Un giorno con Rodney Dickson, tre anni dopo

Ammetto che è una cosa molto difficile per me quello che segue e per te che stai leggendo queste righe non lo è. Si tratta in fin dei conti di materiale visivo, ne si può trovare molto. Immagini, video, articoli. Il web ne è pieno. Due notti fa ho attraversato una striscia di terra su Marte grazie a Google Mars con una tazza di caffè d’orzo in mano e tutto lo stupore negli occhi di un bambino di sei anni. Quello che vedrai o leggerai qui sotto è una cosa molto piccola ma alla fine dei conti per chi l’ha realizzata è stato come essere su Marte. Questo è il primo di una ventina di documentari girati a New York in soli due mesi di tempo a cavallo tra Dicembre e Gennaio di un paio di anni fa, in mezzo alla neve e al colesterolo. Partii con un amico, fu una grande avventura. Sehnsucht-live.tv è un progetto che ho scritto in una notte senza chiedermi come realizzarlo ma dando per scontato che sarebbe inevitabilmente successo. In quel momento non ero capace di considerare le conseguenze. E ce ne furono tante. A partire dal fatto che non avevo mai realizzato un documentario in vita mia e che partii con davvero poco in tasca, autofinanziando tutto, e per poco intendo molto, molto molto poco. Due settimane dopo eravamo lí. Quello che segue qua sotto è parte della mia vita, della vita di Nicholas con il quale ho avuto la possibilità di condividere questa esperienza, e della vita di Rodney Dickson, la prima persona a cui chiedemmo di dedicare del materiale inedito sotto forma di performance ad una piattaforma multimediale temporanea. A tre anni di distanza abbiamo recuperato il materiale, ho ripreso contatto con i primi artisti e ho chiesto loro di poter fare una intervista in modo da pubblicare un prima e un dopo. Si tratta di una delle ricchezze più grandi che posso condividere con voi e spero che possa, a chi sta cercando qualcosa, dare degli strumenti in più per muovere il culo nella giusta direzione. Che alla fine è la sola cosa che conta.

Questo è il documentario che realizzammo all’epoca:

A Day With Rodney Dickson

e questa è l’intervista che ho appena tradotto.

Rodney Dickson

Photo Emanuele Sferruzza Moszkowicz

Em- Ciao Rodney, è un po’ che non ci si vede. Tre anni fa hai preso parte al progetto Sehnsucht-live.tv, una piattaforma multimediale temporanea di documentari. Che cosa e’ cambiato nella tua vita in questi ultimi tre anni?

RD- Le cose sono migliorate per me dalla mia partecipazione a Sehnsucht-Live.tv, tre anni fa. Per iniziare forse dovrei farti vedere questo dipinto dato che mi avete filmato nel farlo ma non lo avete mai potuto vedere completo, eccolo qui:

Rodney Dickson, 8 x 5 feet, oil on canvas, 2009

(collection – Robert Petrullo, New York)

photo by Martin Seck

Vivo e lavoro ancora nello stesso spazio e più o meno la mia vita è come era all’epoca: dipingere ogni giorno. Nel 2010 però ebbi una mostra dei miei dipinti alla Gasser Grunert Gallery di New York e da quel momento c’è stato un interesse decisamente maggiore nel mio lavoro e molte più vendite. Queste due cose hanno reso la mia vita migliore e mi hanno permesso di lavorare meglio. Per esempio posso garantirmi il tempo ed i materiali di cui ho bisogno per lavorare sempre. Nel 2011 questo slancio è continuato e ho vinto il Pollock Krasner Award e una larga parte del mio lavoro è stata acquisita per il corpo di una importante collezione in Korea. Nel giugno/luglio 2012 ho avuto un’ altra mostra alla Gasser Grunert e anche quello è stato un successo e da quel momento ho notato un incremento di interesse nel mio lavoro.

Em- Qual’è il progetto che ha identificato di più la tua persona attuale in questi ultimi tre anni? Mi diresti da quanto tempo stavi cercando quel particolare stato di coscienza?

RD- Come artista ho usato un’ampia gamma di materiali nel mio lavoro. Fin dall’inizio sono stato un pittore. È stato sempre il mio interesse primario ma anche dai primi momenti ho incluso performance, video, suoni, sculture e installazioni. Ho sempre considerato qualsiasi tipo di mezzo come una possibilità di esprimere un concetto particolare. Detto questo, mi sono concentrato praticamente solo nel dipingere negli ultimi tre anni. Ho continuato a fare performance quando sentivo il lavoro dovesse andare in quella direzione ma la mia attività giornaliera è stata nel mio studio, dipingendo. Il mio lavoro è cambiato. È stato molto politico, spesso ha avuto a che fare con problemi relativi alla guerra. Quel lavoro ha avuto una forte e sua specifica narrativa ma gradualmente negli anni recenti mi sono allontanato da quello specifico tema ed è diventato astratto. Quello che sto facendo ha in se ancora un forte senso di lotta ma non è più’ riconducibile ad uno specifico tema. E’ una mia lotta interna che viene dalla vita e per questo è senza tempo e molto più rilevante.

