiste anche una versione da 32 GB) ma in realtà è completamente indifferente quanto spazio sia libero sull’apparecchio. Essendo uno strumento stanziale e sempre connesso per definizione, Apple ha fatto scelte radicali e secondo me parecchio innovative su come gestire la Apple Tv rispetto al cloud (lo vediamo tra un attimo).

Le app come dicevo sono il centro. E, a parte i servizi di Apple che sono pervasivi, tutte le cose che si possono fare con i fornitori di contenuti passano da qualche app. Con una buona notizia: sempre più app per iOS adesso diventano scaricabili senza spese ulteriori anche per tvOS, in pratica come succede con iPhone e iPad quando gli sviluppatori creano app “universali”, buone per tutti gli apparecchi. Queste app “adatte” anche alla Apple Tv sono ovviamente diverse da quelle per iOS in quanto dotate di una interfaccia che funziona con il remote control di nuova concezione (anche su questo, torno tra un attimo), e qualche altro piccolo particolare tecnico che le differenzia. Però la base del codice è quella, così come la maggior parte degli asset grafici e multimediali.

tvos sviluppatori

Andiamo in ordine: le app.

L’idea di tvOS è che tutto sia app, esattamente come succede su iOS. Questo vuol dire che c’è uno store per scaricare le app, che c’è modo di spostarle e organizzarle sullo schermo, mettendone alcune più in alto o in evidenza e spostandone altre meno usate verso il fondo, e che c’è un cartellino del prezzo su molti di questi pezzetti di software. Le app possono essere qualsiasi cosa: un giochino, una app per fare shopping online, una estensione di una app del telefono o del tablet, un canale televisivo di un fornitore di contenuti esterno (Netflix oppure la Rai Radiotelevisione italiana, per intenderci).

Le app e i loro contenuti sono formalmente sull’apparecchio di chi le ha acquistate, però in realtà possono anche non esserci. Facendo leva sul fatto che la Apple Tv sta sempre accesa (o quasi, e comunque consuma pochissimo) e sempre connessa alla rete, quel che c’è nella memoria locale lo decide la Apple. Qui entra in gioco l’App Thinning di cui parlavo prima: una tecnologia che Apple ha studiato e sviluppato nelle ultime versioni del sistema operativo per Mac e per iOS. Il suo scopo è consentire innanzitutto aggiornamenti più efficienti delle app e dello stesso sistema operativo (anziché scaricare di nuovo tutta la app quando c’è un aggiornamento, si scaricano solo le parti che cambiano) e poi si è visto che è utile anche perché consente di suddividere le app in blocchetti più piccoli e decidere di volta in volta cosa serve che stia sull’apparecchio e che cosa invece resti nel cloud per essere scaricato.

Un esempio? Pensiamo a un gioco: la prima volta che lo si scarica vengono giù solo le cose che serviranno alla prima partita, ad esempio l’introduzione e i primi due livelli. Tutti gli asset grafici e multimediali del gioco per i livelli dalla metà in avanti non vengono scaricati prima del tempo. A meno che i salvataggi del gioco (magari perché usato precedentemente su iPad) non indichino che siamo oltre la metà. Allora è la parte iniziale a non essere scaricata mentre si scaricano i livelli ai quali fanno riferimento i salvataggi. E comunque, mentre si finisce il livello dieci, ad esempio, in background si scaricano i livelli successivi.

In questo modo tvOS si presenta non solo come un sistema operativo intelligente, ma anche molto aggressivo. Sia verso l’utente che verso gli stessi sviluppatori, che infatti non sono quelli incaricati di decidere cosa rimane nel cloud e cosa va nella Apple Tv (se non entro certi limiti, ovviamente). È invece Apple stessa a decidere la maggior parte delle volte cosa serve nella memoria locale e cosa no, per poter orchestrare i contenuti non solo di quella singola app ma di tutto l’apparecchio.

È un approccio che ripensa completamente il modo con il quale i sistemi operativi interagiscono con il resto della macchina e che trovo intrigante. Nell’uso relativamente breve dell’apparecchio (poche settimane) non ho ancora saturato la memoria di massa dell’Apple Tv e quindi non posso dire di prima mano se ci siano rallentamenti oppure no, ma dubito che ci possano essere vista la velocità della mia rete di casa (in fibra) e la scioltezza con la quale le app, i film e la musica vengono scaricati e avviati.

