Rodotà, perché no?

Perché non è mai stato possibile: per i primi 3 turni occorreva la maggioranza dei 2/3, e i voti di PD + M5S se anche c’erano (e non c’erano), erano risicati, una componente del PD non approvava questa candidatura. Era dovere di Bersani e del PD cercarne una che mettesse d’accordo quanti più parlamentari possibile: il M5S non accettava altri candidati al di fuori del suo (RO-DO-TÀ), dunque l’accordo andava cercato per forza con gli altri (PdL, Lega, Monti). Questi erano infine convenuti su Marini (che non è Sandro Bondi o Umberto Bossi: è un uomo dell’area PD). Tentare con il nome più condiviso è prassi costituzionale: si è fatto così dall’alba della Repubblica (i comunisti, ad esempio, in base a questo principio, accettarono di votare ed eleggere presidenti come Cossiga e Scalfaro, cioè i due nomi su cui in quel momento era possibile – possibile, non ideale-  convergere).

Tentare non significa riuscire: fallendo con Marini, ci sarebbe stato spazio per altre candidature. Chissà, forse anche quella di RO-DO-TÀ, se solo il M5S non se ne fosse appropriato usandolo come primo – impossibile – nome da proporre.

Nel frattempo, qualcuno ha approfittato dell’atto dovuto di Bersani per gridare all’inciucio e portare acqua al suo mulino personale (Renzi e Vendola), facendo sì che Marini non venisse eletto e spaccando il partito: con un PD spaccato, eleggere RO-DO-TÀ a secondo e terzo turno è diventato ancora più impossibile.

Dal quarto scrutinio in poi eleggere RO-DO-TÀ sarebbe stato numericamente possibile (forse), ma la candidatura di Rodotà non unificava il PD, al contrario lo divideva (l’ha diviso Prodi, figurarsi Rodotà). E soprattutto, se anche il PD ci avesse provato, si sarebbe posto il vero problema alla base di questa elezione: la formazione del prossimo governo. Eleggere Rodotà avrebbe significato ancora una volta (l’ennesima) tentare un accordo per la fiducia di governo solo con il M5S, ed essere ostaggio dei capricci e delle ubbie di Grillo e Casaleggio: PdL, Lega e Monti non avrebbero mai sostenuto un governo del presidente, se il presidente fosse stato RO-DO-TÀ. Si sarebbe cioè tornati allo stallo messicano, quello da cui con questa elezione si tentava di uscire.

Detto questo, il PD di Bersani ha la colpa mostruosa di non avere saputo spiegare ai suoi elettori (gli elettori sono esseri senzienti e dotati di raziocinio) perché Rodotà non era un candidato possibile: uscire dalla stanza dei bottoni e argomentare la scelta era doveroso. Venire meno a questo dovere, ha favorito le teorie sull’inciucio, le cretinerie sui social network, il montare della rabbia in piazza.

Mario Fillioley

Ho tradotto libri dall'inglese in italiano. Poi ho insegnato italiano agli americani. Poi non c'ho capito più niente e mi sono messo a scrivere su un blog con un nome strano: aciribiceci.com