Rodney Dickson, 8 x 5 feet, oil on board, 2011
(collection – Jerry Jones, Dallas)
photo by Martin Seck

Nell’estate del 2012 ho potuto fare un a residenza alla Xu Cun Artists Commune, nella provincia della Shan Xi in Cina. È un piccolo remoto villaggio, su nelle montagne, virtualmente inalterato dal tempo. Il villaggio è circondato da montagne nebbiose come la maggior parte delle persone hanno visto negli antichi dipinti ad inchiostro cinesi. Prima di vederlo non avrei mai potuto credere che quelle scene potessero davvero esistere perché erano troppo romantiche ma erano davanti ai miei occhi. Quelle montagne erano esattamente come quei bellissimi dipinti. Nel periodo che ho passato lí ho dipinto paesaggi, cercando di accedere al senso delle scene attorno a me. Non sono stato lí abbastanza tempo per arrivare a molto con quei lavori ma quel luogo mi ha dato la comprensione di quello che è la luce che riflette attraverso la nebbia densa. In alcuni giorni era così densa che non si poteva vedere a pochi piedi di distanza, ma quella luce riflessa nello spazio era sempre presente e questo l’ho trovato affascinante. Dopo aver fatto ritorno a New York ho continuato a pensare a questo e ha continuato ad influenzare il mio lavoro da allora. Non sto cercando di dipingere ancora quelle scene e non sto nemmeno ancora pensando a quelle montagne nebbiose ma è stato un punto di inizio per me cercare di trovare un senso in quella luce e in quella profondità nel mio lavoro. Di recente ho cominciato a pensare alla luce fuori dalla terra, nello spazio. Probabilmente ci vedo qualcosa di simile a quella nebbia ed è per questo che dico che quella esperienza in Cina ha portato ad un grande sviluppo nel mio lavoro.

Rodney Dickson

Photo Emanuele Sferruzza Moszkowicz

Sto sempre cercando di scavare più a fondo nel mio lavoro per  creare pezzi vitali nel mondo e trascendenti, oltre l’arte, per rivelare qualcosa di essenziale nelle nostre vite. So di non avere raggiunto questo risultato e probabilmente non ci riuscirò mai ma continuerò a provarci. I lavori recenti si muovono un passo più vicino a quella direzione, quindi dato che mi chiedi da quanto stai cercando quella particolare vibrazione, posso dirti ecco, per tutta la mia vita.

Rodney Dickson, 8 x 5 feet, oil on board, 2011

(collection – David McKee, McKee Gallery, New York)

photo by Martin Seck

Em- New York è cambiata in questi ultimi anni. Tu sei cambiato, quello che fai, nuovi bozzoli di progetti sono venuti fuori in  giro per la città e fuori, le gallerie sono cambiate, il sapore dell’acqua. Anche il numero di topi dopo l’uragano è cambiato. Mi ricordo di averne trovato uno piccolo più o meno quanto un pollice sul lavandino un mattino due giorni prima di Natale. Ora ho letto che ce ne sono un po’ meno. Come descriveresti il mondo dell’arte di ora lí dal tuo particolare punto di vista?

RD- Il mondo dell’arte a New York è molto complesso. Credo sia il più conosciuto a livello internazionale per la sua dominanza nel mercato dell’arte, le gallerie commerciali di Chelsea, la Cinquantasettesima strada e più recentemente il Lower East Side e per i suoi più importanti musei come il MoMA. Migliaia di artisti di tutti i tipi vivono qui e molti di questi vivono a Brooklyn dove hanno creato il loro tipo di scena artistica alternativa che in alcuni casi non ha niente a che fare con quello che è generalmente considerato “mainstream”. Spesso lavorano a livello internazionale e sono all’avanguardia nel loro ramo. Uno degli spazi dove artisti  che arrivano da un po’ tutto il mondo e artisti locali lavorano è al Grace Exhibition Space che è curato da Jill Mc Dermid e Erik Hokanson ed è concentrato nel campo della performance. Trovo l’influenza che hanno i soldi sull’arte un rapporto complicato. Il denaro è necessario per gli artisti per sopravvivere e creare la loro arte ed è un mito che gli artisti lavorano bene se vengono ignorati. Il mainstream è un elemento importante nella totalità del mondo dell’arte. Allo stesso tempo, alternative come esistono a Brooklyn e in altri posti  in giro per la città sono importanti e al loro meglio tutti questi elementi  sono contributi necessari nel continuo sviluppo dell’arte. Le cose sono diventate particolarmente difficili per gli artisti di New York City dalla crisi economica di quattro anni fa. Trovare abbastanza soldi per vivere  in questa cara e dura città è molto difficile per quasi tutti gli artisti ma quando i tempi duri arrivano queste persone che stanno già vivendo in difficoltà hanno poco o nulla per prendersi cura di se. Gli ultimi quattro anni sono stati specialmente difficili per la sopravvivenza dell’arte in questa città. Comunque in qualche modo se l’è cavata e sta riprendendo a fiorire nuovamente, penso. Non vedo un particolare punto focale in un qualche tipo di arte in questo momento in città e non vedo nessun specifico movimento che sia “en vogue”. La specificità, e ciò che la rende sana, di questa città credo sia la sua apertura e varietà ad ogni tipo di arte.

