Barenboim potrebbe allenare il Barcellona

Il 14 novembre 1992 l’allora CT della Nazionale italiana Arrigo Sacchi diceva che “il pallone del futuro sarà riservato a persone sempre più intelligenti, i piedi buoni non basteranno più. E gli allenatori assumeranno un ruolo molto simile a quello del direttore d’orchestra perchè nel gioco di squadra sarà essenziale il tempo dei movimenti, il ritmo, la sincronia di uno spartito“.

Dopo quasi venti anni il ruolo dell’allenatore è cambiato, visto che molti si affidano ormai a dei fuoriclasse in grado, da soli, di risolvere le partite?

Ci viene in soccorso, sul Domenicale del Sole 24 Ore del 6 novembre scorso, uno che in questa materia può sicuramente dire la sua. Daniel Barenboim si chiede infatti qual è oggi il ruolo del direttore d’orchestra: “Il suonare insieme, la tecnica, l’equilibrio tra i vari settori, la conoscenza del repertorio, sono dati per acquisiti, ma non era così quarant’anni fa… oggi non è difficile che sia lo stesso direttore a seguire l’orchestra, che spesso ne sa molto più di lui”.

Già da queste poche frasi si capisce che probabilmente la metafora proposta da Sacchi non è più sufficiente per spiegare i compiti e il ruolo dell’allenatore. Del resto lo stesso Pep Guardiola, il direttore dell’orchestra più credibile nel panorama calcistico mondiale, in un incontro che ho avuto con lui recentemente mi ha detto, forse con un eccesso di umiltà, che quando un giocatore giovane arriva in prima squadra lui non ha niente da insegnargli, che sa già quello che deve fare.

Xavi, uno dei interpreti più apprezzati del suo Barcellona, ha svelato qual è il segreto di Guardiola ammettendo candidamente che il mister blaugrana non dice ai giocatori nel dettaglio cosa fare ma trasmette loro il suo senso del gioco.

Il senso del gioco ce lo spiega ancora Barenboim: “il direttore non è lì per far suonare insieme l’orchestra, è lì per offrire un’idea chiara della partitura e soprattutto del suo sub-testo… il pensiero che sta sotto la musica… il direttore deve avere il carisma per portare tutta l’orchestra a pensare nella stessa forma. Ognuno è libero di avere la propria opinione, ma quando si suona insieme no: bisogna respirare con lo stesso polmone“.

Tornando a Guardiola “l’obiettivo è passarsi la palla il più velocemente possibile, il pallone è il centro della vita, noi facciamo possesso palla tutti i giorni, lavoriamo in spazi stretti per allenare la velocità di pensiero”. Questo significa avere un’idea chiara!

Ma non basta sentire dentro cosa è giusto fare, bisogna anche saperlo trasmettere. Sentite Barenboim: “Se il direttore non ha dentro di sè un’idea chiara, o non ha i mezzi per arrivare a comunicarla, allora non arriva nemmeno a fare musica“.

In questo stretto palleggio la palla torna nel campo di Pep: “Inutile chiedere ai giocatori di fare una cosa se non gli piace. Sono molto attento a non farli annoiare, cerco di stimolare la mente. Tutti gli allenamenti sono diversi e divertenti“.

Il calcio può imparare dalla musica l’importanza dell’armonia tra le parti. Questa è una lezione che gli allenatori dovrebbero studiare sui banchi di scuola a Coverciano, perchè Barenboim potrebbe allenare il Barcellona.

Adriano Bacconi

Preparatore atletico e allenatore di calcio professionista, ha ideato il sistema informatico di match analysis DigitalSoccer ed è stato nello di staff di Marcello Lippi alle edizioni 2006 e 2010 della World Cup. Attualmente è commentatore tecnico di Rai Sport, consulente di Deltatre spa, per la creazione di contenuti editoriali per UEFA e FIFA. Segue, inoltre, alcuni progetti speciali del Settore Tecnico di Coverciano. Il suo sito è questo. È autore di La Juve di Antonio Conte. Fare la partita