Per qualsiasi app sulla Apple TV (giochi, musica, foto, video, servizi, qualsiasi cosa) gli sviluppatori hanno a disposizione una fetta iniziale di 200 MB di spazio per il download. Quindi tecnicamente è vero che le app sono “contenute” entro certi limiti. Ma il sistema funziona in maniera più complessa: gli sviluppatori possono indicare fino a 2 GB di cose da scaricare all’interno della app e comunque hanno a disposizione uno spazio di 20 GB sui server di Apple per ciascuna app. Quindi i limiti sono piuttosto ampi e differenti: non è più un problema di chi realizza il software capire quante cose devono essere scaricate sull’apparecchio dell’utente.

La cosa certa è che Apple Tv da questo punto di vista è uno straordinario apripista per un nuovo paradigma di distribuzione del software e dei contenuti, che può far inorridire alcuni o esaltare altri. Tecnologicamente, è una cosa davvero notevole: muovere avanti e indietro dal cloud le risorse non è semplicemente come copiare alcuni file avanti e indietro tra due memorie. Richiede capacità di pianificare quali tipi di risorse devono essere a disposizione dell’apparecchio e quali possono restare nella nuvola. Vuol dire, in ultima analisi, creare un modo di usare l’informatica in cui lo spazio di archiviazione non è più una costrizione e tutto avviene in maniera trasparente per l’utente (e per lo sviluppatore). Tanta roba, secondo me.

tvos giochi

Apple Siri Remote

Veniamo a Siri e al controller. La forma è quella di una bacchetta magica, ci sono pochissimi pulsanti (play/pausa, menu, volume su e giù, microfono, televisione. Nella parte anteriore il controller si trasforma in un trackpad touch, percorribile con il dito e cliccabile, oltre al sensore di movimento. Quel che può fare è controllare anche il televisore tramite il protocollo trasportato dalla connessione Hdmi, diventando così l’unico telecomando necessario o quasi: nel caso di apparecchi più vecchi (come il mio Panasonic Viera), l’accensione deve avvenire sempre con il telecomando del televisore, mentre la gestione del volume e lo spegnimento complessivo passa dal controller di Apple, che ha anche una cellula agli infrarossi capace di adattarsi a moltissimi televisori in commercio.

Lo trovo pratico e il fatto che si ricarichi rapidamente usando la porta Lightning (dove ho inserito il suo braccialetto antismarrimento, utile anche per capire al buio da che parte sia girata questa bacchetta rettangolare) è un tocco di classe perché toglie tutti i problemi possibili di batterie. L’unica parte in cui il telecomando funziona malamente è la scrittura, perché scorrere con il dito la lista di caratteri per scrivere lettera per lettera, parola per parola quel che serve è veramente fastidioso. Per fortuna con il primo aggiornamento si è recuperata la funzione della app Remote per iOS, che abilita la tastiera di iPhone e iPad, rendendo tutto molto più semplice.

E poi c’è Siri. Che nella versione italiana non è ancora disponibile, mentre lo è in quella statunitense (l’hardware è lo stesso, viene solo abilitato l’uso dell’assistente nella lingua locale). Funziona? Sì. In inglese su Apple Tv va molto bene come su iPhone: meglio che in italiano, se devo fare un parallelo. Serve per ridurre a una domanda fatta a voce (interfaccia naturale) quello che su altri apparecchi richiede l’uso del mouse o della tastiera. Si possono dare comandi ad esempio durante la visione di un film, fare ricerche, attivare servizi. Funziona bene, anche se a me non viene particolarmente spontaneo “chiedere” qualcosa a un televisore e cerco piuttosto di smanettare con il controller fino a che non trovo quel che mi serve.

tvos siri

Contenuti e contenitori: le app

Veniamo alla parte più pratica dell’uso di Apple Tv: le app. Vale la pena? Funzionano? Hanno senso? L’interfaccia per adesso rende un po’ complesso orientarsi. I rettangoloni sono pratici ma poi si scontrano con un modo di organizzare le informazioni e le app che è ancora più “asciutto” di quello di iOS, che almeno all’inizio era piuttosto freddo e aveva creato non poche critiche.

Le app sono dei tipi più vari e qui è ovvio che Apple cerca di giocare la carta del suo ecosistema di sviluppatori (gigantesco e ben funzionante) per conquistare il salotto. Ci sono dentro praticamente tutti anche se poi non è vero che su Apple Tv sono sbarcate tutte le app di iOS. Anzi. Ce ne sono sicuramente molte, anche di giochi e di utility, ma parecchie sono semplicemente contenitori per altre cose. Soprattutto quelle che riguardano la televisione.

