Che fine farà il prossimo telescopio spaziale?

C’è molta incertezza intorno al destino del James Webb Space Telescope (JWST), il telescopio che avrebbe dovuto essere l’erede dell’Hubble Space Telescope, ormai giunto alla fine della sua fortunata missione.

JWST dovrebbe essere cento volte più potente di Hubble, e in grado di investigare meglio di quanto sia mai stato fatto una quantità enorme di fenomeni astrofisici, dalle galassie più lontane (e quindi più giovani) ai pianeti in orbita intorno ad altre stelle. Se i venti anni di osservazioni di Hubble hanno cambiato la nostra visione dell’universo, chissà cosa potrebbe riuscire a fare il suo successore.

Ma nelle ultime settimane si sono rincorse voci su una imminente cancellazione del progetto da parte del congresso americano, dopo che a luglio la camera dei rappresentanti aveva proposto tagli al bilancio della NASA per il 2012. Le prospettive erano peggiorate ulteriormente ad agosto, quando la stima dei costi della missione al momento del lancio (attualmente previsto per il 2018) aveva raggiunto quasi 9 miliardi di dollari, un paio di miliardi in più del previsto.

JWST è in effetti un progetto faraonico, soprattutto visti i tempi di vacche magre per i finanziamenti ai progetti di ricerca fondamentale. È già costato 3 miliardi e mezzo di dollari, accumulando ritardi e spese molto superiori alle stime iniziali. E accanto alle prese di posizione pubbliche a favore del progetto, ci sono stati anche malumori più o meno scoperti da parte di settori scientifici che temono che esso finirà per fagocitare gran parte delle spese destinate alla ricerca dall’ente spaziale americano.

Per mettere le cose in prospettiva, l’intero bilancio annuale della NASA è attualmente di circa 18 miliardi di dollari. Quindi sì, JWST inciderà parecchio. Ma, per mettere le cose ancora più in prospettiva, il bilancio della NASA è una goccia nel mare della spesa pubblica americana.

La decisione finale sulla sorte di JWST verrà probabilmente presa nelle prossime ore, quando anche il senato americano dirà la sua sulle voci di bilancio. È assurdo che una missione in fase estremamente avanzata (il telescopio è per buona parte già assemblato) e per cui sono già stati investiti molti soldi (e dati molti posti di lavoro) rischi di essere cancellata con un colpo di spugna; così come è assurdo che la sua sopravvivenza possa avvenire solo a scapito di altri progetti.

A noi che siamo persone con la testa tra le nuvole, che di economia capiscono molto poco, in casi come questo resta sempre il dubbio che ci sarebbe una terza soluzione, ovvero quella di aumentare le voci di bilancio destinate alla ricerca. Chissà perché nessuno ci pensa mai.

Amedeo Balbi

Amedeo Balbi, astrofisico, è ricercatore all'Università di Roma Tor Vergata. Il suo (altro) blog è Keplero. I suoi libri su Amazon. Twitter: @amedeo_balbi