“Questo post fa paura ai poteri forti”

Il web è anche una grande macchina per fare copie e mentire. Creare, con mezzi analogici, una pagina cartacea falsa di Repubblica è impresa piuttosto ardua, per professionisti. Produrre invece una schermata finta di repubblica.it col titolo “Scandalo! Grillo si infila le dita nel naso” è facilissimo pure per chi non conosce Photoshop. Ed è ancora più agevole distribuirla. Una volta reso pubblico in rete, il “testo” potrà incontrare diversa fortuna, tra il completo oblio e la massima diffusione (“viralizza”) lungo una serie di interpretazioni. La schermata falsa di repubblica.it potrebbe, infatti, diffondersi come scherzo e venire poi ripresa sul serio, da adirati militanti cinquestelle che denunciano l’ennesima truffa dell’informazione di regime o da moderati che considerano davvero inqualificabile il non uso del fazzoletto.

Molti di noi cercano sul web, consciamente o meno, proprio ciò che rinsalda nei pregiudizi – “Repubblica fa il lavoro sporco per Renzi” o “Grillo è un cafone in tutto” – e questo meccanismo psicologico in alcuni casi è particolarmente visibile. Pensate ad es. alla ricezione del falso tweet di Paris Hilton per la morte di Nelson Mandela: a molti piaceva trovare una clamorosa conferma della loro opinione sulla socialite, piaceva cioè pensare che fosse così ciclopicamente ignorante da attribuire a Mandela l’Io ho un sogno di M.L. King. E per questo una grafica e la ripetizione della frase “ha cancellato il tweet” sono diventati una sorta di prova inconfutabile (cfr l’utile articolo di Nicola Bruno).

Paris Hilton - Mandela - Falso
Tweet falsificato.

 

Accade pure che numerosi utenti di internet diventino progressivamente più diffidenti. Quando usi Twitter per la prima volta e leggi “è morto Pinco”, subito pensi “Povero Pinco”; quando comprendi che su quel social network Fidel Castro muore una volta a settimana inizi a dubitare. Castro prima o poi scomparirà sul serio, la notizia sarà prontamente comunicata su Twitter e ci sarà chi non vi crederà per un bel po’, nonostante l’accumularsi di “conferme”. Sappiamo che i social possono mentire e stiamo capendo, da casi come i tweet artefatti di Hilton e le finte dichiarazioni di politici, che la falsificazione e distribuzione digitali sono facilissime. Non bisogna cascarci, non bisogna farsi fregare. Il web è una grande macchina per fare copie e mentire.

Tesla-Zappa-Complotto

Qualche giorno fa sulla mia timeline Facebook è stata condivisa l’immagine qui sopra. Nei commenti gli amici ridevano per due motivi: il testo gombloddista scatenato (clima, terremoti, governo americano, HAARP, scie chimiche – non manca nulla) e la confusione di Nikola Tesla, definito profeta dell'”elettricità gratuita e illimitata”, con Frank Zappa, virtuoso della chitarra elettrica. L’immagine riunisce quindi due grandi classici moderni della rete:

a) la foto di un personaggio famoso con una citazione inventata e/o notizie false. Dopo Paris Hilton, trovate sotto due esempi illustri: Pertini col pugno, le mazze e le pietre; Lincoln, l’autenticità e internet, che appunto indica scherzosamente il problema.

Pertini

Lincoln e internet

b) la confusione tra persone, più o meno conosciute e vicine tra loro. Un caso abbastanza recente è, sempre per restare a Hilton e Mandela, lo scambio di quest’ultimo con Morgan Freeman.

Mandela e Freeman

La vignetta con Tesla-Zappa riunisce i due errori insieme e per questo m’insospettisce: troppa grazia. Pare insomma fatta apposta, come la satira politica di Siamo la Gente, il Potere ci temono. Ecco Denzel Washington trasformato in politico locale UKIP più dichiarazioni inventate.

Denzel Ukip

Questa illustrazione si differenzia però da Tesla-Zappa per due ragioni: il logo di Siamo La Gente (che, in qualche misura e per un certo pubblico, dichiara subito lo scherzo) e l’assenza di fotomontaggi. Cercate “Tesla” su Google: tra le prime immagini vi comparirà quella riprodotta sotto.

Tesla

Ritengo quindi molto probabile che, per ridicolizzare le teorie gombloddiste, qualcuno non solo abbia scritto un testo folle ma pure scambiato due personaggi noti con una certa somiglianza tra loro. E ha lasciato che il “testo” incontrasse in rete il suo lettore. I miei amici, guardando l’immagine su Facebook, ridevano di chi non sa distinguere il vero dal falso e stavano quindi ridendo, senza saperlo, pure un poco di loro stessi. Volevano credere che i gombloddisti fossero tanto mattoidi da ritenere vere quelle frasi dissennate e pure tanto ignoranti da confondere l’inventore col musicista. Prendevano cioè sul serio non il messaggio davvero errato (come fanno, purtroppo, i gombloddisti) ma l’errore finto di chi ha creato il messaggio. Diffidavano troppo poco.

Dopo qualche anno di internet sono diventato molto diffidente, e vado fiero del mio minimo lavoro di detective qui documentato. Sono però solo ipotesi, per esserne sicuro dovrei dimostrare, almeno, che prima della vignetta gombloddista non circolassero il fotomontaggio Zappa-Tesla e il testo sovraimpresso. Non posso inoltre negare a priori che la sostituzione di Tesla con Zappa non contenga un qualche messaggio, serio o ironico, magari nascosto, magari importante. In rete non bisogna cascarci, non bisogna farsi fregare. Si deve andare a fondo.

E a forza di dubitare rischio di cadere anch’io, per un giro un poco più lungo, nell’interpretazione alla deriva, nel sospetto senza fine che trova pace solo nel complotto universale. Ovviamente esiste, ovviamente insistere sulla sua inesistenza (anche con questo post) e ridicolizzare chi ci crede fa parte del complotto. “I poteri forti hanno paura proprio di chi dice questa verità: condividi per combatterli!”

Tesla_Mechanicalresonance

“È forse un caso che l’americano Zappa abbia suonato hard rock e che una famosa band americana di hard rock si chiami proprio Tesla? Guardate la copertina del primo album!”

[Qui sono nuovo, mi permetto quindi di ricordare a gentili lettori e temibili commentatori che queste sono solo le mie opinioni “indipendenti e personali“.]

Tag: bufale
Alessandro Gazoia

Alessandro Gazoia ha scritto Come finisce il libro (minimum fax, 2014) e Senza Filtro (minimum fax, 2016).