Qui bisogna capire: un canale televisivo è meno di una app, che invece offre la possibilità di arricchire e rendere più trasparente e al tempo stesso ricca l’esperienza di chi fruisce i contenuti (come dicono i consulenti della comunicazione). Una app è un’altra cosa rispetto alla televisione come la conosciamo. Probabilmente è il suo futuro, anche perché mette la Rai, Netflix e YouTube sullo stesso piano. Pensiamo infatti ai “parassiti” come Netflix (nel senso di OTT, “Over The Top”, o appunto “parassiti” come li definisco le compagnie telefoniche), che fa vedere le cose con un unico abbonamento su una serie molto vasta di dispositivi: la app per Apple Tv è una cosa più ricca e interattiva di quella, ad esempio, per i televisori di Samsung.

Entra in gioco poi la sponda di Siri e del fatto che tutte le informazioni e i comandi sono forniti dalla stessa piattaforma: se si cercano dei film o telefilm con Emily Banks, ad esempio, Siri li trova su tutte le app installate che danno servizi con film dell’attrice americana: iTunes ma anche Netflix e le altre. Ho provato ed effettivamente funziona più che bene, senza partigianerie. Capisce un sacco di nomi e parole strane anche se pronunciate da un non madrelingua senza grandi problemi: meglio del mio iPhone. E i comandi di aiuto (metti i sottotitoli, vai avanti o indietro di un tot di tempo, ferma, ripeti l’ultima sequenza) funzionano da tutte le parti perché sono funzionalità della piattaforma.

Insomma, avere delle app che si possono appoggiare a una serie di servizi e sfruttarli è davvero qualcosa di unico e molto interessante. Spesso sono finezze, cose quasi secondarie che devono scomparire sullo sfondo, ma che hanno molto senso e che fanno sembrare un po’ preistorici gli apparecchi degli altri.

apple tv remote

Il rischio dell’ecosistema

A differenza di altri apparecchi da collegare alla televisione, Apple Tv è molto legata all’ecosistema di Apple e agli altri strumenti progettati a Cupertino (telefoni, tablet, personal computer). A tal punto che, se è il punto di forza maggiore, è anche un po’ il suo limite. Per chi non usa i vari servizi di Apple (da quello della musica che permette di caricare tutto senza passaggi e download strani a film e telefilm da comprare o noleggiare) l’esperienza si impoverisce un po’. Fa parte del gioco: avere tutti questi servizi è effettivamente una scelta di campo che lega a un “mondo” piuttosto che a un altro: ci si sposa con la piattaforma di Apple piuttosto che con quella di Google, di Amazon o di Microsoft. Apple se non altro è stata coerente: mettere tutto nel suo cloud (gli acquisti di contenuti e software ma anche le foto degli utenti e la musica, i film e i telefilm) permette di abilitare l’uso di apparecchi con meno memoria ma sempre connessi come tablet, smartphone e set-top-box come questa Apple Tv, che definirei adesso tutt’altro che un hobby per Apple.

Ci sono cose piccole ma spettacolari, come i salvaschermi animati (mentre scrivo davanti a me c’è il fly-over London che è semplicemente da paura), e altre cose che piacerebbe molto avere. Ad esempio, un modo semplice per guardarsi in santa pace tutti quei video girati in casa con la vecchia videocamera digitale che salva solo in formato Avi Divx, mannaggia. Sono i filmati delle feste di compleanno del vecchio nonno e dei nipotini, più i video delle vacanze, per essere precisi. I modi ci sono, ma un po’ laboriosi (almeno, rispetto ai tempi di Rip-Mix-Burn del primo iPod). Chi scrive nel tempo ha sviluppato due strategie alle quali adesso si è aggiunta una terza opportunità.

Mi spiego. Mettiamo che abbiate girato i filmati delle vacanze, e vogliate rivederli. Prima possibilità: potete convertirli in un altro formato compatibile con Apple Tv (Quicktime, H264 con estensione .mp4) utilizzando una delle molte utility gratuite disponibili per Mac e per Pc (su Mac è ottima Handbrake), e poi caricarli su iTunes nel vostro Mac o Pc. A quel punto il computer deve restare acceso e connesso alla rete locale, anche se è posizionato fisicamente dall’altra parte della casa, e la Apple Tv “pesca” i contenuti grazie alla funzione “condivisione in famiglia”. Seconda possibilità: se avete soprattutto un tablet o un telefono di Apple, potete fare il mirroring wireless dello schermo del tablet (si chiama AirPlay nel gergo di Apple) sul televisore usando la Apple Tv come ripetitore. Se la rete di casa è buona e il tablet moderno, funziona abbastanza bene (con un Mac è perfetto). Alcune app iOS di terze parti (come CineXPlayer) consentono di farlo con video di vari formati. Per questo tipo di attività, aggiungo, si può anche usare un cavetto Hdmi tramite l’apposito e costoso adattatore per iPhone e iPad, volendo, senza bisogno di possedere la Apple Tv).

