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Negli anni in cui scrivevo settimanalmente di notizie che non lo erano ero spesso indeciso se limitarmi a indicare le notizie inventate sui giornali e la loro smentita, o se oppure descrivere più estesamente i passaggi che mostravano quali fossero le dinamiche di sciatteria o di deliberata falsificazione – entrambi parte rilevante e illuminante della cultura giornalistica italiana – che spiegavano questa o quella notizia falsa. La seconda cosa è naturalmente più interessante: ma ti fa sempre temere di stare forzando le cose, di aggiungerci del tuo, di rendere personale la critica che vorresti invece condivisa e spontanea.

Quindi in questa occasionale ripresa di quel format (ne capitano quotidianamente: una ogni tanto è sempre utile segnalarla) mi limiterò a riportare la successione dei passaggi, vedete voi che idea farvene.

No, una considerazione la aggiungo: leggendo tutti gli articoli è evidente che la notizia fosse subito dubbia – dirò di più: ogni lettore sgamato aveva percepito come era più plausibile fosse andata -, e che quindi le scelte di titolazione e di impostazione degli articoli avessero consapevolmente deciso di spingere sull’ipotesi più spaventosa, allarmante, impressionante, anomala: quella che permetteva commenti, interviste a esperti, eccetera (che la notizia sia triste e terribile è un’aggravante, di queste scelte).
Vedete voi se sia peggio l’errore maldestro o la falsificazione consapevole. E con quale autorevolezza l’informazione italiana si opponga alle fake news.

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).