Mia mamma e Nizza

(Il testo che state leggendo non ha valore giornalistico, potete seguire le notizie della strage di Nizza qui. Adesso per me sono le sei e mezza)

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Questo ottobre devo andare a Palermo, e ho scritto agli organizzatori: «preferirei partire da Nizza e non da Genova, per me è molto più comodo, penso risparmiate pure perché ci sono i low cost». Ora manderò una mail di rettifica: meglio il Cristoforo Colombo, ci metto solo tre ore da casa all’aeroporto e comunque gli Alitalia presi per tempo non sono cari. Lo faccio per mia mamma che si preoccupa, mi dico.
A novembre un’amica a Parigi mi ha contattato su Facebook Messenger per assicurarmi che stava bene, io non sapevo ancora nulla, ci ho messo un po’ a capire. I terroristi avevano attaccato anche il ristorante cambogiano vicino al suo appartamento. Ieri a mezzanotte e mezza mi ha scritto di nuovo lei per prima (adesso è in Italia), e io non sapevo ancora nulla. Sì per me tutto ok, ovviamente, sono a casa a Sanremo. Al momento non si sa se tra le vittime ci siano nostri connazionali o miei concittadini, di certo molti sanremesi e turisti italiani in vacanza qui sono andati a Nizza ieri sera, perché era festa e i fuochi dalla Promenade des Anglais sono meravigliosi.

Questa cosa la scrivo perché Nizza è per me la città grande. Genova sta a 155 chilometri, Nizza a 55 (indica Google Maps). Volevo andarci al mare e a fare un giro per librerie tra due settimane: è facilissimo arrivarci anche senza macchina ora che c’è di nuovo un collegamento diretto col treno, il Thello ci mette un’ora e un quarto, perché al confine un po’ di tempo in più comunque si ferma; forse ora la sosta sarà ancora allungata, per controlli ulteriormente approfonditi. I libri che ho in casa li ho comprati in buona parte alla «Sorbonne» (37 Rue de l’Hôtel des Postes), dove dicevo Je suis un étudiant per il 5% di sconto (di più in Francia non fanno). I miei ricordi valgono quanto quelli di chiunque altro e potrebbero continuare a lungo. Quindi mi fermo.

Per lavoro mi sto interessando da quasi un anno al terrorismo salafi-jihadista, e seguo con attenzione le varie analisi sulla strategia dell’ISIS in questi mesi: dopo la strage di Dacca, molte sostenevano che l’ISIS avrebbe intensificato gli attacchi anche in Occidente, proprio adesso che sta perdendo terreno in Siria e Iraq; e dopo la strage di Orlando spiegavano che il marchio ISIS è assumibile senza bisogno di legami diretti, con una semplice dichiarazione di fedeltà (meglio se in un video girato subito prima o durante l’attacco, e pronto per la distribuzione in rete). A me questo «alzare il livello dello scontro» e «abbassare la soglia all’entrata» insieme, questa estremizzazione e liberalizzazione del terrorismo hanno colpito molto. Ma così sto facendo ipotesi su come sono andate le cose a Nizza, e quindi mi fermo.

Qui volevo solo scrivere che mia mamma si preoccupa, è carattere… Ovviamente gli attentati di Parigi e Bruxelles pochi mesi fa l’hanno molto inquietata, ma non era solo compassione per le vittime, era pure paura per sé, perché siamo mica così lontani. Odio chi va nel panico per niente e dunque infierivo, perché è mia mamma, lo faccio per lei, almeno si scuote, insomma meglio esagerare nella descrizione di orrori improbabilissimi come se fossero prossimi e poi riderne piuttosto che stare con un’inquietudine costante e fondata sul quasi nulla ogni volta che si esce di casa. La mia geniale soluzione era dunque terrorismo psicologico come cura per l’ansia.
Le descrivevo due scenari: il primo prevedeva lei al sabato sera sul porto vecchio di Nizza a prendersi un gelato con gli amici che hanno la casa lì e tatatatà arrivano i terroristi. Spiegavo poi meglio: a Parigi non ci possono essere altri attacchi perché è tutto blindato, Marsiglia è troppo grande e non m’ispira, invece Nizza o Monte Carlo sarebbero perfette perché così si ammazza pure il turismo, che è importantissima risorsa economica della Costa Azzurra (guarda la Tunisia!).

Lei non era convinta, non va così spesso e soprattutto in Francia adesso è tutto supercontrollato. Allora procedevo con il secondo ancora più terrificante scenario: hai ragione, in Francia non possono proprio più colpire, troppa attenzione, troppa polizia. Ma qui da noi al martedì e al sabato c’è il mercato in piazza Eroi e da sempre vengono i francesi a comprare… La sicurezza è inadeguata, strutturalmente non è pensata per un pericolo del genere, sono solo quaranta minuti di macchina e oltretutto si porta il terrore pure in un altro stato, con un effetto mediatico ancora maggiore! Tanto si fanno saltare in aria, cosa vuoi che sia allungare di quaranta minuti, dai ragiona… Allora tu sei lì che compri la maglietta o il melone e manco te ne accorgi bang bang, di colpo lei… ciao ciao, bambina… Canticchiavo stonato e poi scoppiavo a ridere. Lei mi diceva sei sempre più scemo, con moltissima ragione.

Ora devo telefonarle e rassicurarla per davvero, sabato al mercato ci può andare, e anche dagli amici di Nizza a cena. I morti sono 84, mia madre starà sicuramente tutta la mattina in casa a controllare tv, Facebook e il sito locale d’informazione web per sapere se ci sono persone di Sanremo. Le dirò che da noi non succede niente, sul serio, e in ogni caso, parlando seriamente, pure se succedesse, cosa facciamo: ci chiudiamo in casa? Però almeno l’aereo lì, non prenderlo. Ora le darei ragione, meglio non andarsela a cercare. Per questo aspetto lunedì e poi spero di mandare la mail, sì va bene sempre Nice Côte d’Azur.

Alessandro Gazoia

Alessandro Gazoia ha scritto Come finisce il libro (minimum fax, 2014) e Senza Filtro (minimum fax, 2016).