Terza possibilità, offerta specificamente da Apple Tv 4, è quella delle app dedicate a questo tipo di cose. Ne è spuntata fuori ad esempio una che si chiama Plex, già presente per Mac, Pc, iOS e via dicendo, che permette di organizzare e vedere tutti i propri filmati fatti in casa direttamente sul televisore senza tanti giri di parole e con una certa facilità. Attenzione, perché potrebbe venire la tentazione di utilizzarla per guardare contenuti video scaricati in modo piratesco. Questo non è legale e comporta sanzioni anche penali. Nonostante ci sia un diritto, se si è acquistato un Dvd, di poterne fare una copia digitale per uso personale (al fine di preservare il supporto deperibile che comunque deve essere sempre di proprietà di chi guarda la copia digitale) la pirateria è una brutta cosa. Per fortuna esistono siti come Archive.org in cui vengono preservate opere d’ingegno di vario tipo (anche film e trasmissioni televisive) di epoche remote e oramai uscite dal copyright. Quelle si possono scaricare e si ha tutto il diritto di vederle. Altrimenti si può sempre cercare su Youtube, dove ormai si trova quasi di tutto, in qualsiasi lingua.

Plex-apple-tv

Il nuovo tvOS alla fine vale la pena?

Con la creazione della ultima incarnazione di Apple Tv Tim Cook pensa di aver assestato un colpo morto forte nel mercato dei set-top-box. Per lungo tempo ci si era chiesti se Apple non avrebbe presentato un apparecchio televisivo con la mela dietro (una cosa che prendeva le mosse dal fatto che l’azienda produce un sacco di monitor per computer fissi e portatili) ma l’ipotesi più logica era rivedere la strategia dietro alla Apple Tv. C’è voluto molto più tempo di quanto non fosse lecito aspettarsi, sia perché non c’erano gli accordi con i fornitori di contenuti, sia perché le tecnologie e l’ecosistema non erano ancora pronti.

Adesso la televisione di Apple non è più un hobby: è una piattaforma che sta saturando piuttosto rapidamente il segmento dei set-top-box e presto “attaccherà” anche gli altri attori del salotto: televisioni smart, console per videogiochi e altri apparecchi connessi. Google prova una carta simile (ma con tecnologie diverse) che è Chromecast, Amazon ha le sue armi e probabilmente Microsoft vorrebbe uscire dalla coppia PC-Xbox per cercare qualcosa di più leggero e funzionale. Il soggiorno è un territorio di conquista, la Apple Tv ha molti dei requisiti per riuscire a catturarne una fetta, soprattutto se si fanno acquisti legittimi di contenuti (film, telefilm, musica) e si ha predisposizione per l’uso di questo ecosistema.

Trovo interessante che questo sistema operativo e quello dell’orologio intelligente, Apple Watch, pur costituendo le due novità del 2015 (i due nuovi sistemi operativi “moderni” e “di massa”),  siano entrambi siano privi di un browser web, pur essendo così dedicati alla connessione di rete.

Inoltre, sia quello della Apple Tv che quello dell’Apple Watch, come vedremo più avanti quando ne parlerò, hanno anche una forte vocazione (o, per meglio dire, opportunità) alla Internet delle Cose (Internet of Things) dato che cominciano a ridurre la distanza tra gli “indossabili” (weareables, nel caso di Apple Watch) e la domotica (nel caso di Apple Tv). Viene da chiedersi come potrebbe essere una casa “comandata” dalla centralina di una Apple Tv sempre accesa e connessa alla rete, raggiungibile tramite il proprio iPhone o iPad per regolare parametri (la temperatura del riscaldamento o del climatizzatore, l’apertura e chiusura delle porte e degli oscuranti) e capace di dialogare con oggetti smart in tutta la casa. Penso che la risposta non sia troppo lontana.

steve jobs apple tv

Antonio Dini

Giornalista e saggista, è nato a Firenze e ora vive a Milano. Scrive di tecnologia e ama volare, se deve anche in economica. Ha un blog dal 2002: Il Posto di Antonio