Lo spot del finale di Mad Men

ATTENZIONE: SPOILER per chi non ha visto il finale di Mad Men.

L’ultima stagione di Mad Men si chiude – perfettamente – con uno spot televisivo: una famosissima pubblicità della Coca-Cola, che rappresenta il prodotto americano per eccellenza e uno dei marchi più ambiti dai pubblicitari (come sappiamo dalla prima stagione della serie tv). È un lieto fine, anche se allude sottilmente al cinismo di sottofondo di tutta la serie e del mondo della pubblicità: un gruppo di ragazzi canta di pace e fratellanza per vendere una bevanda dannosa per la salute, seppur meno delle sigarette (ricordate, no, che «l’amore è stato inventato da uomini come me per vendere collant»?).

Lo spot

«I’d like to buy the world a home
And furnish it with love
Grow apple trees and honeybees
And snow-white turtledoves
I’d like to teach the world to sing
in perfect harmony,
I’d like to buy the world a Coke
and keep it company.
It’s the real thing,
Coke is what the world wants today».

(«Vorrei comprare una casa per il mondo
e arredarla con amore
farci crescere alberi di mele e api per il miele
e tortore bianche come la neve
Vorrei insegnare al mondo a cantare
in perfetta armonia
Vorrei comprare al mondo una Coca
e fargli compagnia
È proprio vero
una Coca è quello che il mondo oggi vuole»)

La puntata ci suggerisce che lo spot è stato inventato da Don Draper – come avevano brillantemente previsto Todd VanDerWerff e Eileen Sutton di Vox – mentre meditava con un gruppo di hippies. Nella realtà la pubblicità fu ideata da Bill Backer, direttore creativo per Coca-Cola dell’agenzia di pubblicità McCann-Erickson (l’agenzia per cui lavora davvero Don Draper in questo periodo della serie): si chiama Hilltop, è stato trasmesso negli Stati Uniti nel luglio del 1971 ed è uno degli spot televisivi più famosi e di successo di sempre.

Tutto è iniziato il 18 gennaio del 1971: Backer, che aveva più o meno 45 anni, stava andando in aereo a Londra per discutere di alcuni spot radiofonici per la nuova campagna pubblicitaria della Coca-Cola, The Real Thing, con Billy Davis, il direttore delle musiche per Coca-Cola, e i musicisti inglesi Roger Cook e Roger Greenaway. Il brutto tempo costrinse l’aereo ad atterrare a Shannon, in Irlanda, e i passeggeri dovettero dividere le stanze ancora libere dell’hotel o i corridoi dell’aeroporto. Il giorno dopo Backer notò che anche quelli che la sera prima erano furibondi per il disagio, la mattina dopo chiacchieravano al bar dell’aeroporto rilassati e tranquilli, davanti a un piatto e un bicchiere di Coca Cola.

«Da quel momento – ha spiegato poi Backer – ho guardato le bottiglie di Coca Cola in una luce completamente diversa. Ho iniziato a considerarla non soltanto una bevanda che ogni giorno bevono cento milioni di persone in quasi ogni angolo della terra. Ho iniziato a pensare a quella frase familiare – “prendiamoci una Coca” – come a qualcosa di più che a un semplice invito a bere qualcosa. In realtà era un modo più sottile per dire “Facciamoci compagnia per un po'”. E sapevo che mentre ero seduto là in Irlanda, quelle parole venivano pronunciate in quel modo in tutto il mondo. L’idea di base era: guardare la Coca non per quello che era stata pensata – una bevanda rinfrescante – ma come a un piccolo elemento comune a tutte le persone, una formula che piace a tutti per aiutarsi a farsi compagnia per qualche minuto».

Backer scarabocchiò su un tovagliolo (!) la frase “I’d like to buy the world a Coke” e una volta a Londra raccontò la sua idea a Davis, Cook e Greenway. Non reagirono esattamente con entusiasmo: «Beh, se potessi fare davvero qualcosa per tutte le persone al mondo, non gli comprerei una Coca», disse Davis. «Che cosa faresti?», chiese Backer. «Per prima cosa comprerei a tutti una cosa e la condividerei con loro in pace e amore». «Suona bene. Scriviamolo e poi ti faccio vedere cosa c’entra la Coca-Cola». Così presero la melodia che i due compositori avevano già preparato – Mom, True Love and Apple Pie – e ci scrissero il testo di I’d Like to Buy the World a Coke. Il giorno dopo la canzone venne incisa dal gruppo inglese New Seekers, con la raccomandazione di non cantarla in modo troppo smanceroso.

Lo spot venne trasmesso alla radio a febbraio e fu un flop. Ai capi di Coca-Cola non piaceva e gli ascoltatori non vi prestavano attenzione. Ma Backer insistette e riuscì a convincere la McCann-Erickson e la Coca-Cola che lo spot aveva bisogno di immagini. Ottenne un budget di 100mila euro per le riprese e tra tutte le proposte scelse quella del direttore artistico Harvey Gabor, The First United Chorus of the World: l’idea era prendere un gruppo di ragazzi delle più svariate etnie e farli cantare tutti insieme su una collina. Si iniziò a girare a Dover, nel sud dell’Inghilterra, ma a causa del brutto tempo ci si spostò a Roma e la Coca-Cola dovette rimpinguare il budget (arrivò a 250 mila dollari, nessuno spot era mai costato tanto). Vennero scritturati 500 ragazzi, scelti tra le scuole e le ambasciate, che furono ripresi mentre fingevano di cantare su una collina poco fuori da Roma, sulle note della canzone dei New Seekers.

Lo spot venne trasmesso in Europa e fu di nuovo un flop. Nel luglio del 1971 però andò in onda negli Stati Uniti: nel giro di dieci giorni la Coca-Cola ricevette 10 mila lettere che ringraziavano per lo spot. Quattro mesi dopo divennero 100 mila. Fu un successo enorme, le persone telefonavano continuamente alle radio per chiedere di ascoltare la canzone. I New Seekers la incisero nuovamente insieme al gruppo statunitense Hillside Singers, stavolta con il titolo I’d Like to Teach the World to Sing (In Perfect Harmony), che in poco tempo arrivò al tredicesimo posto della classifica Billboard. Fu una svolta anche per la carriera di Backer, che nel 1979 fondò la sua agenzia Backer & Spielvogel, poi venduta nel 1985 a Saatchi & Saatchi per 100 milioni di dollari. Nel 1995 Backer è entrato a far parte nella Advertising Hall of Fame.

Backer parla dello spot nel 2011

C’è anche una versione italiana dello spot, Vorrei cantare insieme a voi, uscito per le feste di Natale del 1983. La canzone – il testo è di Cristiano Minellono e l’arrangiamento di Oscar Prudente – divenne un vero e proprio tormentone e probabilmente molti di voi se la ricordano ancora.

Arianna Cavallo

Libri, moda, fotografia, ma soprattutto Cit. Editor al Post. Twitter: @ariannacavallo