Il concertone di anziani per Sandy

Alle 19.30 su 37 televisioni in America è partito il concerto del 12-12-12 per le vittime di Sandy, al Madison Square Garden. Scorrono le immagini della catastrofe, le parole di speranza. Come quelle del pezzo che apre, di Bruce Springsteen, Land of Hope and Dreams. A seguire gli inni al Jersey Shore, le spiagge “più inclusive” dice Springsteen ( ci vanno tutti, ricchi e poveri ) in un’introduzione dagli echi obamiani. E arriva il vicino di casa Bon Jovi per Born to Run. Sullo schermo appaiono i live tweets, i numeri per fare donazioni.

Billy Crystal (di Long Island) introduce come ad una serata Oscar, mischiando humour e dramma. Saluta i governatori Cuomo e Christie e ci dice che siamo in due miliardi, nel mondo, stasera, stanotte. Un dollaro a testa, solo un dollaro a testa chiede, che gestirà il Robin Hood Relief Fund, il salotto buono della filantropia di New York. Ci sono dentro gestori di hedge funds, CEO, presidenti di consigli di amministrazione e Gwyneth Paltrow, Lloyd Blankfein di Goldman Sachs e Harvey Weistein, il produttore, i Rolling Stones e Lady Gaga. La fondazione gode di un immacolato e massimo giudizio annuale di chi, nel mondo filantropico, assegna le stelle , come ai ristoranti. Quelli di Robin Hood gestiscono il denaro che ricevono come un’impresa e lo distribuiscono a no profit su progetti specifici. Sono famosi per esercitare un controllo rigido sui risultati ottenuti e per avere tolto fondi a chi non li raggiunge, applicando una metrica non flessibile a una materia di solito gonfia di drammi non quantificabili. Robin Hood è il circolo esclusivo della città , il club in cui le pop stars incontrano i banchieri, che raggiunge le periferie che i suoi benefattori non saprebbero trovare nemmeno con il GPS.

«Tutti vecchi rockers» dice mio figlio andandosene in camera quando si materializzano i Rolling Stones in promozione tour , dopo Adam Sandler che ci era piaciuto parecchio ( a sorpresa). Ho dovuto spiegargli chi è Roger Waters e lui mi ha detto che se non c’eè Kendrick Lamar (il rapper che il New York Magazine ha messo al primo posto nella classifica pop dell’anno) non è roba per lui. Però mi aveva chiesto di chiamarlo per Eric Clapton. Una sola donna, Alicia Keys. Un solo afroamericano, Kanye West (lanciato dal grande Chris Rock). Prima però ci commuoviamo tutti in casa quando Jon Stewart saluta il capo della polizia di Seaside, New Jersey, dove sono morti in 34 con Sandy. Seaside la cittadina che ha ospitato i ragazzotti di Jersey Shore. Agli Who mio figlio mi ha detto un ciao definitivo. E sono rimasto a vedere le presentazioni di Jimmy Fallon, Stephen Colbert, Steve Buscemi. Riflettendo sulla rottamazione dei musicisti. In certi casi iTunes e i video d’epoca You Tube potrebbero bastare e avanzare.

Quando le telecamere vanno sul pubblico scoprono solo bianchi. 30 milioni l’incasso della serata al Madison (biglietti da 150 a 2500 dollari). Più 27 cinema nella città. Su Itunes vedo già al primo posto la raccolta con 24 pezzi. Il successo annunciato fa bene alle vittime di Sandy . E questa è cosa buona. Sulla musica abbiamo tutti idee diverse e pure questa è cosa buona. Ma probabilmente andiamo tutti d’accordo quando accade una magia come quella in cui il pulitino e carino Chris Martin invita Michael Stipe dei REM. Che appare (Losing my religion, il pezzo) e scompare di nuovo per tornare a fare il pensionato musicista.

Andrea Salvadore

Vive a New York e fa il regista. Ha un blog, Americana Tv