Suicidi, laureati e spesa pubblica

Non è vero che i dati recenti mostrano un aumento in Italia dei suicidi per motivi economici, non è vero che il Movimento 5 Stelle è il gruppo parlamentare con il maggior numero di laureati e non è vero che spesa pubblica e spesa sociale sono più basse in Italia che nel resto d’Europa. Sono alcuni degli errori e delle imprecisioni fatti ieri nel corso della puntata di Piazza Pulita.

All’inizio della trasmissione il conduttore Corrado Formigli ha sostenuto che dati recenti mostrano come in Italia i suicidi legati a motivi economici siano in aumento. Abbiamo provato a chiedere alla redazione di Piazza Pulita quali fossero i dati che gli permettevano di fare questa affermazione, ma non abbiamo avuto risposta. Probabilmente Formigli si riferiva a questa ricerca, pubblicata ieri in pompa magna su molti siti e giornali.

Il dato che parlava dell’aumento dei suicidi per ragioni economiche non è contenuto nella ricerca. Durante la conferenza stampa di presentazione, i ricercatori hanno accennato a un’altra ricerca (non ancora terminata, non pubblicata e quindi non è stato ancora sottoposto a nessuna peer-review, cioè l’analisi incrociata da parte di esperti del campo a cui vengono sottoposte le ricerche prima di essere pubblicate nelle riviste scientifiche).

In questa seconda ricerca, dati preliminari parlano di aumento dei suicidi per ragione economiche del 20% o forse del 30%. Valerio Mammone (@valeriomammone), di Radio Capital, ha intervistato l’autore del rapporto che ha spiegato come il collegamento tra crisi e suicidi non potrà essere confermato prima di altri due anni di studi. Questo numeri, se confermati, vanno comunque messi a confronto con l’aumento generale dei suicidi negli ultimi anni.

Gli ultimi dati disponibili risalgono al 2009 e mostrano un incremento dei suicidi nei primi anni della crisi misurabile in termini di decimo di punto percentuale. Questo scollamento, che mostra i suicidi sostanzialmente stabili o in leggero aumento, e quelli per motivi economici in crescita di decine di punti percentuali, dovrebbe farci riflettere sull’opportunità di utilizzare la categoria “suicidio per motivi economici”.

Durante un servizio Beppe Grillo ha ripetuto che il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle è quello con la più alta percentuale di laureati. Non è vero, come ha scoperto il sito di factchecking Pagella Politica. Con il 65% di laureati il M5S ha meno laureati di Scelta Civica, PdL e PD. Né il giornalista che intervistava Grillo né i giornalisti in trasmissione hanno smentito quest’affermazione, nonostante l’analisi di Pagella Politica risalisse a un mese fa.

Maurizio Landini, segretario della FIOM, ha sostenuto che la spesa pubblica in Italia non è più alta che nel resto d’Europa e che la spesa sociale è tra le più basse. Chiariamo per i non addetti ai lavori che stiamo parlando di due dati fondamentali per comprendere l’economia di un paese. Entrambi si misurano come percentuali sul PIL. Si tratta di dati molto conosciuti e a cui è facile avere accesso.

Le affermazioni di Landini sono state in parte contestate dal professore di economia Michele Boldrin, uno dei fondatori di Fermare il Declino. Purtroppo la discussione tra i due è andata avanti per pochi minuti, in modo confuso e senza che Formigli, il conduttore, intervenisse a dire una parola chiara su chi aveva ragione. La discussione è stata interrotta dalla pubblicità. Al ritorno in studio è partito un monologo teatrale di alcuni minuti.

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. In Italia la spesa pubblica è superiore del 2% circa alla media europea. In Italia il governo spende ogni anno circa il 50% del PIL: più che in Germania, Regno Unito e persino in Svezia. Spendono invece più di noi paesi come Francia, Belgio e Finlandia. Qui trovate una tabella facile da consultare (mettetela tra i preferiti in attesa della prossima puntata di Ballarò).

La spesa pubblica è composta da molte voci: dalle pensioni agli stipendi dei parlamentari passando per la manutenzione delle strade. Landini ha sostenuto che la “spesa sociale”, una di queste voci, in Italia è inferiore a quella europea. Il nome esatto del dato è “spesa per la protezione sociale” e comprende pensioni, sussidi di disoccupazione, pensioni di invalidità e assegni familiari. Anche in questo caso la spesa italiana è superiore a quella media europea (come avevamo già scritto qui).

Non siamo affatto il fanalino di coda, anzi: siamo  l’ottavo paese d’Europa per spesa nella protezione sociale, a pari merito con il Belgio. Tra quelli che spendono meno di noi ci sono Regno Unito, Svizzera, Norvegia, Irlanda, Spagna e Grecia. Spendono di più Francia, Germania, Olanda, Finlandia, Svezia, Austria e Danimarca. Siamo anche, insieme alla Polonia, l’unico paese in cui il 60% di questa spesa per la protezione sociale va in pensioni. Germania e Francia spendono tra il 40 e il 45% per le pensioni.

Landini ha sostenuto anche che l’Italia sarebbe uno dei paesi europei che hanno esportato la maggiore quantità di denaro nei paradisi fiscali. Non siamo riusciti a trovare prove di questa affermazione, ma chiunque abbia dati in proposito può segnalarceli su Twitter o nei commenti.

 

 

 

 

Davide De Luca

Giornalista. Ho scritto per l’Arena di Verona e per l’Agence Europe di Bruxelles. Ho collaborato ad alcuni libri d’inchiesta su CL e la finanza cattolica. Mi piacciono i numeri e l’economia e cerco di spiegarli in modo semplice. Su Twitter sono @DM_Deluca