Siate perfette, ma accontentatevi

Quando cerco spunti per i miei discorsi in pubblico, spesso li trovo tra le conferenze pubblicate su TED (Technology, Entertainment, Design) il cui motto è ideas worth spreading (idee che val la pena diffondere). Per l’8 marzo scorso dovevo premiare le ragazze del corso di Moda dell’istituto professionale di Pavia e mi sono imbattuta nel discorso di Reshma Saujani “Teach girls bravery, not perfection”: alle ragazze insegnate il coraggio, non la perfezione. Questa idea non mi ha più abbandonato; penso sia uno degli inganni più malefici perpetrati ai danni del genere umano, direttamente al sesso femminile, indirettamente a quello maschile.

Reshma Saujani dice:

«A molte ragazze viene insegnato di evitare il rischio e il fallimento. Ci viene insegnato di sorridere in maniera carina, essere tranquille, ottenere buoni voti. Ai ragazzi, dall’altro lato, viene insegnato a giocare duro, puntare in alto, arrampicarsi più in alto di tutti e da lì saltare giù a testa. E quando diventano adulti, quando stanno discutendo su un aumento o chiedendo a qualcuno di uscire insieme, sono abituati a prendersi molti rischi. Sono ricompensati per questo. Si dice spesso nella Silicon Valley, nessuno ti prende seriamente se non hai almeno due start-up fallite. In altre parole, stiamo crescendo le nostre ragazze per essere perfette, e stiamo crescendo i nostri ragazzi per essere coraggiosi. (…)
Un report di HP trovò che gli uomini si candidano per un lavoro, anche se il loro curriculum soddisfa solo il 60% delle qualifiche richieste, mentre le donne si candidano solo se soddisfano il 100% delle qualifiche richieste. 100%. Questo studio è di solito usato come prova che, le donne hanno bisogno di maggior sicurezza di sé. Ma io penso che sia una prova che le donne sono state spinte dalla società ad aspirare alla perfezione, e sono troppo caute. E anche quando siamo ambiziose, anche quando ci pieghiamo, la pressione sociale della perfezione ci ha portato a prendere meno rischi nelle nostre carriere. (…)
Quando i ragazzi hanno problemi con un compito, arrivano e dicono, “Professore, c’è qualcosa di sbagliato con il mio codice.” Le ragazze invece dicono, “Professore, c’è qualcosa di sbagliato con me”»

Educare le donne alla perfezione significa ingabbiarle in loro stesse, farle vivere in una tensione perenne, ammorbata dalla frustrazione dell’impossibilità di raggiungere la meta. Tutti i tuoi sforzi sono rivolti verso ciò che sei e ciò che non riesci a diventare, non verso ciò che fai e ciò che puoi raggiungere. È anche facile essere giudicate: l’imperfezione è lì da vedere, non sfugge ed è costante.

Questo meccanismo produce due corollari, forse ancora più micidiali negli effetti: verso le altre donne e verso gli uomini. Quando si esige la perfezione da se stesse si diventa implacabili anche con le altre donne: quelle che ritieni (secondo chissà quali criteri) ci siano riuscite o quelle che, invece, si sono ribellate; con buona pace della solidarietà femminile.

Durante un confronto per una decisione comune che doveva prendere un gruppo di donne del mio partito, una di loro scrisse che dovevamo «evitare di esporre noi stesse a facili critiche e reprimende da parte di chiunque». Di chiunque, capite? Di chiunque. La perfezione, non il coraggio.

Il secondo corollario è anche peggio: se non raggiungi la perfezione, come puoi pretenderla dagli altri? Ti tocca accontentarti. Non puoi pretendere dagli altri ciò che non sei buona di ottenere neppure da te stessa. Reshma Saujani ha mostrato quanto questo meccanismo, se non cambia un’educazione di genere che tarpa i talenti femminili, sia nocivo per lo sviluppo professionale delle donne ed economico di un paese.

A me preoccupa invece il meccanismo relazionale: se devi essere perfetta ma non coraggiosa, come la mettiamo quando le cose vanno male? Se tu, donna, non sei perfetta, come puoi pretendere che lo sia il tuo compagno/marito/fidanzato? E che gli altri ti trattino con rispetto? Perché dovresti ribellarti e dire di no? Sei proprio sicura di essere meglio tu? Non è che stai esagerando?

No, la risposta è sempre no, non voglio essere perfetta, voglio essere coraggiosa.

Emanuela Marchiafava

Media Analyst e consulente per le imprese, già assessore della Provincia di Pavia, si occupa di turismo, politica e diritti.