In the Heart of the Dark Night

Courtesy of Éditions Xavier Barral

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Éditions Xavier Barral

Courtesy of Éditions Xavier Barral

“In the Heart of the Dark Night”, di George Shiras (Éditions Xavier Barral), è, in pochissime parole, un poetico sguardo sulla natura, sulla fauna selvatica.

Si parla spesso di “wildlife photography”, è un grande filone fotografico, con i suoi premi ed i suoi riconoscimenti. George Shiras è il padre di questo genere di fotografia, un motivo più che sufficiente per voler sapere qualcosa di più a riguardo. Ne è diventato pioniere adattando i metodi della caccia alla neonata fotografia, “sparando” (to shoot, in inglese) con la fotocamera invece che con il fucile, ma utilizzando gli stessi metodi usati allora dai cacciatori per avvicinarsi alle prede senza essere visti, senza fare rumore. Questa vocazione, questa sfida, comincia per George Shiras verso la fine del 1800. Ed è una sfida, sia nell’inventare tecniche migliori per ottenere buoni risultati fotografici, sia nel convincere altri cacciatori a collezionare animali in foto invece che come teste appese alle pareti del salotto. Non ha avuto successo in entrambi i campi, l’ha avuto sicuramente come apripista nell’uso del flash e delle trappole fotografiche nella fotografia di wildlife. Fu board member, per 25 anni, della National Geographic Society, la cui rivista, prima dedicata alla nicchia degli scienziati, ha aiutato a rendere popolare ad un pubblico più ampio, grazie alla pubblicazione dei suoi racconti fotografici. E fu anche eletto Associate Member del Boone and Crockett Club, un’organizzazione dedicata alla conservazione fondata da Theodore Roosevelt nel 1887.

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George Shiras, Three white-tailed deer, Michigan, circa 1893-1898 © National Geographic Creative Archives / Courtesy of Éditions Xavier Barral

Il suo amore per la natura, gli animali selvatici, il Michigan, è stato il filo rosso della sua esistenza.

Le foto presenti in questo libro, pubblicato nel 2015 in concomitanza alla mostra “George Shiras, l’intérieur de la nuit”, tenutasi a Parigi al Musée de la Chasse et de la Nature, sono splendidamente stampate e selezionate in modo delicato. Sono foto scattate di notte, spesso da una barca sulle acque del Lago Superior, per non fare rumore, per avvicinarsi ai cervi intenti a bere, e per poi confonderli con lo scoppio e la luce del flash: Shiras cattura lo stupore dell’animale, a volte la paura. Ma anche così queste immagini trasmettono una serena tranquillità legata probabilmente alla vita naturale che spesso manchiamo di vedere, quella che si nasconde da noi, al silenzio del lago, alle foglie che frusciano al vento. Sono ritratti, tanti, alcuni anche autoscatti, visto che Shiras aveva ideato le prime trappole fotografiche: fili tesi tra gli alberi collegati al bottone di scatto, con un’esca ghiotta per procioni, porcospini, castori, e altri piccoli animali.

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George Shiras, Raccoon, Whitefish Lake, Michigan, 1903 © National Geographic Creative Archives / Courtesy of Éditions Xavier Barral

“In the Heart of the Dark Night” è un libro unico e molto ricco, indispensabile per i fotografi naturalisti e per chi, in generale, pensa che la storia della fotografia sia importante per “guardare” la fotografia di oggi. Osservi queste immagini, che potrebbero essere state scattate l’altro ieri, non ci trovi niente di diverso, nel bianco e nero, nella composizione, e ti meravigli, ti emozioni, scoprendo che risalgono tutte ai primi del ‘900. Qualcosa di moderno.

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George Shiras, Lynx, Loon Lake, Ontario, Canada, 1902 © National Geographic Creative Archives / Courtesy of Éditions Xavier Barrall

Alessandra Tecla Gerevini

Fotografa, e pubblica foto sul suo blog e su Instagram - scova, intervista pubblica fotografi italiani - legge molto, dorme troppo e viaggia spesso.