Em- Durante la tua vita hai vissuto diversi cambiamenti politici e conflitti sociali. La tua sintassi artistica e il tuo linguaggio analitico si sono sviluppati insieme. Qual’è la cosa più urgente per te ora?

RD- Credo che molte persone si coinvolgano nell’arte per il motivo sbagliato. Per motivi diversi dal desiderio di creare arte onesta e genuina che sia necessaria nello sviluppo dell’uomo. Forse non è impossibile raggiungere questo ma certamente non è facile ed è il lavoro di una vita. Ogni giorno sono eccitato di continuare il mio lavoro. Di continuare la mia ricerca, possibilmente progredendo e possibilmente fare un passo che mi permetta di arrivare più vicino a questa ambizione. Penso sempre che il tempo è troppo breve per arrivare da qualche parte con l’arte. Dovrebbe andare di meglio in meglio. Quindi la cosa più urgente per me ora è la stessa che è sempre stata: spingere il mio lavoro avanti tutto il tempo prima che il mio tempo sia finito.

 

Em- Di tutti gli artisti sei la persona con più esperienza alle spalle che abbiamo avuto la possibilità di filmare. C’è un consiglio che vorresti dare ai giovani artisti?

RD- Ho insegnato spesso quando vivevo in Inghilterra e spesso mi è stato chiesto questo tipo di domanda dai miei studenti. Da quando vivo negli Stati Uniti  non ho insegnato molto ma molti giovani artisti mi hanno chiesto questa domanda. La mia risposta è cambiata nel tempo e posso darti due versioni tutte e due che possono essere altrettanto appropriate. La vecchia risposta è: non raccomanderei a nessuno di essere un artista a meno che non abbia una compulsiva volontà di creare arte ogni giorno della loro vita. Se fare arte non è la singola e più eccitante attività nella vostra vita e ogni giorno non sei guidato dal continuare su quel lavoro allora penso che ci sia qualcosa di meglio per te da fare nella vita che essere un artista. Se vuoi essere un artista perché ti piace l’idea del suo modello di vita o pensi che sia divertente, affascinante o un modo per diventare ricco ecco, forse è meglio che te lo scordi. Se però non puoi fermarti dal fare arte allora non hai scelta ed è meglio che continui e trovi un modo per sopravvivere. Questa era la mia risposta prima. Di recente ne ho data una che forse è un pochino più ottimista. La nuova, per così dire, è questa: prendendo in considerazione la risposta precedente, posso anche aggiungere che la vita di un artista può essere la più magica delle esistenze dato che è capace di dare la forse unica opportunità  di essere perpetuamente creativo attraverso la vita. Trovare un nuovo e speciale posto nella nostra esistenza sulla terra e quel momento di creazione quando all’improvviso il proprio lavoro diventa di successo e trascende il tempo è una esperienza che la maggior parte delle persone non hanno. Attraverso l’arte una persona ha la grande opportunità di trasmettere di più al mondo e avere maggiore risposta dalla vita. Questa credo sia una buona ragione per essere un artista.

Se vuoi dire anche “consigli sulla propria carriera” per giovanissimi artisti, ecco, credo di avere difficoltà a parlarne. Credo ognuno abbia un approccio differente a questo e vedo anche carriera e arte non necessariamente accompagnate. Ci sono artisti sconosciuti che fanno arte di valore e artisti molto conosciuti che sono terribili. Comunque, sono conscio che come metodo di sopravvivenza, molti artisti cerchino la carriera e anche se non alla ricerca di fama, almeno come modo per avere degli introiti per almeno continuare a fare arte. Quindi posso provare a risponderti dicendo che l’unico modo per avvicinarsi ad una carriera è facendo la migliore arte che che si possa fare, questo deve venire sempre prima. Con questo, si possono provare ad incontrare persone che possano essere di aiuto in un modo o nell’altro e probabilmente vivere in una città è meglio che in un luogo isolato ma tutto quello che penso un artista debba fare è di concentrarsi sul proprio lavoro e farlo arrivare alle persone che potrebbero essere interessate a vederlo.

Em- Una cosa per finire: quante moto hai rimesso insieme ultimamente?

RD- Questa, qualche mese fa

1992 Honda CBR250RR

Ho fatto questo video nella Carolina del Nord quest’anno, questa è la stessa motocicletta che avete ripreso nel vostro progetto di documentari tre anni fa. Da allora ho lavorato su di lei per farla correre meglio. Al tempo correva “OK”… ora corre abbastanza bene.

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1971 Kawasaki Mach 3 500

 

Emanuele Sferruzza Moszkowicz

Mi chiamo Emanuele Sferruzza Moszkowicz, preferisco Em, o Hu-Be. Questo è il mio archivio: www.hu-be.com e questo è un progetto che porto avanti che mi permette di conoscere molte persone: www.scribblitti.com