Consigli per gli acquisti: videogiochi

La ripartenza di una serie spettacolare: non delude e anzi convince e ipnotizza. Io sono ancora perso dentro il suo multiplayer...

La ripartenza di una serie spettacolare: non delude e anzi convince e ipnotizza. Io sono ancora perso dentro il suo multiplayer…

Iniziamo una sequenza di cose a cui dedicarsi per Natale. Questa volta parliamo di videogiochi, poi parleremo di altre cose: di dischi, poi di film e poi di libri. Cominciamo con numeri bassi ricordandoci sempre una cosa: non sono necessariamente titoli nuovi. Anzi. Spesso e volentieri non sono proprio nuovi. Però sono quelle cose che potrebbe valer la pena leggere/ascoltare/guardare/giocare durante i pigri giorni delle vacanze natalizie. A basso costo: ve li potete comprare nei negozi dell’usato, su eBay, su Azmazon, dove vi viene meglio.

– Cinque giochi mainstream per ripensare l’immaginario d’America

L’America si inventa e si rinventa continuamente. I videogiochi sono una delle fabbriche più potenti dell’immaginario che non si esaurisce nei libri, nei dischi o nei film e telefilm. Ci sono cinque giochi che secondo me raccontano molto di che colori si sta dipingendo l’Impero.

Call of Duty – Ghosts (2013)

È l’ultimo titolo della serie CoD, una ripartenza del filone di Modern Warfare (che era arrivato a tre titoli) ed è appena uscito. Questa volta la missione è difficile: si tratta di un successo difficile da catturare per via del nuovo indirizzo del franchise e dell’uscita in un momento di profonda incertezza, nelle settimane del lancio delle due nuove console (Playstation4 e Xbox One). La versione che ho giocato è, come per gli altri che seguono, quella per Xbox 360. Lo scenario è il futuro post-apocalittico, ma con armi “contemporanee”. La storia. Il Medio Oriente è stato azzerato da bombe nucleari, la produzione di energia è passata all’America Latina che ha creato una Federazione che ha poi assaltato gli Stati Uniti. La guerra è stata devastante, sono state usate anche armi orbitali – bellissima la sequenza all’apertura del gioco – che hanno trasformato il Sud del paese in un deserto di rovine fumanti. I nostri eroi sono una unità militare di élite che combatte i cattivi della Federazione (e i traditori) sul confine. È una versione ancora più violenta del più grande caso di esorcismo che l’immaginario dei videogiochi abbia pensato finora: dopo le invasioni russe (Modern Warfare) e quelle aliene, adesso è il momento del Sud del continente. I contrasti visivi sono spettacolari, la trama robusta, nell’edizione americana il doppiaggio è di livello. Ritorna ai massimi livelli il punto di forza di CoD, cioè il multiplayer su Live.

The Bureau – Xcom Declassified (2013)

Voglia di alieni, voglia di invasione, voglia di passato. La ricetta di questa versione di Xcom che torna agli anni Sessanta è semplice: reinventarsi l’America, con una spruzzata di Men in Black e di X Files che però ricordano tanto anche quello che è accaduto nell’ultimo decennio: gli alieni catturati e interrogati sono gli islamici dello spazio esterno che hanno attaccato e terrorizzato gli Stati Uniti. La storia scorre molto bene, c’è una modalità di gioco strategico che affianca quella in soggettiva (quest’ultima era una innovazione rispetto a Xcom classico, ambientato nel prossimo futuro), si va avanti senza problemi e soprattutto c’è tantissimo lavoro di ambientazione nel passato prossimo Dopo l’epopea degli western, dopo l’esotismo degli Assassins Creed e dopo i colossi GTA e Mafia, c’è tempo per tornare a ridipingere un pezzo di storia patria dell’Impero.

Bioshock Infinite (2012)

L’ansia di ritrovare un senso e delle radici su cui costruire è manifestato ancora più chiaramente dalla serie Bioshock. Mentre i primi due capitoli erano ambientati sott’acqua, in un mondo deliziosamente di terrore in stile Art Decò, inspirato al pensiero di Ayn Rand e costruito in maniera tale da dare l’idea della decadenza e del senso claustrofobico di un sogno che oltretutto sta cadendo a pezzi (“Ecco come avrebbe potuto essere”, ma non tiene neanche nella dimensione onirica), adesso si va in cielo, letteralmente. Il terzo capitolo è ambientato in una fantastica città volante e permette di giocare con la gravità come poche cose al mondo. La città è popolata, il gioco scorre in maniera decisamente veloce e le ambientazioni sono come sempre da kolossal, curate nel più piccolo dettaglio e inquietanti. A partire dalla tremenda torre, dove l’eroe deve liberare la principessa e scatenare l’inferno. Si sente l’odore della famiglia Rockfeller e dei Robber Barons.

Lara Croft più giovane e più tosta che mai

Lara Croft più giovane e più tosta che mai

Tomb Raider (2013)

Anche l’eroina anglosassone per antonomasia, colei che ha ridefinito i videogiochi nel 1994, torna per uno spettacolare reboot. Questa volta è una ragazzina, ma non come una specie di Giovane Indiana Jones. Invece, c’è più “Lost” e più paura, più ansia e colori scuri in questa ambientazione moderna del mito di Lara Croft che non in qualunque altro titolo precedente. È l’equivalente della ripartenza di 007 con Daniel Craig: sapori forti, toni cupi, tanta amarezza. C’è una parte dell’immaginario che cerca non solo di reinventarsi ma anche di evolvere, di crescere. La storia è a tinte fosche, lunga, spietata.

Halo 4 (2012)

È il più bello tra i titoli della fortunata e miliardaria serie, con l’eccezione secondo me di alcune atmosfere generate nel primo, sorprendente gioco pubblicato dalla Bungie ormai una vita fa. Halo 4 invece prende le mosse da dove si era interrotto il terzo capitolo della saga (e poi c’erano stati un paio di deviazioni) arricchendo la trama con una serie di scenari e racconti che fanno pensare molto non solo a noi ma anche a come potrebbero essere altri, altrove. È uscito un anno fa, come alcuni altri titoli fra quelli che ho citato, quindi si trova nel mercato dell’usato o via download. Sono vecchi classici comunque che vale la pena giocare anche a distanza di tempo.

 

Antonio Dini

Giornalista e saggista, è nato a Firenze e ora vive a Milano. Scrive di tecnologia e ama volare, se deve anche in economica. Ha un blog dal 2002: Il Posto di Antonio