Mantenere la pace togliendo internet

Come fa a non presentarsi tra i ricordi letterari il celebre doublespeak del “1984” di George Orwell, quando da un lato si sente il leader di una popolosissima nazione celebrare il potere di Internet e dall’altro vedere che nel suo paese la polizia sospende non solo il servizio 3G, ma anche quello 2G per censurare Internet?

Narendra Modi era occupato dalla sua sfavillante sarabanda al Madison Square Garden, a braccetto con Hugh Jackman, di fronte a una folla di 18mila indiani espatriati in America, per fare battute come questa: “Noi indiani eravamo famosi come incantatori di serpenti, adesso invece giochiamo con il mouse (topolino)”, quando nel suo distretto di Vadovara nello stato del Gujarat, dove Modi è stato eletto a maggio, la polizia spaccava teste a manganellate per sedare una rivolta nata con un motivo apparentemente futile, ma che riporta alla memoria il lato oscuro nel passato del primo ministro indiano. Sì, le solite battaglie con feriti e a volte con morti tra musulmani e indù. Ma nel 2002 una situazione simile finì molto male, e Modi non si è mai scrollato di dosso la responsabilità di non aver fermato la carneficina di 1000 musulmani, come vendetta per un precedente massacro di indù.

In questo caso c’entra però internet. E di nuovo l’India è in primo piano, terra di sperimentazione e di sviluppo nel rapporto tra politica e spazio virtuale.

Cos’è successo? Alcuni militanti fondamentalisti indù hanno deciso che bisognava scoraggiare i ragazzi musulmani dal presentarsi alle garbas, balli folcloristici del Gujarat collegati ai riti della fertilità. «I musulmani vengono a rubarci le ragazze, le seducono e le convertono» così hanno detto gli oltranzisti delle organizzazioni Vishwa Hindu Parishan e di Bajrang Dal. Allora qualcuno ha fatto circolare sia sui siti che via MMS un’immagine distorta e derisoria di una moschea particolarmente cara ai musulmani della zona. Risultato: 40 arresti, scontri, bastonate, sangue. Ma soprattutto è stata spenta forzatamente l’antenna per i servizi 3G e 2G nella zona. Servizio internet sul cellulare interrotto fino al 30 settembre. Per tutti.

Questo è un modus operandi dell’esercito e della polizia indiana già adottato regolarmente nel Jammu e Kashmir, per evitare che si mobilitino i rivoltosi. Ma, per quanto sia comunque ingiusto, quella è una zona militarmente sensibile da anni.
È la prima volta che lo Stato, tramite il governo il cui leader dall’altra parte del mondo sventolava le gioie e i lauti guadagni di internet, interviene con una censura nelle telecomunicazioni partendo alla fonte, dal ripetitore, e con la mano così pesante. Bizzarro che accada proprio quando il mogul Jeff Bezos, vestito all’indiana e più assomigliante al cattivo di Austin Powers che non a un e-guru, atterra nel sub-continente per annunciare un investimento di 2 miliardi di dollari, in risposta al miliardo appena promesso dal suo concorrente, Flipkart. È questa la E-India che lo aspetta?

«Questo genere di blocchi a internet potrebbero in realtà impedire alla gente la condivisione di informazioni necessarie a ridurre le rivolte, invece che il contrario», ha dichiarato a Scroll.in l’avvocato Apar Gupta. «È per questo che di solito si bloccano i siti, non l’accesso stesso».
Il direttore del Centro per Internet e la Società ha aggiunto: «Nel momento in cui togli del tutto internet, la gente comincia a doversi fidare di più del passaparola che gira per la strada. Quindi più ti è possibile confortare la gente e usare le infrastrutture esistenti per calmare i discorsi incendiari, più la gente starà al riparo dalle rivolte».

Interessante la verità che emerge da queste reazioni in difesa del diritto all’accesso a internet. I suoi difensori sono ben consci, come ammettono, che è internet il grande biberon da infilare tra le labbra dell’utente per tenerlo buono, fuori dai pericoli, fuori dai guai. Togli il biberon, non avrai meno rivolte, ma più rischi di averne.

Carlo Pizzati

Scrittore, giornalista e docente universitario. Scrive per "Repubblica" e "La Stampa" dall'Asia. Il romanzo più recente è "Una linea lampeggiante all'orizzonte" (Baldini+Castoldi 2022). È stato a lungo inviato da New York, Città del Messico, Buenos Aires, Madrid e Chennai. Già autore di Report con Milena Gabanelli su Rai 3, ha condotto Omnibus su La7. Ha pubblicato dieci opere, tra romanzi, saggi, raccolte di racconti brevi e reportage scritti in italiano e in inglese. carlopizzati.com @carlopizzati - Pagina autore su Facebook - Il saggio più recente è "La Tigre e il Drone" (Marsilio 2020),